“LE REGOLE DEL GIOCO” è la partita che si gioca fuori dal carcere con i papà in esecuzione penale esterna, la “partita” più difficile. È la possibilità di giocare una seconda chance e un nuovo ruolo: quello dell’arbitro. È la possibilità di tornare a rispettare le regole facendole rispettare, diventando modello da ammirare per i propri figli.
“LE REGOLE DEL GIOCO” è un Programma di Bambinisenzasbarre e Cun Company in collaborazione con l’Ufficio esecuzione penale esterna Lombardia. I genitori che partecipano al percorso formativo professionalizzante hanno l’opportunità di diventare arbitri regolari.
Per i figli è l’occasione di essere orgogliosi del proprio papà e poterlo raccontare agli amici uscendo dal silenzio del segreto, dal non "poter dire", rappresentato dall´essere figlio di un genitore detenuto per non subire esclusioni e emarginazioni.
“Le regole del gioco” è un’opportunità per i genitori in esecuzione penale esterna di ricomporre la relazione coi figli e con la società. "I diritti dei grandi iniziano dai diritti dei bambini", un principio fondamentale che in carcere diventa cruciale.
“Le regole del gioco” si inscrive nella Campagna “la Partita con papà” di Bambinisenzasbarre, partita che da momento eccezionale per i figli e genitori, che fa giocare insieme in carcere mantiene il legame affettivo e fa condividere gli spazi di vita dei genitori, diventa messaggio per la società fuori.
Con “Le regole del gioco” lo sport non è solo un momento di divertimento, unione e benessere, ma diventa la possibilità, per chi ha commesso degli errori, di riscrivere la propria storia e raccontarsi in maniera nuova a se stessi e ai propri figli.
Partecipano
Luigi Pagano, Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria della Lombardia
Severina Panarello, Direttrice dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna Regione Lombardia
Matteo Tonon, Presidente di Cun Company
Angelo Bonfrisco, già arbitro di serie A
Lia Sacerdote, Presidente Bambinisenzasbarre
Saranno presenti i papà che racconteranno l’esperienza de “Le regole del gioco”
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Bambinisenzasbarre Onlus
L’Associazione Bambinisenzasbarre Onlus è impegnata da oltre 15 anni per il mantenimento della relazione figlio genitore detenuto. E’ attiva in rete sul territorio nazionale con il modello di accoglienza Sistema Spazio Giallo e Campagne nazionali di informazione. Il modello di accoglienza rappresenta il punto di partenza per sviluppare un intervento organico di sostegno ai bambini e alle famiglie che entrano in carcere per incontrare il papà o la mamma, una pratica che sensibilizza la polizia penitenziaria, ogni giorno impegnata a ricevere i bambini che accedono in carcere riconoscendone i bisogni.
Membro della direzione della rete europea Children of Prisoners Europe (ex Eurochips) e della Federazione dei Relais Enfants Parents con sede a Parigi, è Consultant Member di Ecosoc dell’Onu.
In stretta connessione con l’intervento negli istituti penitenziari, l’Associazione ha sviluppato un forte impegno sul piano dell’advocacy, che ha portato nel 2014 alla firma col Ministro di Giustizia e l’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Protocollo-Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti (rinnovato nel 2016 e il 20 novembre 2018), la prima in Europa nel suo genere.
La Carta riconosce formalmente i diritti di questi bambini, in particolare il diritto alla non discriminazione e alla continuità del legame affettivo con il proprio genitore in attuazione degli artt. 3 e 9 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Da allora Bambinisenzasbarre Onlus è impegnata nella diffusione e nel monitoraggio dell’applicazione delle linee guida della Carta negli istituti penitenziari italiani, organizzando e partecipando a seminari e convegni, creando una rete di attenzione nazionale di realtà istituzionali e del Terzo Settore e fornendo consulenza sui temi della genitorialità in carcere.
A rafforzare l’impatto del Protocollo - e del ruolo dell’Associazione a livello italiano ed europeo - si è anche imposta la Raccomandazione CM/Rec(2018)5, adottata ad aprile 2018 dal Consiglio d’Europa e rivolta al Comitato dei Ministri dei 47 stati membri. La Raccomandazione ha assunto come modello la Carta italiana per preservare i diritti e gli interessi dei bambini e ragazzi figli di detenuti.