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Inserita in Cultura il 19/02/2018 da Direttore

Muore il preside Gaspare Mirabella, intellettuale, scrittore, poeta, storico e uomo di cultura alcamese

Muore
Se ne va, all´età di 80 anni, colpito da un male incurabile col quale ha lottato, con tenacia, fermezza e determinazione cristiana, il preside prof. Gaspare Mirabella, intellettuale, storico acuto e, in certi casi, assai illuminato, uomo di cultura e, dote non comune, oggi, tra i docenti, valido sperimentatore di nuovi approcci metodologici e valutativi, tanto d´avergli permesso, negli anni Settanta del secolo XX, di essere nominato, dal ministro della Pubblica Istruzione, componente della Commissione ministeriale per la riforma dei sistemi di valutazione. Fu, ed il giudizio è unanime, retto e probo, mettendo sempre, prima d´ogni altra cosa, le regole, la legge, la giustizia, l´uguaglianza a tutte i livelli e in tutte le forme considerata. È stato, per il suo tempo, anticonformista e innovatore mettendo, quando ancora pedagogicamente non se ne parlava, al centro del percorso educativo, l´alunno. Diceva «siamo solo in quanto loro sono; senza loro, veri attori del processo formativo, non siamo», abbattendo, così, ogni forma di magister-centrismo assai dilagante.

Sposato con Concetta, padre di Antonio, Fabio e Adriana, era laureato in lingue straniere all´Orientale di Napoli e docente di lingua inglese alle scuole superiori. Nel 1977 diventa preside e fonda, in un momento particolarmente felice per la scuola alcamese, la scuola media che vuole intitolare e di fatto riesce, allo storico Pietro Maria Rocca, la quarta scuola media alcamese, della quale, naturalmente, diventa primo preside. Presiede, successivamente, la scuola Media "Nino Navarra", la "Francesco Maria Mirabella", per ritornare, in fine, alla scuola che aveva voluto fortemente la "Pietro Maria Rocca" nella quale, a pochi passi da casa, conclude il suo pregevole e meritorio servizio allo Stato.

In molti lo ricordano per essere stato il primo ad utilizzare la didattica musicale della lingua, in questo caso quella inglese, per facilitare l´approccio alla lingua straniera. Utilizzò, allora, le molteplici canzoni dei Beatles che, in quegli anni, imperversavano in TV (in via di capillarizzazione sociale) e in radio, riscuotendo consensi, successi e l´attenzione del ministero della Pubblica Istruzione.

Nonostante il suo meritevole impegno scolastico non trascurò mai, talvolta sacrificandosi all´inverosimile, la famiglia (anche quella d´origine) e la città. Fu particolarmente attento alle disabilità (dedicò alla sorella disabile la maggior parte delle sue ore, si fa per dire, libere, sperimentando su essa l´importanza, strategica, di una prossimità affettiva a chi soffriva), essendo, anche in questo caso, un antesignano, a scuola, della legge che aprirà le porte dell´istruzione anche i soggetti diversamente abili. L´attenzione al diverso, al bisognoso, all´ultimo, sono state le sue ragioni di vita professionale e sociale. Fu l´ideatore, nelle scuole che diresse, di un sistema, anche questo ante litteram, di volontariato. «La sussidiarietà educativa – affermava – deve essere il nostro impegno da docenti. Perché la scuola non può che essere per tutti».

Fu presidente del "Circolo di Cultura" di Alcamo e, negli anni 70 del 1900, fu tra i protagonisti, insieme ai professori Torregrossa e Clemente, della "primavera" sportiva alcamese, incentivando, quando ancora non si parlava di alcune discipline sportive, lo sport inteso nella sua interezza, lo sport educativo, quello agonistico e dilettantistico. In quegli anni numerosi alcamesi, in molteplici discipline, diventano campioni italiani nelle rispettive categorie. Lo sport – sosteneva – è l´unico modo, serio e efficace, per includere, per abbattere ogni forma di barriera, per educare al rispetto delle regole, per prevenire forme di dispersione scolastica e sociale e per intervenire, efficacemente, sul dilagare di alcune malattie da vita sedentaria (già, in quegli anni, fattore sociale assai sentito).

