Inserita in Politica il 14/08/2019
da Direttore
A segesta Plauto con la Mostellaria la casa del fantasma
Caratterizzate da un’estrema complessità degli intrecci, spesso privi di un rigoroso e coerente sviluppo narrativo e risolti infine per l’intervento eccezionale di personaggi o di eventi esterni, le commedie plautine per essere comprese devono venire inquadrate dentro la cultura teatrale della Roma repubblicana: Plauto scrive per una società in trasformazione nella quale l’emergente classe borghese, arricchitasi grazie alle iniziative commerciali stimolate dalle nuove conquiste, è in progressiva espansione. Scrive per il divertimento grasso delle classi popolari, cui è gradito il riso sboccato, destato da artifici comici di ogni sorta. Scrive per l’otium degli aristocratici, intriso di estetizzanti vagheggiamenti ellenistici. L’estetica dell’apparenza sostanzia il sogno orientale degli aristocratici romani. Con “La Casa del fantasma (Mostellaria), che andrà in scena dal 15 al 18 agosto, nel teatro del Parco archeologico di Segesta, alle 19,45, nell’ambito del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2019, traduzione, adattamento e regia di di Nicasio Anzelmo, direttore artistico della manifestazione. La regia di Nicasio Anzelmo sviscera con cura dei dettagli le peculiarità della comicità plautina e può contare su una compagnia di attori professionisti che vanta una lunga frequentazione con i testi di Plauto in cui si è specializzata. Plauto raggiunge uno dei livelli più alti della sua comicità. Composta nel 188 a.c. è un’opera ricca di personaggi, dominata dal clima di crescente “suspance” creato dal servo Tranio. La grandezza di Plauto non sta soltanto ricercata nella capacità di delineare indimenticabili caratteri grotteschi o nel tratto moraleggiante, che talvolta emerge da alcune sue opere minori, ma anche e soprattutto nella lucidità disinvolta con cui ha fatto sfilare sulla scena un’umanità priva di attributi di gloria e di onore, per la quale vige solo la legge dell’inganno finalizzato al proprio piacere o al proprio interesse immediato: homo homini lupus. La trama: Il giovane Filochete, aiutato dal suo servo Tranio, dilapida in gozzoviglie e divertimenti il patrimonio del padre Teopropide, lontano per affari ormai da tre anni. Filolachete ha inoltre contratto un oneroso debito con uno strozzino allo scopo di affrancare e avere tutta per se la bella cortigiana Filomatia. A casa del giovane si presenta, con una dama, il suo compagno di bagordi Callidamate, perennemente ubriaco: gli amici stanno per godere insieme dell’ennesimo banchetto quando dal porto giunge trafelato Tranione, annunciando l’imprevisto ritorno ad Atene di Teopropide. Ma il servo già meditando una via d’uscita per il padroncino: chiude in casa i convitati, serrando l’uscio dall’esterno, quindi attende l’arrivo del vecchio: E quando torna Teopropide, si presenta alla propria dimora e bussa più volte per farsi aprire, compare Tranio, il quale lo scongiura di allontanarsi: l’abitazione – così sostiene il servo, è ormai disabitata e maledetta a causa di un antico delitto scoperto soltanto di recente in seguito all’apparizione del fantasma dell’ucciso in sogno a Filolachete. Si ode poi una voce dall’interno e Tranio afferma che è quella del Fantasma: il vecchio, terrorizzato, si dà alla fuga. Di lì a poco però ritorna e per caso incontra l’usuraio, che reclama il denaro prestato a Filochete. Per trarsi d’impaccio, Tranio deve allora inventare un’altra frottola: il suo padroncino, non potendo più vivere nella casa maledetta, è stato costretto ad acquistarne un’altra, chiedendo i soldi per la caparra allo strozzino. Il vecchio gli crede e