E’ sufficientemente risaputo che non bastano le lettere per ottenere qualcosa di veramente importante, che può cambiare notevolmente in meglio la vita di un luogo e di un popolo, rafforzandone l’immagine ed il prestigio nel mondo. E’ una conquista! …. E, quindi, è necessario lavorare molto e, in particolare, è indispensabile farsi aiutare per poter passare immancabili ostacoli d’ogni ordine e grado. Non so se il sindaco Andrea Menniti si sia speso per tale causa. Personalmente non sono stato nemmeno avvisato della sua iniziativa di scrivere quella lettera (l’ho appreso leggendo il periodico “La Radice” che ha pubblicatola mia e la sua lettera il 31 marzo 2006). I risultati, comunque, dicono che (attualmente, a distanza di giusto 13 anni) siamo “punto e a capo”.
Ribadisco: per “conquistare” (è proprio il termine più appropriato per un così importante titolo) il riconoscimento di sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità, ci vuole un minimo di concordia e una solida organizzazione che coinvolga Enti e cittadini (proprio come avevo proposto nell’assemblea generale del badolatesi dell’8 dicembre 1975 per la costituzione dell’Università popolare). Queste sono imprese che esigono tante di quelle sinenergie ideali, umane ed economiche (oltre ad una raffinata abilità pure diplomatica) che un piccolo paese come Badolato (con troppe discordie interne) non può assolutamente reggere. Un altro tipo di Badolato ci potrebbe riuscire, ma questa settaristica ed illogica comunità che si trascina così dal 1946 potrà soltanto spopolarsi ancora e (nonostante tante belle iniziative di bandiera ed esaltanti eventi della tradizione) cadere nell’insignificanza in proporzione e nella gradualità ormai pure statisticamente consolidata.
Gaetano Stagno è nato a Rivoli, in provincia di Torino, il 31 gennaio 1970. Conoscendolo solo di nome, ritengo che viva prevalentemente a Badolato dove è stato pure consigliere comunale. Pare sia particolarmente attivo in politica, rivestendo pure l’incarico di responsabile Enti Locali del partito di “Forza Italia” per Catanzaro e provincia. Risulta essere dipendente della Azienda Sanitaria di Catanzaro con distaccamento provvisorio e prorogato presso la Regione Calabria (http://www.consrc.it/gestbur_2002/RecBurc/2018/52/S1/T1/A22/ATTO_N_214.pdf).
Apprendo da qualche sito web che, proprio in tale veste politica, quasi un anno fa (24 aprile 2018) Stagno ha deciso di impegnarsi (con l’intenzione di coinvolgere più enti, persone ed associazioni possibili e persino i parlamentari nazionali del suo partito) affinché Badolato sia parte del patrimonio UNESCO. Più avanti, al paragrafo n. 12 come Quarta Lettura Parallela, riporto l’intera notizia pubblicata, con eguale testo, su alcuni siti web calabresi.
Ho chiesto telefonicamente in giro (pure ad associazioni che avrebbero dovuto far parte di questa “cordata”) ma pare che al momento si sappia poco o nulla sul procedere delle buone intenzioni di Gaetano (che – ripeto – non ho avuto ancora il piacere di conoscere di persona). Resto, quindi, in attesa di novità a riguardo e spero che adesso ci sia una buona accelerazione, specie dopo il successo nazionale avuto dal borgo di Badolato con le recentissime “Giornate FAI di primavera”. Se, come ho già evidenziato, si batte il ferro finché è caldo, probabilmente (pure con la nuova documentazione di tale successo) l’impresa potrà essere agevolata. Ma bisogna essere coscienti che resta pur sempre un’impresa concorsuale (quindi con candidati più aggressivi e determinati), per superare la quale è necessario essere ben motivati, concordi ed attrezzati.
Essendo rimasto al 2006 a riguardo, ho voluto rivisitare il sito www.unesco.it per avere contezza delle regole per accedere al “concorso” per il riconoscimento di “patrimonio Unesco”. Riporto più avanti al paragrafo n. 9 quanto ho letto e che potrebbe essere utile a chi, tra i nostri lettori, voglia combattere per il proprio borgo. Intanto qui di seguito, essendo breve, voglio riportare la sintesi che ne fa Wikipedia sulla definizione di “sito patrimonio mondiale” … giusto per averne un’idea più immediata ma precisa. Ecco il link: https://it.wikipedia.org/wiki/Patrimonio_dell%27umanità.
