Inserita in Cultura il 01/05/2019
da Direttore
Poesia e letteratura araba di donne perseguitate.
LIBERE DI PENSARE A VOCE ALTA! Poesia e letteratura araba di donne perseguitate.
Si è svolta in data 30 Aprile, presso il Museo Pepoli di Trapani – Aula Capitolare, la conferenza “LIBERE DI PENSARE A VOCE ALTA!” avente ad oggetto la condizione di sopraffazione delle donne arabe, perseguitate dai rigidi dettami islamici. La conferenza ha preso avvio con i saluti istituzionali del Direttore del Museo Pepoli di Trapani Dott. Luigi Biondo, al quale l’Associazione Co. Tu. Le Vi. ha riservato una targa di riconoscimento; del Sindaco del Comune di Trapani Giacomo Tranchida e dell’Assessore Andreana Patti; e della Presidente dell’Associazione Co. Tu. Le Vi. Aurora Ranno. La Dott.ssa Chiara Lombardo, Sociologa e Criminologa, ha quindi introdotto l’argomento oggetto dell’incontro, intrattenendo il pubblico con una toccante poesia di Joumana Haddad - Sono una donna. Il Dott. Marco Amato, giurista e volontario del Servizio Civile Nazionale di Trapani, ha sostenuto un intervento, redatto in collaborazione con la Dott.ssa Serena Savona, sulla difficoltà di essere nata donna in estremo Oriente, raccontando in particolare la storia di NASRIN SOTOUDEH ed il dramma di NADIA MURAD. Difatti, in Iran le donne, prive di avere una libertà personale e di espressione, sono obbligate dalle autorità locali ad indossare il velo. Esse non possono andare in giro con parti del corpo scoperte e devono necessariamente coprire i capelli, le braccia e le gambe con veli e abiti molto larghi e poco aderenti. La violazione di tale obbligo giuridico comporta una sanzione pecuniaria o detentiva. A tal proposito, è stata ricordata Masih Alienejad, giornalista ed attivista che ha diretto numerose campagne contro l’obbligo del velo, creando altresì una pagina Facebook, volta ad incoraggiare le donne iraniane a pubblicare loro foto senza velo. Il relatore ha quindi posto l’attenzione su Nasrin Sotoudeh, avvocato iraniano, conosciuta per aver difeso donne che avevano tolto il velo al fine di protestare contro l’obbligo di indossarlo. Specializzata nella difesa delle madri e dei bambini maltrattati, si è impegnata per la difesa dei minori arrestati in Iran e condannati a morte. Per tale ragione è stata arrestata nel 2010 con l’accusa di diffondere menzogne contro lo Stato e nel giugno del 2018 per reati di sicurezza nazionale. Con sentenza confermata nell’aprile 2019, è stata infine condannata a 33 anni di carcere e 148 frustate. Proprio su questi fatti si è creata una sentita mobilitazione nazionale ed anche gli Avvocati di Trapani hanno denunciato e sollecitato l’attenzione sulla vicenda, richiedendo la sua iscrizione alla Camera Penale di Trapani. L’intervento si è poi concluso con il riferimento alla vita di Nadia Murad, attivista irachena catturata, insieme ad altre cinquemila donne e bambine, dall’ISIS nel 2014, riuscita a scappare dallo sfruttamento dei miliziani. Nel 2018 ha vinto il Premio Nobel proprio per la lotta all’uso della violenza sessuale come arma da guerra. La Dott.ssa Jessica Fici, volontaria del Servizio Civile Nazionale di Trapani, in collaborazione con le Dott.sse Federica Sorrentino, Marilena Scifo e Martina Piacentino, ha relazionato sulla storia di Malala Yousafzai. Nata in una famiglia che le ha permesso di coltivare le sue più grandi passioni, ovverosia lo studio, la curiosità per il mondo e per la vita, la voglia di affermarsi., si è distinta attraverso un blog ed uno pseudonimo, denunciando un sistema in cui non esiste il diritto all’istruzione e raccontando la quotidianità di una bambina privata della sua indipendenza e della sua possibilità di affermazione. Tuttavia, quando nel dicembre del 2009 fu svelata la sua identità, la ragazza è stata condannata a morte. La situazione peggiorò nel 2012, anno in cui alcuni talebani assaltarono il pulmino con l’intento di ucciderla. Sopravvissuta all’attentato, fu trasferita a Birmingham, per evitare un nuovo attacco. Nel corso degli anni la giovane ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio Nobel per la pace ricevuto nel 2014, come una delle attiviste più giovani al mondo. Nel 2015, la sua vita, raccontata anche nel libro “Io sono Malala”, è diventata un film documentario. Il Prof. Renato Lo Schiavo, insegnante del Liceo “Fardella- Ximenes”, assistito da due sue alunne impegnate nella lettura di poesie di donne arabe, ha esposto al pubblico presente l’evoluzione della figura femminile nella storia. Attraverso immagini di famose opere greche e di donne poetesse, ha altresì testimoniato la passata condivisione degli usi e costumi del mondo arabo. L’uso del velo, infatti, risale a 600 anni prima della nascita di Maometto ed ha rappresentato un consueto costume di altre civiltà affinché la bellezza del suo corpo non diventasse un’arma di seduzione per gli uomini. La conferenza si è conclusa con un toccante intervento di un’alunna del Liceo Sociale Rosina Salvo, tramite cui ha invitato a porre attenzione alle donne del nostro territorio ed a riflettere sulle opportunità di sviluppo delle loro potenzialità.
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