Fu storico arguto. Di lui ci restano importanti opere, tra le quali merita particolare attenzione «Alcamo quello che resta», edito nel 1981 dalla Tipografia editrice Sarograf di Alcamo, proprietà, quest´ultima, del grande Saro Carrubba che ha legato il suo nome alla stampe delle più importanti opere storiche-artistiche e architettoniche di Alcamo. Per comprendere l´amore per Alcamo e la sua storia, basterebbe solamente leggere la prefazione a questa sua monumentale opera (che non si limita a blaterare ciò che hanno detto, o a riportare ciò che hanno scritto) « Perché parlare di storia della nostra città?» scriveva il preside Gaspare Mirabella. E continuava affermando, giustamente, che «un motivo è che Alcamo occupa un posto preminente nella storia millenaria della Sicilia per circa 10 secoli (dalla fondazione da parte degli Arabi al secolo scorso). E´ vero che non sono mancati gli storici in Alcamo: da De Blasi a Bembina nel 700, da Francesco Maria Mirabella e Pietro Maria Rocca a cavallo fra ´800 ed il 900, a Vincenzo Regina e Tommaso Papa e tanti altri nel secondo dopoguerra. Non sono mancati gli storici; sono mancati i lettori per cui le opere storiche o sono andate perdute, o sono rimaste inedite o, se pubblicate, non hanno avuto la diffusione che meritavano nelle scuole e nelle masse».

E, dando un impulso a chi dovrebbe avere, più di ciascuno, una maggiore responsabilità, vuoi solo per la conservazione e la promozione, scriveva «l´interesse degli amministratori del Comune non è stato in questi ultimi decenni pari al valore dei beni storici, artistici e culturali della nostra città».

Ma l´essere educatore rappresenta, per quest´opera, un importante metodo di scrittura del prof. Gaspare Mirabella «questo studio non ha quindi altra ambizione che far conoscere e far amare agli alunni (e ai non addetti ai lavori)» «quello che resta». «Quello che resta» va difeso e per essere difeso deve essere conosciuto, e non solo da pochi studiosi».

Fu l´estensore e il promotore di una teorica geolinguistica in base alla quale, la leggendaria capitale dei Sicani, Camico, insistesse proprio sul territorio alcamese. I suoi scritti, a tal riguardo, sono stati accolti nelle più importanti riviste scientifiche storiche. Scriveva Gaspare Mirabella partendo dalla certezza storica che «Camico è certamente esistita; era la capitale dei Sicani, il primo popolo che abitò la Sicilia; diversi storici importanti ne parlano ed abbiamo notizie di essa fino alla prima guerra punica», che «personalmente da anni il mistero di Camico mi ha affascinato ed è stato oggetto di studi, di riflessioni, di appunti. L´istinto, l´intuizione e diverse considerazioni mi portavano a sognare prima, a credere poi, che non fosse da escludere la collocazione di Camico sul monte Bonifato». Lo storico prof. Mirabella, nel volume «Fuori dagli anni di fango» edito, nel 1995, dalla Lito-Tipografia Olbia di Alcamo, e col patrocinio dell´Assessorato Regionale ai Beni Culturali Ambientali e Pubblica Istruzione, giustifica, con certezze storiche, questa sua, almeno in origine, intuizione, risultata poi felice.

Studiò, con cura e particolare attenzione metodologica e scientifica, e difese strenuamente il siciliano, collocandosi tra coloro che giustamente lo definiscono come lingua. Scrisse, infatti, «il dialetto siciliano, a cui molti studiosi non senza fondamento vogliono dare il rango di lingua, merita uno studio ed una attenzione particolare perché la Sicilia, essendo stata soggetta nel corso dei secoli alla dominazione di tanti popoli, ha assunto da ciascuno di essi forme linguistiche che sono venute a creare un linguaggio unitario. Questa è la prima considerazione che si può fare; tranne modeste differenze fonetiche locali in Sicilia il dialetto può considerarsi unitario. Le differenze lessicali sono minime e sono da attribuirsi alla maggiore o minore presenza di vocaboli arabi o greci. Altra considerazione importante è che il dialetto siciliano deriva dal Latino come tutti gli altri dialetti italiani ma non deriva dal Latino classico bensì dal Latino "basso" o medioevale. Infatti non si nota in esso la presenza di elementi latini arcaici che invece si trovano nel resto d´Italia meridionale o nella Sardegna. Tutto questo perché ci furono cinque secoli di dominazione bizantina (o greca) ed araba che vanno dal 535 (data della conquista di Belisario) al 1060 (inizio della penetrazione normanna) che fecero prevalere queste lingue in Sicilia».