Secondo l’ultimo aggiornamento effettuato nella riunione del 42º Comitato per il patrimonio dell’umanità a Manama (capitale del Bahrein) tra il 24 giugno e il 4 luglio 2018, la lista è composta da un totale di 1092 siti (di cui 845 beni culturali, 209 naturali e 38 misti) presenti in 167 Stati del mondo. L’Italia è la nazione a detenere il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità (54 siti), seguita dalla Cina (53 siti), dalla Spagna (47 siti), dalla Francia e dalla Germania (entrambe con 44 siti).>>
8- LE QUATTRO LETTURE PARALLELE
Caro Tito, per appurare meglio come stanno le cose sul desiderio di Badolato di candidarsi al riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità” forse è utile leggere le seguenti quattro “Letture Parallele”. Ribadisco e spero proprio tanto che tutto ciò possa essere utile pure per altri luoghi e situazioni che abbiano voglia di misurarsi e concorrere all’importante riconoscimento. Speriamo così che l’Italia aumenti di molto i siti UNESCO e che, finalmente, la Calabria ne possa ottenere almeno uno (Badolato) tra i tanti che lo meriterebbero! Ma temo che la nostra Regione non abbia tanta voglia o coraggio di misurarsi e di combattere!
9- PRIMA LETTURA PARALLELA
http://www.unesco.it/it/PatrociniCandidature/Detail/206
ITER DI CANDIDATURA ALLA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE
La prima fase della candidatura prevede la richiesta di iscrizione nella Tentative List nazionale, con la quale lo Stato segnala al Centro del Patrimonio Mondiale, World Heritage Center-WHC, i beni per i quali intende chiedere l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale nell’arco di 5-10 anni. L’iscrizione di un sito nella Lista propositiva non comporta automaticamente la successiva iscrizione dello stesso nella Lista del Patrimonio Mondiale.
La procedura di candidatura in questa Lista propositiva prevede la compilazione di un apposito formulario (compilato, in questa fase, in lingua italiana) ed il suo invio alla CNIU la quale, a seguito di un primo esame, procede ad inoltrare la domanda ai Ministeri competenti.
Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per i siti culturali, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per i siti naturali, valutano i contenuti della domanda e, ove rinvengano i requisiti per una valida candidatura, entrano in contatto direttamente con i proponenti per definire congiuntamente i contenuti della richiesta di iscrizione nella Tentative List da trasmettere al WHC, dandone notizia alla CNIU.
Il Consiglio direttivo della CNIU, tenendo conto delle valutazioni dei Ministeri competenti, si riunisce per selezionare i beni per i quali richiedere al WHC l’iscrizione nella Lista propositiva e provvede a trasmettere le candidature selezionate al Ministero degli Affarii Esteri e della Cooperazione Internazionale che, a sua volta, le invierà alla Rappresentanza Italiana presso l’UNESCO per il successivo inoltro, entro il 1 febbraio di ogni anno, al WHC. Per i beni iscritti in questa lista successivamente si procederà, in un iter lungo e complesso, alla predisposizione delle candidature vere e proprie, composte da un dossier e da un piano di gestione che i proponenti redigono con l’ausilio dei Ministeri competenti.
Nella stessa seduta il Consiglio direttivo della CNIU delibera anche sulla candidatura, già precedentemente iscritta nella Lista Propositiva, da presentare al WHC per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale. Dal momento della presentazione al WHC inizia il processo di valutazione. Il Comitato del Patrimonio Mondiale, che si riunisce una volta l’anno, per esaminare le candidature si avvale della valutazione di tre organismi tecnici: l’ICOMOS per i siti culturali e lo IUCN per i siti naturali, l’ICCROM specializzato nella conservazione e nel restauro del patrimonio culturale. Questi organismi avviano una istruttoria tecnica che dura circa un anno e mezzo e prevede varie fasi, tra cui sopralluoghi sul posto e colloqui approfonditi con i proponenti e gli attori interessati. Il Comitato può decidere di:
1. iscrivere il sito nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO;
2. rinviare il sito riconoscendone il valore universale, ma posticipandone l’iscrizione in attesa di una parziale riformulazione della candidatura;
3. differire il sito, non riconoscendone ancora pienamente il valore universale e richiedendo allo Stato parte maggiori elementi di valutazione (ed una completa rivisitazione dei dossier);
4. bocciare il sito non riconoscendone il valore universale ed escludendo una possibile ripresentazione della candidatura.