liquida il creditore con una promessa di pagamento, ma insiste per vedere la nuova dimora. L’ardito bugiardo gli fa invece visitare quella di Simone, un vicino dal quale riesce a farsi accogliere grazie all’ennesima menzogna: gli dice infatti che Teopropide, volendo ammogliare il figlio e cambiare la disposizione di alcune stanze nella propria abitazione, ha scelto come modello la sua. Al termine di quella visita, tuttavia, Teopropide scopre la verità: infatti incontra due servi che cercano il loro padrone, Callidamate, proprio in casa di Filolachete, una casa, quindi, tutt’altro che disabitata. A poco a poco, così, il vecchio si rende conto di tutti gli imbrogli di Tranio. E soltanto un saggio intervento di Callidamate, eccezionalmente sobrio, fa si che egli perdoni il figlio pentito e, seppure ancora a denti stretti, anche il servo intrigante. Traduzione, adattamento e regia di Nicasio Anzelmo. Con: Giovanni Carta, Nicolò Giacalone, Roberto Baldassari, Alessia Sorbello, Giovanni Di Lonardo, Roberto Carrubba, Giovanni Strano, Mimma Mercurio e Sabrina Sproviero. Con la partecipazione straordinaria di Monica Guazzini. Costumi di Angela Gallaro Goracci. Musica di Simone Piraino. Coreografie di Barbara Cacciato; aiuto alla regia Simone De Renzo; assistente alla regia Roberto Di Stefano; sartoria di Paola Rossi; organizzazione Rossella Compatangelo. Produzione C.T.M. Centro Teatrale Meridionale, diretta da Domenico Pantano.
NOTTI IN MUSICA 15 AGOSTO ORE 22 COLLINA DEL TEMPIO “LADIES IN SOUL” IN CONCERTO Sulla Collina del tempio, per Ferragosto, alle 22, nell’ambito del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2019, “Ladies in soul” in concerto. Voce e pianoforte: Anita Vitale; voce: Giorgia Crimi, Valeria Milazzo; batteria: Giuseppe Sinforini; sax: Rita Collura.
NOTTI IN MUSICA 16 AGOSTO ORE 22 COLLINA DEL TEMPIO TATUM ART ORCHESTRA Sulla Collina del tempio, venerdì 16 agosto, alle 22, nell’ambito del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2019, Tatum Art Orchestra. Tromba e arrangiamenti Alessandro Presti; trombe Aldo Liveri, Filippo Schifano; trombone Salvatore Nania; sassofoni Orazio Maugeri, Fabrizio Cassarà, Francesco Patti, Michele Mazzola; chitarra Fabrizio Brusca; contrabbasso Davide Inguaggiato; batteria Gaetano Presti.
CONVERSAZIONI D’AUTORE 17 AGOSTO “ZOOLOGIA DELLA SICILIA ARABA E NORMANNA” Sulla Collina del tempio, venerdì 17 agosto, alle 21.30, nell’ambito del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2019, conversazione con Marco Masseti, del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze. Masseti è anche membro del consiglio scientifico del Muséum National d´Histoire Naturelle di Parigi, membro dell’International Union for Conservationof Nature (IUCN) Deer Specialist Group (Gland, Svizzera), oltre che fellow della Linnean Society di Londra. Ha al suo attivo oltre 200 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali ed alcuni libri. Le immagini musive e dipinte di animali da serraglio o oggetto di caccia, che ancora decorano quel che resta dei palazzi arabo-normanni di Sicilia, ci parlano di un mondo a noi ormai lontano che, se per certi versi conserva ancora dei caratteri fiabeschi, si rivela già ispirato da un desiderio di conoscenza che potrebbe essere definito quasi scientifico. Il confronto fra varie categorie di fonti, che comprendono quella naturalistica, l’osteologica, l’iconografica e la letteraria, consente a Marco Masseti di intraprendere un viaggio affascinante fra la biologia, la letteratura e l’arte della Sicilia medievale. Questo allo scopo di fare un poco più di luce sul travisamento dei dati e l’inquinamento dei contesti archeologici che ci restano