Nel 1990, per i tipi della casa editrice Campo di Alcamo, pubblica, sempre con il patrocinio dell´assessorato regionale ai BB.CC.AA, il volume «È la mafia invincibile?», anche in questo caso risultando precursore dell´impegno antimafia nato all´indomani dei gravi attentati di mafia. Scriveva, nella prefazione, il prof. Gaspare Mirabella « La realtà è che la mafia è un fenomeno esteso perché si basa sul profitto e su una rete di tangenti, clientelismi, favoritismi, piccole e grandi prepotenze o precedenze ed è favorita dal momento storico privo di valori e stimoli e tutto volto al materialismo consumistico. La scuola deve dimostrare che la mafia sembra equivalere a convenienza, ricchezza e che in realtà questo aspetto dorato nasconde quello reale della perdita di libertà e quasi sempre quello della morte». Intuizione o casualità, Gaspare Mirabella, ovunque, ha sempre mostrato d´essere arguto e attento all´evolversi dei fenomeni sociali.

Particolare attenzione meritano il volume «Il vaso di Pandora. Tangentopoli», edito nel 1992, e «Un giorno verrà il giudizio di Dio» edito nel 1993, entrambi, per i tipi della casa editrice Campo di Alcamo. In quest´ultimo, nella prefazione, anticipando di 25 anni, il processo sulla "Trattativa Stato-mafia", scrive « La Mafia pur colpita duramente, ha sicuramente già capito i propri errori ed avrà già studiato una nuova strategia che tenda ad evitare gesti clamorosi e, dopo i mutamenti politici in atto, ad avvicinare i nuovi potenti. Il 1993 è un anno importante, la Mafia deve fare dimenticare la ferocia delle uccisioni di Falcone e Borsellino e la parola d´ordine è quella di non fare troppo rumore. È probabile che la Mafia svenda alcuni capi come Riina, Santapaola, Pulvirenti per fare "pace" con lo Stato. Gli attentati di Roma di via Fauro, di S. Giovanni Laterano, di Firenze (via dei Georgofili) sono più che altro dimostrativi e servono solo a chiedere un regime carcerario più mite». Basterebbe questo per dimostrare quanto sia stato illuminato, unico, grande, irripetibile il prof. Gaspare Mirabella, capace com´è stato di leggere la storia, di interpretarla, di prevederne, magistralmente, l´evoluzione.

Ma per ricordarlo, siamo certi che è questo che lui avrebbe preferito che si dicesse, vogliamo rendere pubblico ciò che lui teneva stretto nel cuore, per mitezza, per signorilità, per grandezza di spirito. Il prof. Gaspare Mirabella, nella sua carriera, ha devoluto le indennità di presidente di commissione d´esame finale, sia di scuola media che di scuola superiore, alla costituzione, annualmente, di borse di studio a favore di alunni indigenti.

Lo ricordiamo, così, per questa unicità e rarità di altruismo. Perché Gaspare Mirabella, del quale i figli hanno preso l´importante insegnamento di vita, è stato un uomo grande del quale Alcamo ha l´obbligo civico e morale di ricordare il nome.

E, per non tralasciare nulla, o quasi, della sua poliedricità culturale, lo vogliamo salutare, proponendone un delle sue poesie. Perché, di questo mare culturale in cui lui amava navigare e con il rumore del quale amava crogiolarsi nelle molteplici speculazioni filosofiche sulla vita, sentiva "respiro", il "canto" e le "urla", anche ora che ha presagito una "funeste sciagura". Addio Gaspare Mirabella (A.Fu.).

DI NOTTE IL MARE

Amo il rumore del mare

specie di notte nel silenzio

di onde che volano urlanti

le une sulle altre

ruggenti spumeggianti

mi culla mi calma

mi aiuta a pensare

mi aiuta a dormire

mi aiuta a sognare

e subito tu appari

piu bella che mai

mi guardi sorridi

e siamo abbracciati

e ti sussurro

ascoltiamolo insieme

il respiro del mare

il mare che canta

il mare che urla

per funeste sciagure

forse per questo

hai paura del mare

e non riesco a spiegare

il mio amore per il mare

e non riesco a parlarti

e forse ad amarti

e presto scompari

ti prego torna amore

senza te è solo dolore.

 

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