Il Comitato con le sue decisioni cerca di stilare una Lista del Patrimonio Mondiale rappresentativa, bilanciata tra patrimonio culturale e patrimonio naturale, tenendo conto che non ci sono limiti al numero di siti che possono risultare iscritti complessivamente nella Lista. Hanno un certo grado di precedenza i siti che appartengono a categorie sotto rappresentate nella lista, o quelle di Stati il cui patrimonio è sotto rappresentato.
Le candidature trasmesse alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’UNESCO o direttamente ai Segretariati delle Convenzioni e dei Programmi UNESCO senza l’osservanza della procedura sopraindicata sono da considerarsi nulle e, di conseguenza, da ritirare.
10- SECONDA LETTURA PARALLELA
Trimestrale “La Radice” – Badolato (CZ) – numero 1 anno 12 del 31 marzo 2006 pagina 30 (lettori web n. 1534 al 28 marzo 2019) – Autore: Direzione (prof. Vincenzo Squillacioti). Titolo: UNA PROPOSTA
Trascriviamo integralmente la proposta che segue, completa, naturalmente, dell’elenco delle Istituzioni cui è indirizzata.
Dott. DOMENICO LANCIANO Autore della vicenda BADOLATO PAESE IN VENDITA (1986-88) Agnone, martedì 07 febbraio 2006 posta prioritaria. All’attenzione dei Pregiatissimi: Sindaco del Comune di Badolato CZ – Presidente della Comunità Montana, Isca Marina CZ – Presidente dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro – Presidente della Giunta Regionale della Calabria, Catanzaro – Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Reggio C. – Assessore Regionale alla Cultura, Catanzaro -Presidente del Consiglio dei Ministri, Roma – Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Roma – Unesco, Parigi – Cir (Centro Italiano Rifugiati) di Badolato – Associazione Culturale UNIVERSITA’ DEI POPOLI, Badolato – Associazione Culturale LA RADICE, Badolato – Associazione Culturale LA GINESTRA, Badolato – Associazione Turistica PRO LOCO, Badolato – AGLI ORGANI DI STAMPA DI CALABRIA, RESTO D’ITALIA ED ESTERO
Oggetto: INIZIARE LA PROCEDURA PERCHE’ L’UNESCO DICHIARI IL BORGO DI BADOLATO PATRIMONIO DELL’UMANITA’
Leggo da recenti notizie di stampa (come dimostra l’articolo qui unito) che il Borgo di Badolato (CZ) è candidato per il 2006 al WORLD HABITAT AWARD, concorso annuale dell’ONU. La candidatura (in una ristrettissima rosa di appena cinque siti) è già di per se stessa un alto riconoscimento e come tale potrebbe aiutare l’UNESCO a dichiarare il borgo di Badolato “PATRIMONIO DELL’UMANITA’”.
IMPLORO, quindi, le Autorità in indirizzo ad iniziare finalmente le procedure per ottenere dall’Unesco una così importante dichiarazione che andrebbe ad onore e beneficio di tutta la Calabria. Preciso che, periodicamente (fin dal 1986 quando ho dato vita alla nota vicenda di BADOLATO PAESE IN VENDITA), non mi sono mai stancato di sollecitare i Responsabili che si sono avvicendati alla guida delle Istituzioni locali e nazionali per ottenere dall’UNESCO il prestigioso riconoscimento. Resto a Vostra disposizione. Grazie per l’attenzione. Domenico Lanciano domenicolanciano@virgilio.it
Ed ecco il documento ufficiale con cui il Sindaco di Badolato ha dato seguito alla proposta.
