Inserita in Cultura il 02/04/2019
da Direttore
Quando negli anni Sessanta anche la Sicilia aveva il suo casinò
C’è stato un tempo in cui le star di Hollywood e quelle di Cinecittà sceglievano la Sicilia anche per giocare d’azzardo. Erano gli anni Sessanta del secolo scorso, quando ancora le case da gioco online con i loro innumerevoli passatempi, per esempio i giochi da casino di NetBet, soggiornavano a mala pena nella mente di qualche scrittore di fantascienza. Fra il 1963 e il 1965 Villa Mon Repos a Taormina, in provincia di Messina, ospitò il primo (e finora unico) casinò nel sud d’Italia. In una palazzina in stile Liberty edificata agli inizi del Novecento, con vista sull’Isola Bella, da un lato, e la vetta del vulcano Etna, dall’altro, per quasi due anni riecheggiarono il saltellare dei dadi sul tavolo verde, il fruscio delle carte nelle mani dei giocatori, il rotolare della biglia sul piatto della roulette. A contribuire al successo della casa da gioco fu anche il festival cinematografico inaugurato a metà degli anni Cinquanta nella cittadina sulla costa orientale della Sicilia. Una kermesse in grado di richiamare al teatro greco-romano tantissimi personaggi, i cosiddetti VIP, italiani e stranieri. Non dobbiamo scordarci che quelli sono gli anni d’oro del cinema nostrano. Eppure guardando bene, gli italiani hanno sempre avuto un legame stretto col gioco d’azzardo. Lo racconta la storia del nostro Paese, lo confermano i dati più recenti. Fra la fine del Medioevo e il primo Rinascimento in molte città dello Stivale sorsero quelle che furono chiamate baratterie. Si trattava di luoghi, per lo più ai margini dei centri abitati, dove i viandanti tentavano la sorte giocando a carte o tirando i dadi. Senza scordare che proprio da noi ha sede il casinò più antico al mondo. E’ quello di Venezia, fondato addirittura nel 1638, capace in quasi quattro secoli di fare da cornice a opere di letteratura e pellicole cinematografiche. Infine, molti dei giochi che oggigiorno troviamo nella maggior parte dei casinò sparsi sul pianeta hanno avuto i natali nella nostra Penisola. Tornando ai giorni nostri, i numeri diffusi lo scorso febbraio, raccontano che la raccolta del gioco d’azzardo in Italia è stata pari a 101,7 miliardi di euro nel 2017. Le vincite, vale a dire le somme poi rientrate nelle tasche dei giocatori, hanno toccato quota 82,7 miliardi di euro. Al contrario la spesa, quanto cioè viene incassato dagli operatori del comparto, ha raggiunto i 19 miliardi di euro. Sono dati che prendono in considerazione sia il gioco offline (sale bingo, slot machine e videolottery, agenzie scommesse, eccetera) sia quello online (autorizzato dall’ADM, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). Proprio quest’ultimo rappresenta ormai un quarto del gambling italiano e le previsioni per il prossimo futuro, oggetto di dibattiti anche alla recente Enada Primavera, lasciano intendere un’ulteriore crescita. La raccolta nei dodici mesi del 2017 ha raggiunto i 26,9 miliardi di euro ed è poi stata ripartita fra i 25,5 miliardi di euro di vincite e gli 1,4 miliardi di euro di spesa. Numeri impensabili fino a qualche anno fa, anche per gli scrittori di fantascienza o i più visionari registi cinematografici.
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