a testimonianza delle trascorse ricchezze faunistiche ed ambientali dell’isola nel corso di un periodo storico di particolare pregnanza culturale: i quasi quattrocento anni che hanno visto avvicendarsi in Sicilia il dominio arabo e poi quello normanno. L’autore si spinge così ad indagare sulle forme faunistiche scomparse in epoca storica e su quelle invece introdotte per ragioni venatorie, alimentari o più semplicemente per il desiderio della loro ostensione. È anche l’occasione per rivisitare le vestigia delle varie realizzazioni architettoniche ed urbanistiche connesse con la coeva gestione ambientale; come il grande parco da caccia – al Manânî - che si estendeva alle spalle di Palermo e che fu ammirato e decantato da numerosi viaggiatori ed eruditi dell’epoca. E delle fantastiche fiere che vi erano contenute. Oppure il viridarium genoard, lo spazio riservato e murato di cui la corte normanna disponeva per l’allevamento di rarità biologiche esotiche, fra cui felidi micidiali e variopinti pappagalli orientali. Il tutto inserito nel tentativo di una ricostruzione ambientale specificamente basata su un approccio di ricerca multi-disciplinare. Marco Masseti invita a riflettere sul riequilibrio faunistico che è stato condotto nella Sicilia di età medievale, come anche su altre regioni del Mediterraneo continentale ed insulare durante il periodo di influenza araba ed in quelli immediatamente seguenti. Con conseguenze che hanno avuto un riverbero significativo anche sul coevo mondo culturale normanno di Gran Bretagna e, molto dopo, forse sull’origine della storia universale della protezione della natura.
EVENTO SPECIALE IL 17 CON “LA LUNA, 50 ANNI DOPO” SULLE COLONNE DEL TEMPIO Osservazione astronomica e proiezioni della luna sulla facciata del tempio sabato 17 agosto in un veneto speciale a cura del Planetario di Palermo, creato in esclusiva solo per il Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2019. Il sistema di proiezioni sulla facciata del tempio proporrà, in occasione delle celebrazioni dei 50 anni dello sbarco dell´apollo 11 sulla superficie lunare e i primi passi degli astronauti sul nostro satellite il 20 luglio 1969, il video ufficiale (durata 10 minuti) degli ultimi istanti della discesa sulla superficie della luna e alle ore 22 non appena la luna sorgerà dall´orizzonte, uno dei telescopi con una speciale telecamera proietterà in diretta la superficie del mare della tranquillità luogo dell´atterraggio. Gli operatori inoltre punteranno con gli strumenti i pianeti Giove e Saturno, ancora presenti in cielo.
TERZA NOTTE BIANCA TRA SABATO 17 E DOMENICA 18 AGOSTO Terza notte bianca in musica nella notte tra sabato 17 e domenica 18 agosto, alle 00.30, con “Un cuore in una barca di carta”: Tamburi, Yousif Latif Jaralla; oud, Said Benmasafer; violoncello, Riccardo Palumbo. Dai villaggi africani fino a Lampedusa, dal Kurdistan iracheno fino al canale di Otranto, il tragitto tortuoso della speranza di tanti uomini e donne che tentano di raggiungere un “paradiso” con un grande e semplice sogno nel cuore: potere rinascere – ricominciare a vivere a riprendersi i propri destini in altrove terrestre, lontano dalle guerre, dalla fame, dalla persecuzione e dalla morte. Non è così facile, non è cosi scontato: ci sono frontiere, ci sono leggi, e c’è il Mediterraneo. Il Mediterraneo, madre di tanti popoli, trasformato in cimitero da quelle leggi disumane in nome della salvaguardia dell’identità nazionale. Nel Mediterraneo si fa una pesca strana: più che pesci si pescano cadaveri. Ahimè, sono i resti di quel sogno grande e semplice. “Il cantastorie iracheno Yousif Latif Jaralla, uno dei pochi cantori stranieri che vivono in