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Inserita in Cronaca il 29/11/2021 da Patrizia Carcagno

CASA CIRCONDARIALE DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO, TROPPI DETENUTI CON PROBLEMI PSICHIATRICI CREANO DISAGI IN ISTITUTO. ARMANDO ALGOZZINO (UILPA POLIZIA PENITENZIARIA):

CASA
La Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, continua a destare le preoccupazioni della Uil Pubblica Amministrazione Polizia Penitenziaria.
Una recente visita compiuta dal sindacato all´Istituto ha messo in luce alcune criticità segnalate da tempo e, ad oggi, irrisolte.
La delegazione, guidata dal segretario nazionale della UILPA Polizia Penitenziaria Armando Algozzino, accompagnato da Francesco Barresi e Francesco D´Amico, rispettivamente segretario provinciale e locale, ha incontrato la direzione della Casa Circondariale.
"Sia il direttore Romina Taiani che il comandante Antonino Rizzo - precisa Armando Algozzino - hanno manifestato grande disponibilità e spirito collaborativo in occasione della visita, iniziata con l´analisi dei dati riguardanti la dotazione organica del personale di Polizia Penitenziaria e della popolazione detenuta nell´Istituto".
"I numeri - racconta il segretario - hanno evidenziato, ancora una volta, lo stato di estrema criticità in cui versa la Casa Circondariale, che annovera un organico amministrato di centoquarantacinque unità a fronte di un organico di personale di Polizia Penitenziaria previsto di centosessantasei".
"Inoltre - prosegue l´esponente sindacale - la forza operativa in Reparto conta centotrentasei unità: precisamente, un commissario, undici ispettori, tredici sovrintendenti, settantasette tra agenti e assistenti uomini e trentaquattro donne, sempre tra agenti e assistenti".
Ben dodici poliziotti penitenziari, inoltre, sono impiegati nel Nucleo Traduzioni e Piantonamenti.
Ma i numeri più allarmanti sono quelli relativi ai detenuti affetti da problemi psichici che, di fatto, rendono difficile la coesistenza con gli altri ristretti e la loro stessa gestione da parte del personale.
Nell´Istituto, che ha una capienza a regime di quattrocentocinquanta detenuti, ne sono presenti duecentotrentadue ma ben ottantacinque hanno problemi psichiatrici e sessantasei hanno patologie psichiche estremamente gravi.
"Tra l´altro - spiega Armando Algozzino - l´Istituto, un tempo Ospedale Psichiatrico Giudiziario, è divenuto Casa Circondariale ma, al di là del cambiamento terminologico, non è stato investito da alcuna trasformazione efficiente che giustifichi la denominazione, come testimonia la recente evasione di un detenuto che ha messo a nudo l´assenza della dovuta sicurezza".
"L´Istituto non possiede i caratteri di Casa Circondariale - osserva - basti pensare che in alcune stanze che ospitano ristretti con disagi mentali vi sono mattonelle che possono essere lanciate contro il personale: ecco perchè occorre rivisitare gli spazi e non basta certo un cambio di denominazione".
"La struttura funzionava a dovere quando era un Ospedale Psichiatrico Giudiziario - aggiunge il segretario - a partire dal personale che vi prestava servizio: attualmente c´è un solo medico".
La visita della delegazione sindacale ha inoltre evidenziato alcune criticità strutturali dell´Istituto, a partire dal muro di cinta e dalle inferriate del terzo reparto.
Senza dimenticare l´inesistenza dei blindi nelle porte delle camere di pernottamento: quelli presenti sono in plexiglass, e solo il settimo reparto femminile ne è provvisto.
"Le condizioni igieniche - precisa Armando Algozzino - non sono affatto ottimali".
Al centro dell´attenzione l´ottavo reparto, che il sindacato ha trovato "in condizioni sanitarie pessime, con muri imbrattati e con una protezione mobile, costruita artigianalmente per evitare che i detenuti più agitati lancino oggetti verso gli agenti o il personale sanitario".
"Una situazione surreale", secondo il segretario nazionale.
"Abbiamo chiesto al direttore e al comandante - spiega ancora l´esponente sindacale - di concretizzare rapidamente alcune iniziative per contenere il disagio, la rabbia, la frustrazione e la stanchezza del personale, in attesa che la richiesta di intervento da noi avanzata venga presa in considerazione".
"Occorre procedere a un confronto sulla riorganizzazione del lavoro - puntualizza il segretario - all´insegna di relazioni sindacali sempre più corrette, nella direzione di non alimentare le apprensioni del personale, soprattutto della Polizia Penitenziaria".
Due le richieste dell´organizzazione sindacale: al Servizio di Vigilanza sull´Igiene e Sicurezza dell´Amministrazione della Giustizia e al Provveditorato dell´Amministrazione Penitenziaria.
Al primo, di realizzare tutte le attività di verifica e controllo secondo quanto previsto dal decreto legislativo 81 del 2008 in materia di salute del personale, igiene e salubrità nei luoghi di lavoro, sorveglianza sanitaria e rispetto delle norme di sicurezza di impianti e attrezzature, nonché di verifica delle valutazioni dello stress lavoro-correlato e di tutte le altre previsioni normative all´interno del documento di valutazione dei rischi, compreso l´obbligo di realizzare misure utili a prevenire le aggressioni a danno dei dipendenti.
Al secondo, invece, di inserire tra le priorità il finanziamento di progetti che migliorino la qualità delle condizioni di lavoro per il personale. "Si spera - conclude Armando Algozzino - che il direttore voglia farlo concretamente e che il DAP e il PRAP investano risorse per risolvere i disagi, anche in considerazione delle osservazioni mosse dal sindacato".

 

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