Inserita in Cultura il 16/01/2019
da Direttore
Università, dopo gli annunci sulla volontà di riforma del numero chiuso e di quello programmato è arrivato il silenzio.
Lanteri (Ugl): "I nostri giovani dimenticati, mentre in Italia c´è bisogno di migliaia di medici." Senza un urgente cambio di rotta saranno i professionisti stranieri a colonizzarci!"
"Sono gia´ passati cinque mesi dallo svolgimento dei test di ammissione alle facoltà a numero programmato o chiuso e, purtroppo, come era prevedibile è sceso il silenzio sulla questione legata alle criticità emerse dal blocco o dall´esiguità degli accessi, a fronte di una domanda abnorme da parte degli studenti e di una necessità di avere professionisti formati per impinguare organici ospedalieri ridotti all´osso". Lo dichiara il segretario nazionale Ugl Università, Raffaele Lanteri. "Nonostante nelle scorse settimane, anche in maniera bipartisan da parte della politica e non solo, vi siano diverse proposte per riformare la legge n° 264 del 1999, ancora oggi rileviamo che i vari proclami non hanno sortito l´effetto desiderato. C´è da temere adesso una nuova ulteriore perdita di tempo tale da riproporre la criticità con l´avvio dell´anno accademico 2019/2020. L´emorragia di medici, dovuta ai pensionamenti ed alle piante organiche già carenti, sul territorio italiano continua a depauperare le risorse già esigue delle strutture, mentre i nostri giovani continuano ad aspettare e sperare di accedere a un concorso che oggi risulta soltanto essere un´occasione di business per i centri di formazione, che ovviamente chiedono cifre importanti per formare i futuri candidati ai concorsi di ammissione. Quest´inspiegabile blocco o riduzione, paradossalmente, in vista degli ormai impellenti concorsi potrà assicurare invece la possibilità di inserimento utile in graduatoria a personale proveniente da paesi esteri, già formati. Per questo - continua il segretario - ribadiamo con forza la nostra posizione, ovvero quello di garantire un sistema più equo che permetta a tutti, naturalmente maniera razionale, il diritto allo studio magari immaginando di far proseguire solo i più meritevoli. Certamente, non in questo modo nel quale rischiamo seriamente che la domanda è l´offerta non si incrocino o, peggio ancora, corriamo il pericolo di essere colonizzati da medici provenienti dall´estero della quale poco o nulla conosciamo sulle modalità di formazione, mentre i nostri giovani sono costretti a dover fare altro. Non ci sembra un percorso virtuoso, ed allora auspichiamo un po´ di buon senso che conduca da subito il legislatore a programmare seriamente per il prossimo anno, mettendo da parte questi inutili batti e ribatti il cui unico risultato è stato quello di rimandare nel tempo e far perdere di credibilità il mondo delle professioni sanitarie."
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