Europa, racconta con uno stile narrativo personale: una modalità fatta di ripetizione incalzante di parole e di suoni. Un mosaico sonoro capace di trascinare gli ascoltatori in una dimensione irreale di forte esperienza emotiva”. Con “Il cuore in una barca di carta”, Jaralla ci pone dinanzi ad un mosaico fatto di nomi, di volti e di tante storie che sfiorano l’assurdo. Un mosaico testimonianza della crudeltà e del fallimento di una società moderna il cui benessere e avanzamento tecnologico si contrastano con la sua miseria umana e spirituale. Partendo dalla metafora al reale, “Il cuore in una barca di carta”intreccia tre storie di donne che tentano di attraversare il Mediterraneo. La prima attraversa tutto il deserto africano per salvare la figlia gravemente malata. La seconda si ferma al primo campo alla frontiera libica. Della terza, arrivano solo i suoi indumenti e fotografie. A seguire, alle 2, sempre sulla collina del tempio, “Giuseppe Milici Quartet plays soundtracks”, con Giuseppe Milici, armonica, Valerio Rizzo, pianoforte, Stefano India, basso e batteria. La musica è il respiro o la voce dell’anima? O forse una meravigliosa architettura di suoni? E cosa diventa nel momento in cui incontra il linguaggio dell’immagine? In materia si sono scatenate le ipotesi più suggestive che però convergono su un assunto: pare non vi sia matrimonio più riuscito (pur conservando le due arti una loro singola e preziosa autonomia). Sono in molti a sostenere che un’immagine nel momento in cui è accostata ad un suono, può produrre un significato diverso da quello che essa produce quando ne è ancora priva, un “valore aggiunto” acquisito attraverso il “vestito su misura” del compositore. Non a caso, ancora nell´epoca del film muto, emerge l´esigenza di un pianista davanti allo schermo, (spalle agli affascinati spettatori) che ha il compito di sottolineare con le note, le scene che passano. In questo concerto, Milici esegue un repertorio di colonne sonore di alcuni tra i più importanti compositori italiani ed americani effettuando cosi una sorta di parallelismo tra le due culture. Oltre a brani quali: Nuovo Cinema Paradiso e Debora’s Theme (E. Morricone), Il Postino (L. Bakalov), The Shadow Of Your Smile (J. Mandel), Midnight Cowboy (J. Barry). Il concerto prevede l’esecuzione di alcune colonne sonore di cui Milici è l´autore.
DOMENICA 18 ALBA ALLA 5 CON SATIRYCON IN PRIMA NAZIONALE Terza alba nel teatro del Parco archeologico di Segesta con Satirycon di Petronio, regia di Francesco Polizzi, che andrà in scena in prima nazionale domenica 18 agosto alle 5, nell’ambito del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2019, con la direzione artistica di Nicasio Anzelmo. Una sequenza di storie, personaggi e parodie che mescola divinità e popolino, straccioni e arricchiti, filosofi, prostitute e raffinati poeti. Attraverso le vicende di Encolpio e Ascilto si dipanano in dieci quadri gli eccessi e le bellezze infernali della Roma imperiale. Seguendo liberamente i frammenti del Satyricon di Petronio la messa in scena gioca con stili e registri differenti, in un pastiche che intreccia melodramma e farsa, l’avanspettacolo all’epos classico, fornendo l’affresco di una civiltà sull’orlo della decadenza, che ricorda da vicino la nostra. La messa in scena è sostenuta da dieci attori-cantanti che si alternano nelle varie parti e dalla musica dal vivo. Regia Francesco Polizzi; con Francesco Polizzi, Andrea Lami, Danila Stalteri, Valerio Leoni, Vincenzo Iantorno, Roberta Anna, Tonino Murtas, Sergio D’innocenzo Iole Viccaro, Luca Masi. Scenografie e costumi Laura Pagliani; musica Franco Accascina.
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