Inserita in Cultura il 03/07/2020
da Rossana Battaglia
Cuticchio e la compagnia Figli d´Arte su Rai Radio 3
Mimmo Cuticchio
e
la compagnia Figli d’Arte Cuticchio si raccontano a Pantagruel su Rai Radio 3
Palermo, 3 luglio 2020 - Il programma estivo di Rai Radio 3 Pantagruel, in onda il sabato e la domenica pomeriggio (dall´11 luglio al 13 settembre dalle ore 15 alle 18) dedica un approfondimento alla storia della compagnia Figli d’Arte Cuticchio attraverso la voce del maestro Mimmo Cuticchio. Cinque puntate della durata di 20-30 minuti ciascuna in onda sempre alle 17 che, attraverso il ricco archivio di materiali custodito dalla compagnia nel tempo, racconteranno un viaggio che inizia nel 1971, quando Mimmo Cuticchio si distacca dalla compagnia del padre Giacomo e fonda il suo gruppo, e arriva fino ai nostri giorni. La storia di una compagnia che salda tre principali linguaggi della comunicazione teatrale: il recupero delle tecniche tradizionali dei pupi e del cunto, la ricerca e la sperimentazione. Oltre all’attività di produzione, la compagnia Figli d’Arte Cuticchio promuove e organizza mostre, rassegne e dal 1985 un festival teatrale dedicato al teatro di figura e alla narrazione intitolato “La Macchina dei Sogni”. Tutto questo sarà raccontato su Rai Radio 3. "Storie teatrali", questo il titolo del ciclo di Radio3, che ospiterà dopo la compagnia Figli d’Arte Cuticchio, altri tre gruppi che, a vario titolo, hanno segnato e innovato la scena italiana: la compagnia della Fortezza di Armando Punzo, il Teatro dell’Elfo di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, il Teatro delle Albe di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari. Sabato 4 luglio, invece, su Rai 5 alle 19,25, andrà in onda lo spettacolo “Medusa”, tragedia in musica. Si tratta dell’ultimo spettacolo della compagnia, con coro e orchestra dal vivo, andato in scena la scorsa estate nell’atrio di Palazzo D’Aumale a Terrasini. Lo spettacolo con la regia di Mimmo Cuticchio, la musica del figlio Giacomo e il libretto di Luca Ferracane, mette insieme le tradizioni dell’opra dei pupi e dell’opera lirica. Il libretto in versi rende omaggio ai grandi poeti del melodramma del Settecento (Zeno e Metastasio). Ma diversamente dal melodramma barocco che prevedeva di solito un lieto fine, l’eroina tragica va incontro a un infelice destino. La trama prende spunto dai racconti mitici di età ellenistica che narrano della Gorgone, le cui fonti riferiscono di una bellissima fanciulla mutata in mostro dalla dea Atena, irata per la profanazione del suo santuario in seguito all’amplesso della giovane con il dio dei mari Poseidone. La figura della Medusa ha un legame inscindibile con la Sicilia, crogiolo di innumerevoli civiltà, una terra ospitale ma allo stesso tempo perennemente calpestata come la bellissima fanciulla Medusa, destinata dal Fato a essere maledetta da una dea e immortalata nel suo ultimo respiro: un urlo soffocato che invoca l’amore degli uomini. In scena i pupari (Mimmo e Giacomo Cuticchio) sono come sacerdoti al servizio della storia e ogni azione è realizzata come forma rituale. Tutto si muove poeticamente e come nei sogni, Medusa non è ancora il mostro che ci hanno abituati a conoscere, è una giovine, bella fanciulla che sogna l’amore. Questo sogno sembra diventare realtà, ma il fato ha disposto diversamente.
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