COMUNE DI BADOLATO Provincia di Catanzaro Prot: 1335 Badolato, 20.02.2006 Alla cortese attenzione del Dott. Massimiliano Converti Segreteria Ministero Beni culturali – Roma OGGETTO: RICHIESTA INSERIMENTO DEL BORGO DI BADOLATO SUPERIORE (CZ) TRA I SITI PATRIMONIO DELL’UMANITA’ DELL’UNESCO
Con la presente il sottoscritto Andrea Menniti, sindaco pro tempore del Comune di Badolato, chiede a nome della nostra comunità di valutare la possibilità che il borgo di Badolato Superiore possa diventare ufficialmente patrimonio dell’Umanità. Tale riconoscimento viene da noi richiesto per il grande esempio di architettura urbana e di socialità, degno di massima protezione e valorizzazione, di cui il nostro borgo è espressione. Un riconoscimento che tiene conto di vari fattori ma che, brevemente in questa rapida richiesta (contando in successive valutazioni dirette), possiamo al momento racchiudere nella storia di questo paese, nelle sue tradizioni, nei suoi tesori monumentali spesso trascurati ed ignoti a cominciare dalle sue 13 chiese, dell’importante tradizione basiliana; che tiene conto della sua conformazione urbanistica pressoché ed incredibilmente immutata da epoca medievale, della forte conservazione di tradizioni e costumi, segnale di un’identità che non vuole morire a dispetto del progressivo spopolamento ed impoverimento del borgo. Fattori questi ultimi che tuttavia, paradossalmente, negli ultimi 50 anni ne hanno conservato la struttura originaria rendendolo un luogo intatto e ricco di fascino.
Tanto affascinante da favorirne un buon recupero urbanistico grazie al turismo culturale ed alla passione di diversi turisti italiani europei od anche artisti come Piero Pelù (ed il paese ha comunque avuto diversi prestigiosi visitatori) che ne hanno fatto un luogo dell’anima per la pace e serenità che Badolato riesce ad offrire. Il borgo, posto sul dorso di una collina che ne marca la conformazione, offre poi bellezze paesaggistiche che ne fanno uno straordinario affaccio sul mare a pochi chilometri dalle verdi Serre Calabresi. Un riconoscimento, quello da noi oggi richiesto, che non dimentica, peraltro, le straordinarie esperienze umane della Comunità di Mondo X (che ha completamente trasformato l’area del bellissimo Convento degli Angeli e riempie d’ammirazione gli innumerevoli visitatori) e dell’accoglienza al popolo curdo che ne ha fatto il candidato (unico!) dell’Italia al prestigioso premio del “World Habitat Award” la cui premiazione avverrà presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite alla presenza di Kofi Annan.
Badolato 20/02/2006 Il Sindaco di Badolato Ins. Andrea Menniti
11- TERZA LETTURA PARALLELA
Il seguente scritto della giornalista, scrittrice e docente Francesca Viscone fa parte di uno “Speciale” realizzato dal periodico “La Radice” di Badolato (CZ) in occasione dei 20 anni della vicenda di “Badolato paese in vendita” (1986-2006). L’ho preso dal seguente link: https://www.laradice.it/?p=view&cod_art=1203421 – L’Autrice è legata al borgo di Badolato per averci trascorso alcuni memorabili e meravigliosi periodi della sua infanzia, essendo sua madre originaria del quartiere Santa Maria. La casa materna è adesso abitata da Caterina e Nicola una coppia di coniugi provenienti dagli Stati Uniti d’America, ma assai bene inseriti nella vita non soltanto del paese ma anche dei dintorni e della intera Calabria.
Trimestrale “LA RADICE” – Badolato (CZ) Italia – numero 3 anno 12 del 30 settembre 2006 pagina 42 (lettori n. 1789 al 28 marzo 2019) – Autrice: prof.ssa Francesca VISCONE, scrittrice.
