Inserita in Cronaca il 10/04/2019
da Direttore
Avvio causa beatificazione. Libro su Natuzza Evolo
Avvio causa beatificazione. Libro su Natuzza Evolo SOTTO IL CIELO DI PARAVATI Natuzza Evolo
La missione di Natuzza Evolo, di cui sabato scorso nella spianata della Villa della Gioia di Paravati – alla presenza di sei vescovi e di oltre cento sacerdoti che hanno concelebrato insieme al presule della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo, nonchè di una moltitudine di fedeli provenienti da ogni parte d’Italia – è stata avviata la causa di beatificazione è al centro dei contenuti del volume “Sotto il Cielo di Paravati” scritto dal giornalista Vincenzo Varone e dato alla stampe quattro anni fa proprio in occasione dell’avvio dell’iter dell’istruttoria canonica.
Nel libro, Varone - che abitando a pochi passi dall’abitazione della mistica ha avuto modo di osservare da vicino le tantissime persone che ogni giorno si recavano nella sua abitazione - racconta, tra l’altro, come lui personalmente e gli abitanti della stessa via doveva viveva Mamma Natuzza, insieme al marito Pasquale Nicolace e ai figli, hanno vissuto il grande mistero che circonda le colline di Paravati.
Di seguito vi offriamo l’introduzione del volume.. “E l’alba del primo novembre dell’anno 2009,giorno di tutti Santi. L’orologio sotto il cielo di Paravati segna esattamente le 5,15. Natuzza Evolo, circondata dall’affetto dei suoi cari e dei suoi padri spirituali don Pasquale Barone e padre Michele Cordiano,dopo un ultimo sguardo, si congeda dal mondo per intraprendere il suo viaggio verso la Casa del Padre, dove ci sono già ad attenderla la Vergine Maria, gli Angeli, San Pio da Pietralcina e San Francesco di Paola, compagni inseparabili dei suoi “colloqui” e della sua missione per dare conforto a tutti e,in particolare, ai sofferenti.
Già la sera prima si sapeva che mamma Natuzza a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute non avrebbe superato il nuovo giorno. Nelle stesse ore cederà a Milano anche il cuore generoso di Alda Merini, poetessa del dolore e degli esclusi.
A quell’ora Mileto è ancora assonnata. Le bandiere del Municipio, nel centro pulsante della città, sventolano il senso d’appartenenza dell’ex capitale normanna all’Italia e all’Europa, mentre poco distante nell’unico bar aperto si servono cornetti e caffè ai pochi viandanti della mattinata festiva.
Io ancora non lo so, ma di lì a poco, mi toccherà come sindaco, eletto da soli pochi mesi, annunciare al mondo attraverso i mezzi di informazione la notizia della dipartita terrena di Fortunata Evolo. Al microfono del Gr2, tra i primi a contattarmi, userò tutto di un fiato queste parole: “Per Mileto questo è il giorno del lutto e del dolore, ma anche della speranza perché siamo convinti che Natuzza veglierà per sempre su di noi dal cielo".
Poco dopo, lontano dal tintinnio delle voci di quella mattina unica e irripetibile nei pensieri e negli sguardi, rivedrò nella “stanza dei miei pensieri” alcuni fotogrammi della mia vita in questo luogo di fede e di speranza, immerso tra gli uliveti, gli oleandri, i fichi d’india e i pergolati di uva alla fragola, dove la sera quando regna il sereno si possono ammirare l’Etna e lo Stretto di Messina con il suo azzurro mare; una piccola fetta di terra fatta di sudore antico, tra l’altopiano del Poro e il Mesima, coccolata dalle anime dei defunti.
Il lutto, si sa, accende nuovi ricordi e il dolore silenzioso che li accompagna li fortifica e li rende vivi, quasi un istinto dell’anima, in questi frangenti, alla sopravvivenza della memoria dei luoghi e dei personaggi che l’hanno popolata, ma soprattutto il desiderio di custodire il cuore vero e inimitabile del nostro vissuto e del nostro incessante peregrinare sulle vie del mondo fino al compimento ultimo del cammino che siamo stati chiamati a compiere,ognuno per la nostra parte.
“Sotto il cielo di Paravati” è il frutto di questi e di altri fedeli ricordi legati alla vita di Natuzza molti dei quali mi sono stati trasmessi direttamente dai miei nonni paterni Angelo e Carmela Varone, dai miei genitori Antonino Varone e Angiolina Mercuri e dai vicini di casa di via Nazionale dove ho trascorso la mia curiosa adolescenza e dove ancora oggi continuo a vivere alla ricerca, così come allora, di storie da raccontare, accompagnato dal forte senso di appartenenza a questi luoghi.
L’abitazione in cui Fortunata Evolo ha trascorso la sua vita di sposa, di madre, di Missionaria della parola di Dio e di Messaggera della Madonna è a pochi passi dalla mia. Suo figlio Franco era mio amico d’infanzia e di sogni. Suo marito Pasquale Nicolace, di mestiere falegname, un padre premuroso e un uomo semplice. I vicini di casa - artigiani, casalinghe, operai,maestre di scuola,impiegati,contadini, massari e piccoli commercianti- i testimoni discreti di un tempo segnato dalla grazia del cielo.
Ai miei occhi inquieti e curiosi, già da allora con il pallino delle verità da scovare, quello che accadeva intorno a Natuzza, compresa la visione degli Angeli custodi e dei defunti, ha sempre rappresentato la normalità e nulla di sconvolgente e di innaturale. Forse è proprio per questo che le anime dei morti sono oggi per me (classe 1956) delle figure familiari e la località “Santa Venere”,alle spalle di casa mia e di quella della famiglia Nicolace, un luogo popolato dagli spiriti buoni”.
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