Inserita in Politica il 03/03/2019
da Direttore
ANCE SICILIA-I sindacati vogliono la mafia negli appalti? Non è possibile, sono fake news. Allora chiariscano o è rottura
“SOGNO O SON DESTO? I SINDACATI VOGLIONO CHE LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA ENTRI NEGLI APPALTI? NON E’ POSSIBILE! SI TRATTA SICURAMENTE DI FAKE NEWS! CHIARISCANO SUBITO O SARA’ ROTTURA DEL FRONTE UNITARIO”
Palermo, 3 marzo 2019 – “Sogno o son desto? I sindacati, che hanno da sempre condiviso con noi le battaglie contro i ribassi eccessivi nelle gare d’appalto che favoriscono l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle opere pubbliche, ora chiedono il ritiro del disegno di legge all’esame dell’Ars che finalmente limita la corsa ai ribassi anormalmente elevati e crea un argine all’ingresso della criminalità organizzata nei cantieri? Non è possibile che i sindacati vogliano la mafia negli appalti, si tratta sicuramente di fake news! Cgil, Cisl e Uil chiariscano subito o sarà inevitabile la rottura del fronte unitario del mondo delle costruzioni, che nel caos politico e nella debolezza delle istituzioni è l’unica paratia a tenuta stagna rimasta a impedire che il mercato siciliano delle opere pubbliche affondi sotto le bordate dei comitati d’affari e della concorrenza sleale”. L’Ance Sicilia esprime così stupore e forte preoccupazione per l’inspiegabile e improvvisa presa di posizione dei sindacati confederali regionali che, aprendo una voragine, rischia di affossare la proposta di adeguamento dei criteri di aggiudicazione alla difficile realtà siciliana, proposta sulla quale il governo si è confrontato con tutte le parti prima di presentarla. “Anomala posizione che si può spiegare solo con un corto circuito o una distrazione – dice Ance Sicilia – da parte di organizzazioni responsabili che solitamente prima provano il confronto e sollecitano modifiche di ciò su cui non concordano, ma non vanno allo scontro ex abrupto e non chiedono il ritiro di una norma così vitale per il settore più importante dell’economia regionale senza prima consultarsi con le controparti datoriali e delle professioni tecniche che fanno parte della Consulta regionale. Ma ammettere di avere sbagliato e chiarire che non si voleva dire questo è certamente più responsabile dell’aprire una frattura esclusivamente ideologica e a danno dei lavoratori che Cgil, Cisl e Uil rappresentano”. “Infatti, quando si difendono metodi che favoriscono scientificamente la corsa ai ribassi anormalmente elevati si fa solo ideologia – prosegue l’Ance Sicilia - . Quella cieca ideologia di cui si innamorò il precedente governo nazionale, che nel 2016 con il Codice degli appalti e le successive modifiche peggiorative impose all’Italia gli attuali scellerati meccanismi di determinazione della soglia e dell’esclusione automatica. Da allora il settore è stato devastato e tutte le gare sono state aggiudicate con ribassi sempre crescenti, fino all’attuale costante di una media superiore al 50%. Delle due l’una: o chi scrive i capitolati di gara è pazzo e gonfia i prezzi a base d’asta, oppure chi si offre di eseguire opere a costi dimezzati non ha in banca soldi puliti e non applica i contratti di lavoro. Di fatto, quella fallace ideologia ha spinto le opere pubbliche verso le braccia di questi signori”. “Noi, come i sindacati, da almeno un decennio proponiamo metodi che garantiscano la massima trasparenza possibile. In questi giorni il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – sottolinea l’Ance Sicilia - , rendendosi conto di questa gravissima situazione, ha annunciato una imminente modifica del Codice degli appalti per bloccare i ribassi eccessivi nel Paese. Ma già dallo scorso anno la Regione, e nello stesso senso, su sollecitazione unitaria del mondo delle costruzioni sta portando avanti la proposta di modifica ora all’esame dell’Ars, perché in Sicilia più che altrove le imprese sane vengono tagliate fuori dai lavori a causa della preponderante partecipazione di operatori spregiudicati. Questa riforma darebbe anche un senso, finalmente, al faticoso lavoro che in questi anni Ance Sicilia, le altre associazioni e i sindacati hanno condotto insieme segnalando alle autorità competenti ogni anomalia nelle aggiudicazioni”. “A questo punto i sindacati dicano da che parte stanno, facciano capire qual è la loro idea di trasparenza e di contrasto dell’illegalità nel settore delle costruzioni. Idea che non può essere certamente né la conservazione di un metodo che garantisce la sfrenata corsa ai ribassi eccessivamente alti, inaccettabile per le nefaste conseguenze che provoca sulla legalità di tutto il settore delle costruzioni (dalla mancata trasparenza nelle aggiudicazioni delle gare alla mancata applicazione del contratto di lavoro e di tutti gli accorgimenti di sicurezza nei cantieri); né i metodi che ora propongono nella loro dichiarazione e che rappresentano, questi sì, un pericolosissimo ritorno al passato. Perché la Sicilia, che già ha pagato con 100mila posti di lavoro persi i danni di quella ideologia e che ora sta pure subendo, come il resto del Paese, le conseguenze di un’altra ideologia, non debba anche scoprire che ci sono manovre tendenti a piegare l’istituzione sindacale a un atteggiamento puramente ideologico che risulta alla fine nemico del lavoro vero e della trasparenza, il che potrebbe sembrare un ossimoro”.
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