LA MONUMENTALIZZAZIONE DELL’INESISTENTE
A Filadelfia (VV), dove vivo, esiste un monumento ai caduti a mare. Questo, che è peraltro un paese di montagna, di soldati periti in acqua non ne ha mai avuto nemmeno uno. Abbiamo anche un normale monumento ai caduti, ma nessuno mi aveva mai spiegato che fosse dedicato solo ai caduti a terra. Ogni anno celebriamo due diverse feste della vittoria, per guerre che abbiamo regolarmente perso, in due quartieri diversi dello stesso paese, nella stessa giornata. La banda suona due volte. Ci sono due sfilate, due discorsi ufficiali, uno per celebrare una festa nazionale, un altro per omaggiare gli eroi che non abbiamo. In compenso, ignoriamo la giovane donna colpita da raffiche di mitragliatrice alla fine della seconda guerra mondiale, mentre prendeva l’acqua alla fontana Ficarazza. Né una targa, né fiori. Eppure, su una parete sono ancora visibili le tracce lasciate dai proiettili. La città di Mainz (Magonza – Germania) invece, alla fine della prima guerra mondiale inserì nell’asfalto di una strada una lapide in memoria di una giovane madre che, uscita per comprare il latte per i suoi bambini, fu sorpresa dai bombardamenti e uccisa. Questa storia è nota in tutto il mondo e la scrittrice Anna Seghers descrisse quella lastra di marmo sull’asfalto come uno dei ricordi più cari della sua città natale.
Nell’area archeologica di Castelmonardo, paese distrutto dal terremoto del 1783, i contadini salgono con le ruspe, aprono nuove strade, incuranti di distruggere così i ruderi. Chi avrebbe potuto impedire questa barbarie (che per me equivale alla distruzione delle statue di Budda da parte dei talebani) non lo ha fatto. E, anziché provvedere alla tutela del territorio, impedendo che fatti simili si ripetano, va in cerca di finanziamenti e fondi per pulire il sito. Come se, per un intervento ordinario, ci fosse bisogno di misure straordinarie. Ignoriamo la storia e l’identità dei nostri luoghi, il più delle volte mortificandoli. Incapaci di vedere e di valorizzare ciò che abbiamo, lo distruggiamo pure. In compenso inventiamo quello che non c’è e pretendiamo di spacciarlo per vero. Vendiamo patacche. Tutto qui. C’è dell’eroismo in questo? Qualcosa che meriti di essere ricordato come modello positivo?
Ho preso le mosse da un caso non isolato e distante da quello di Badolato solo per sottolineare che esiste una tendenza alla rimozione dell’identità reale, scomoda, non sempre visibile al primo sguardo. E’ come se la gente, e le nostre amministrazioni al seguito, convinte che qui non ci sia nulla, facessero a gara a inventare il bello che non c’è, mentre un’altra gara si corre altrove, nel tentativo di distruggere l’esistente, di cui non si comprende il senso. Le vicende di Badolato di questi ultimi decenni mi sembrano ancora più significative, poiché rischiano di diventare storia di provocazioni, burle, bluff, progetti falliti e realtà virtuali. Ho un ricordo ancora nitido dei giovani che lanciarono in tv la provocazione “Badolato paese in vendita” a cui dedichiamo un intero numero de la radice. Mi tornò in mente, allora, il senso dell’umorismo e il gusto per lo sfottò tipico dei paesani. Poi, la faccenda per me si chiuse: era chiaramente una burla. A questa ne seguirono altre: circolavano voci di potenti personaggi che volevano acquistare il paese in blocco. Si sentirono i nomi di Berlusconi, di Geddafi. Ma fu davvero soltanto una provocazione? Non sembrerebbe, se è vero che il paese stesso discusse e si divise tra favorevoli e contrari. Contrari a che cosa? Alla provocazione o alla vendita? Badolato fu conosciuto e ricordato in tutta Italia come “paese in vendita”, finché un altro evento importante non creò un’immagine ancora più forte.
