Inserita in Cronaca il 27/12/2013
da Michele Caltagirone
Quattordici anni fa la strage del ´Vulpitta´
Era la notte tra il 28 ed il 29 dicembre 1999. Poche ore prima al centro di permanenza temporanea dell’istituto “Serraino Vulpitta” di Trapani c’era stato un tentativo di fuga, l’ennesimo che aveva posto l’accento sul problema di queste strutture, istituite poco più di un anno prima dalla Legge Turco-Napolitano. Il CPT di Trapani fu il primo in Italia e fu anche il primo centro destinato al trattenimento dei cittadini stranieri irregolari ad essere teatro di una strage. A seguito del suddetto tentivo di fuga infatti oltre dieci persone furono rinchiuse in una stanza. Nel tentativo di farsi aprire la porta, uno degli immigrati diede fuoco ad alcuni materassi ma non fece altro che causare la morte di sei persone. Impossibile forzare la porta, sprangata dall’esterno, quando sul posto sono giunsero i vigili del fuoco tre giovani tunisini erano già morti carbonizzati. Altri tre furono trasportati a Palermo ma morirono pochi giorno dopo a causa delle gravissime ustioni. Jamel Brahami Ben Taahr, Rabah Arfaoui Ben Hedi, Nasreddin Arfaoui Ben Hedi, Lotfi Ben Mohamed Salah, Ramzi Ben Salem Mouldi e Nasim El Herzally Ben Moustafa. Erano i nomi delle sei vittime del rogo per il quale nel gennaio del 2000 venne presentato un esposto alla magistratura. L’allora prefetto di Trapani, Leonardo Cerenzìa, fu accusato di omissione di atti d’ufficio, incendio colposo e concorso in omicidio colposo plurimo. Secondo la tesi dell’accusa infatti il centro non era a norma, non c’erano scale antincendio n´ estintori. L’ex prefetto Cerenzia venne comunque assolto da tutte le accuse il 15 aprile del 2004, sentenza confermata anche dalla Corte d’Appello di Palermo. Le vittime del “Vulpitta” sono state ricordate, anno dopo anno, dai volontari del Coordinamento per la pace che anche domani, in occasione del quattordicesimo anniversario della strage, hanno organizzato un presidio antirazzista davanti palazzo Cavarretta, dalle 17 in poi, insieme al Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”. “Il ricordo resta sempre vivo. Lo sgomento per la strage di immigrati nel Centro di permanenza temporanea “Serraino Vulpitta” di Trapani – si legge nella nota che presenta l’iniziativa - si rinnova ogni anno nel dolore e nella rabbia per le morti e le sofferenze che, ancora oggi, colpiscono gli immigrati nel nostro paese e in tutta Europa. Non ci stancheremo mai di ripetere che se le leggi sull´immigrazione non fossero così restrittive e assassine, le persone non sarebbero ritenute “clandestine”, non affronterebbero viaggi così pericolosi, e non morirebbero così. Se le leggi non fossero così irrazionali, i richiedenti asilo non sarebbero costretti ad aspettare mesi, in centri di “accoglienza” come quello di Salinagrande, per conoscere il loro destino. Se le leggi sull´immigrazione non fossero così classiste e razziste, gli immigrati potrebbero rivendicare i loro diritti sul lavoro, non sarebbero in balìa degli sfruttatori e dei trafficanti di uomini, e non sarebbero terrorizzati dalla detenzione amministrativa nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE)”. I manifestanti, “nel ricordo di Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim morti nel rogo del 1999 e di tutti i migranti vittime delle frontiere e del razzismo di stato” tornano dunque a chiedere “la chiusura del CIE di contrada Milo e di tutti i CIE, l’abolizione delle leggi razziste, l’eliminazione del legame obbligatorio tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, l´apertura delle frontiere, la libertà di movimento di tutte e tutti, in Italia e nel mondo, la solidarietà e la giustizia sociale, contro il razzismo e la repressione in una Sicilia smilitarizzata, terra di pace e di accoglienza, senza il Muos e le basi di guerra”.
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