Dal 1998 divenne il paese dei kurdi. Anche questa poteva essere una provocazione positiva e, in un certo senso, lo fu. Possiamo giudicare la storia di un intero borgo sulla base di una serie ventennale di provocazioni e sulla base dell’immagine che la stampa ha colto, costruito e diffuso? I mass media hanno dimostrato di avere raramente la capacità di approfondire la conoscenza dei fenomeni e molto più spesso quella di creare mondi virtuali, paralleli e per certi versi opposti a quelli reali. Anziché farci comprendere meglio il mondo in cui viviamo, essi hanno finito con il crearne un altro, solo apparentemente migliore. La nostra vita ideale scorre veloce e carica di messaggi subliminali sul piccolo schermo, centinaia di volte, ogni giorno. Storielle di trenta secondi racchiudono la quintessenza della nostra felicità: il mercato universale. Tutto si può vendere e tutto si può comprare, ognuno di noi può essere eroe per un giorno. Naturalmente lasciando a chi di dovere il compito di amministrare, gestire, organizzare, cambiare in meglio o in peggio la cosa pubblica, che ormai appartiene sempre più a pochi. Persino il paese dei kurdi non fu solo un progetto in parte realizzato e in parte fallito tra mille difficoltà. Fu anche il prodotto di una campagna mass mediatica incapace di cogliere la complessità dei fatti, la discrasia tra intenzioni e realtà, tra speranze e disillusioni. Divenne un luogo comune, uno stereotipo, che oggettivamente escludeva la comprensione delle più diverse sfaccettature e persino i mille problemi che kurdi, organizzatori, amministratori e la gente del posto dovettero affrontare. Naturalmente, il fallimento del progetto non è mai stato preso in considerazione dai mass media: troppo faticoso indagare, spiegare, chiedere, interpretare. Meglio continuare a diffondere favole. Ma torniamo alle tante provocazioni che sono sorte intorno a Badolato.
In questi ultimi anni l’attività creativa di quelli che allora (siamo nel 1986) erano giovani provocatori, sembra essersi fatta più intensa. Non le ricordo tutte, ma proverò a raccontarne alcune: il cimitero online (mentre quello vero va in rovina, qualcuno pensa già a sostituirlo con preghiere ai morti recitate davanti a un monitor), l’Università dei popoli (una bella biblioteca privata; in realtà nel paese non c’è nemmeno una scuola superiore), Badolato patrimonio dell’Unesco (in un primo tempo scrissero che lo era, poi si scoprì si trattava solo di una proposta). Altre? E’ di questi giorni l’idea di promuovere i luoghi del sonno. Ma questa è la realtà, non una provocazione… Tanto per sottolineare ancora quale immagine di Badolato è stata recepita dai mass media: ci fu persino un servizio televisivo sull’inaugurazione dell’Università dei popoli. Mostrarono immagini di repertorio: il paese di giorno, il paese di notte, i vicoli dolcemente illuminati, le strade vuote. Niente di strano: al carnevale di Filadelfia fu dedicata una trasmissione di diversi minuti. Nessuno si accorse che le strade erano vuote e che non c’erano carri: la nebbia era fittissima e non si vedeva a un palmo dal naso. Il giornalista, che voleva filmare quello che non avevamo – i carri di carnevale – finì con il diffondere l’unica vera immagine-metafora del paese: u camulusu, la nebbia, appunto.
I gesti eclatanti di Mimmo Lanciano hanno sempre trovato spazio sui giornali locali e non. E di seguaci ne ha avuti molti, dentro e fuori paese. Consideriamolo quindi espressione di un sentire comune. Vogliamo riconoscergli il merito di aver interpretato i sogni segreti, le fantasie, le ambizioni di un paese che si è visto perso, che rischiava di diventare deserto e alla fine sì è inventato una nuova carta di identità, come se ciò bastasse per trasformarlo in un nuovo mondo? Quando avete invitato la gente a venire a Badolato, richiedenti asilo e compratori di case, avete assunto nei confronti di queste persone degli impegni. Bisognava garantire qualcosa in più di un posto dove pernottare: servizi, qualità della vita, abitabilità. Mi chiedo se tutto ciò sia stato fatto. Mi chiedo se Badolato sia veramente il mondo ideale di cui da anni ormai leggiamo sui giornali. E’ esistita davvero questa simbiosi perfetta tra amministratori lungimiranti e abitanti amanti del multiculturalismo? Credo che questa sia stata la più grande operazione di marketing che sia mai stata realizzata per un paese così piccolo.
Ho scritto “Le porte del silenzio” anche perché ho creduto in quel progetto fantastico, così come ci hanno creduto le persone che in quel lavoro mi sono state accanto, prima di tutto Renate Siebert, che ne ha scritto la postfazione. Oggi provo solo delusione e amarezza. Non voglio discutere delle ragioni che portarono al fallimento di quel progetto, ma è un dato di fatto che questo fallimento non è stato sufficientemente analizzato e discusso in pubblico. Sono convinta che si dovrebbe ripartire proprio da questo: da una riflessione sul vecchio e sul nuovo. Senza un’analisi delle cause e degli effetti non si può lavorare con generosità e onestà. Qualità che riconosco alla gente di Badolato. Il rischio, altrimenti, è quello di rifare sempre gli stessi errori. Sempre che gli errori non siano funzionali al sistema. Mi chiedo, inoltre, chi abbia tratto beneficio dalla provocazione del paese in vendita? Nessuno può più pensare di cambiare il destino di questa terra solo perché ha venduto o fittato degli immobili. Questo è business, non politica. Non è nemmeno cultura, se proprio vogliamo dirlo. Perché in tutti questi anni non è stato aperto un museo? Perché le chiese continuano a rimanere chiuse? Perché non esiste una sola guida turistica accreditata? Che ha da offrire Badolato a quelle persone che, sull’onda di una gigantesca campagna stampa, vi si sono trasferite? Non vi sentite responsabili nei loro confronti? C’è da sempre un’incongruenza in questa regione, come già scrisse Placanica: lo scarto tra il vissuto e il sognato. E’ come se con gli anni i paesi avessero prodotto un loro doppio, un’immagine idealizzata che non trova riscontro nella realtà. C’è una schizofrenia di fatto che si diffonde a macchia d’olio, come un contagio maligno. La fuga dalla realtà diventa l’unico modo per sopravvivere senza essere costretti alla fatica di cambiarla. Ma è solo un modo per non evolversi, una panacea momentanea: non risolve il male di vivere qui, in uno stato diffuso di impotenza civile.
Continuiamo a mandare via i nostri giovani. Persino Lanciano è stato costretto ad emigrare. E adesso si vendica così: vi ricorda che esiste, sommergendovi di comunicati stampa. Non vuole essere dimenticato: è un pezzo di Badolato che vuole sopravvivere all’assenza, che continua a chiamare dall’aldilà in cui continuiamo a mandare tutto: intelligenze e risorse. Cultura e ambiente. Una società che si impone di non crescere, di non valorizzare le idee, le menti, i talenti che pur ci sono e che, quotidianamente, subiscono una sconfitta epocale, è una società profondamente malata. Inutile farsi illusioni: di questi mali si muore. Nessuno creda che qui le cose accadano o non accadano per incapacità o per caso. E’ una scelta precisa il disagio in cui viviamo.
La monumentalizzazione dell’inesistente, sia se fatta in buona fede sia se compiuta in maniera truffaldina, non è altro che l’espressione di una perdita di contatto con la realtà, espressione di un diffuso malessere sociale. La democrazia, questa sì una grande invenzione, sta nella capacità dei singoli di non avere padroni e, soprattutto, di “immischiarsi” nell’amministrazione della cosa pubblica. Bisogna saper promuovere un cambiamento nel corso delle cose, un cambiamento che avvenga alla radice, in profondità. Altrimenti, è meglio tacere. Meglio non essere complici. Il travestimento della realtà spinge alla creazione di un mondo attraente ma inesistente. Vuol dire che la democrazia è morta e che noi siamo diventati epigoni. Francesca Viscone * Scrittrice.
12- QUARTA LETTURA PARALLELA
Politica – Badolato sia parte del patrimonio mondiale UNESCO – La proposta di Gaetano Stagno responsabile Enti Locali di Forza Italia – Martedì 24 aprile 2018 ore 16,49 – https://www.calabriainforma.it/notizia15305/Badolato-sia-parte-del-patrimonio-mondiale-unesco.html inoltre http://www.soveratiamo.com/interessi/gaetano-stagno,-propone-badolato-come-candidatura-ala-lista-del-patrimonio-mondiale-dell-unesco e ancora http://www.soveratounotv.net/2018/04/24/gaetano-stagno-responsabile-enti-locali-forza-italia-della-provincia-catanzaro-propone-badolato-candidatura-alla-lista-del-patrimonio-mondiale-dellunesco/ e ancora https://www.catanzaroinforma.it/notizia111953/Badolato-sia-parte-del-patrimonio-mondiale-Unesco.html
>>>Badolato è un borgo medievale del 1080 che conserva ancora oggi lo splendore e il fascino d’un tempo, una magia che ogni anno migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo decidono di vivere in prima persona. Arroccato come un antico presepio, Badolato si mostra in tutta la sua bellezza e semplicità, con una distesa di case incastonate costellate da chiese e palazzi storici assolutamente da ammirare.
Il suo nome deriva da Badulato, Vadolato o Vadulato e trae le proprie origini da Roberto il Guiscardo che nel 1080 fece erigere un castello fortificato; baronia di Filippo di Badolato e successivamente spodestato da Conte Ruffo di Catanzaro. In seguito il borgo divenne Baronia e feudo dei Toraldo, dei Ravaschieri, dei Pinelli, dei Pignatelli di Belmonte, che lo cedettero in suffeudo ai Gallelli, i quali ressero il potere fino alla fine della feudalità.
Nel corso del tempo, Badolato fu gravemente danneggiato dai terremoti, nonché colpito anche in epoca più recente da una disastrosa alluvione (1951). Ciò, non ha impedito al borgo di conservare i suoi tesori. Oltre ai tanti altri beni archeologici, infatti, Badolato è ricco di Chiese storiche, se ne contano 12, che conservano evidenti segni artistici: Chiesa dell’Immacolata, Chiesa del Convento di San Domenico, Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, Chiesa dell’Annunziata, Chiesa della Provvidenza, Chiesa Ss.mo Salvatore, Chiesa del Carmine, Chiesa di Santa Maria in Crignetto, Chiesa di San Nicola Vescovo, Chiesa di San Rocco, Chiesa di Santa Maria degli Angeli, Chiesa di Santa Maria della Sanità.
Una bellezza che non passa inosservata, come non lo è passata per le diverse persone provenienti da più parti del mondo, che una volta giunti a Badolato hanno deciso addirittura di viverci. Per questi motivi, supportato dalla costante presenza di migliaia di visitatori, in special modo durante le tradizioni natalizie e pasquali, oltre a quello estivo, ho deciso di lanciare il borgo di Badolato come candidatura alla lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, dopo aver sentito il partito di Forza Italia di Badolato e il primo cittadino del paese.
So che l’iter è molto lungo e complicato, ma è bene iniziarlo sin da subito. Infatti, la prima fase della candidatura prevede l’iscrizione in una lista nazionale con la quale lo stato segnala al centro del patrimonio mondiale i beni per i quali intende chiedere l’iscrizione, successivamente un comitato esamina le candidature con il supporto di tre organismi avviando un istruttoria tecnica che prevede varie fasi composte da sopralluoghi sul posto e colloqui approfonditi con i proponenti.
Per elaborare e portare a termine la candidatura, è mia attenzione avviare un gruppo di lavoro formato da storici del luogo, partiti politici, l’associazione La Radice che ha un ricco bagaglio storico-culturale, la curia, il mondo universitario, l’amministrazione comunale, e chiunque voglia dare un fattivo contributo, che argomentino e contestualizzino i criteri definiti dalle direttive dell’Unesco. Di questo chiederò ausilio ai parlamentari di Forza Italia, che sicuramente sposeranno questa candidatura e si faranno garanti nei rapporti con le Istituzioni centrali affinché la procedura possa andare a buon fine. <<<
13- SALUTISSIMI
Caro Tito, pare che la Calabria, al momento, non abbia alcun sito UNESCO riconosciuto come “Patrimonio dell’Umanità”. Mi sembra quasi impossibile una cosa del genere, specialmente rispetto a tutto ciò che attualmente è ma anche, in particolare, rispetto a tutto ciò è stato nei millenni questo territorio (che, tra l’altro, ha dato il nome all’intera nostra nazione). Sarà perché non siamo convincenti nel proporci ed autopromuoverci? … Non so se esiste, all’interno dell’Ente Regione Calabria un Ufficio che si occupi soltanto di ciò!… Se non esiste bisognerebbe crearlo! Saranno soldi ben spesi per una simile lungimiranza!
Con questo auspicio, davvero tanto sentito, ti saluto, sperando di poter celebrare insieme quel giorno che la Calabria avrà riconosciuto un sito Unesco – Patrimonio dell’Umanità! E, ovviamente, speriamo sia proprio Badolato! E poi tantissimi altri!
Tanta cordialità e alla prossima Lettera n. 242.
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it) Azzurro Infinito, domenica 31 marzo 2019 ora (legale) 22,05 Le foto sono state prese dal web.