Inserita in Un caffè con... il 05/06/2018
da Direttore
Se la Legge diventa quella del più furbo, anche la Morale ne risente
La Morale è il compendio delle regole del comportamento etico e si conforma alle leggi del tempo. Detto così sembra che si voglia confondere ma non è questo l’intento. Cerchiamo invece di capire cos’è la Morale e perché sia così difficile da sempre stabilirne i confini. Sì perché, senza i giusti limiti, si sfora negli eccessi che non sono mai sani. I primi confini sono dettati dal romanico buon senso, ma, in mancanza di questo, gli stessi romani stabilirono, nel vivere sociale, si dovesse avere a cuore soprattutto la Legge. Può la Legge condizionare la morale? Deve! essendo la Legge un compendio di regole, che definiscono i rapporti sociali, non può essere altrimenti. Tutta questa premessa, lungi dall’ essere una spocchiosa esibizione, è indispensabile introduzione del concetto di morale, di cui oggi si parla tanto e soprattutto a sproposito. Si è invocata la morale in Russia quando, sotto le mentite spoglie della trasparenza, essa ha difatti traghettato una dittatura verso un vagito di democrazia. Si è detto di tutto, in bene e in male, ma l’operazione ha messo fine alla guerra fredda tra USA e URSS, e non è poco. È stata la morale che ha spinto un pugno di generosi sognatori a immaginare l’Europa Unita fondata sull’accordo e la collaborazione tra i Paesi membri, con la definitiva cessazione delle belligeranze di qualsiasi natura, e non è poco! E anche se le cornacchie invocano oggi sull’Europa ogni sventura e il suo apparato burocratico scricchiola per gli interessi delle Nazioni che non hanno digerito il cambiamento, remare contro non è morale. La morale interviene massicciamente quando deve finalizzare le azioni e, anche se queste, per realizzarsi, seguono un percorso di accordi e compromessi, il suo fine è sempre il bene e l’interesse della Comunità. Usarla come metro di giudizio di ciò che ci circonda, politica compresa, sembra assai semplice, ma è di fatto fuorviante! L’abitudine a giudicare la realtà secondo un codice morale personale o peggio dettato da predicatori di ‘verbi’ di facili salvamenti globali, non è assolutamente morale. Seguendo questo metro infatti si torna alle fazioni, alle liti, alla guerra. Ed è allora che si tuona ipocritamente invocando la morale, che morale non è perché non fa gli interessi della Comunità, ma quelli di una fazione, col risultato di mettere la Cosa Pubblica in mano a persone che non la gestiranno nell’interesse di tutti. Esse, non essendo persone libere, sono prive del primo requisito della morale: non possono agire nell’interesse generale. Chi segue le regole della Morale lo fa per libera scelta, non per imposizione. Si possono portare ad esempio alcuni Soloni dell’Anti-mafia, come nei casi più recenti scoperti in seno proprio alle Associazioni contro la mafia e la criminalità organizzata, evidenziati dalla Stampa nazionale e i cui dossier sono in mano alla Magistratura, che hanno approfittato della copertura morale di una Associazione Anti-mafia tradendone i pur nobili intenti e rendendosi invece parte in causa. Per quanto possa sembrare assurdo, il loro gesto è immorale più che essere un mafioso dichiarato, perché tradisce la buona fede di chi la mafia la combatte. Ma se il pesce puzza dalla testa, ciò non vuol dire che il resto emani odore di santità, e mi riferisco a tutti coloro che giustificano, se non addirittura esaltano, questo comportamento da ‘furbo’, rendendosi praticamente responsabili della posizione di potere che costoro indebitamente acquisiscono. Ma se si stravolge le Legge, se la Legge diventa quella del più furbo, anche la Morale ne risente, e, di conseguenza, diventa ‘giusto’ e ‘moralmente corretto’ fare il proprio tornaconto perché sembra che al Governo e altrove siano tutti ladri, mentre, a ben guardare, ovunque, nel segreto del proprio impegno quotidiano, c’è tanta gente che fa il proprio dovere laicamente, passando inosservata. La Morale, essendo una realtà comune a tutti gli appartenenti ad una Società civile, è laica e non appartiene a nessun credo, fede o dottrina, che invece hanno l’obbligo, per essere considerate, di rispettarla. È un principio che deve essere chiaro sempre! La democrazia vuol dire anche questo! Tempi passati, più rigorosi sul piano della libertà personale, hanno dettato e fatto rispettare delle regole che hanno aiutato l’Umanità a crescere, ma la scelta di essere liberi e indipendenti, di fare parte di una Società che si dichiara democratica vuol dire crescere di conseguenza, e non dover dipendere da chi ci dice cosa è giusto fare o cosa non lo è! Occorre che lo si sappia da sé, ed agire di conseguenza sempre! È difficile da capire? No! È difficile da fare? Sì! Una guida serve a tutti noi; crescere senza un tutore oggi è difficile e quando i tempi cambiano si stenta a stare al passo. Quello che ci circonda è un fiume in piena! la gente corre e sembra non avere un’anima, concentrata com’è in se stessa. Sono gli albori di una Società più responsabile e democratica! Oggi ognuno di noi deve assolvere al proprio compito in maniera autonoma e concorde con chi gli sta vicino, e con cui collabora, in un’ottica di rispetto delle idee altrui e di tolleranza di quelle diverse. È l’alba di una fase critica per l’Umanità! Non è la prima volta che essa si trova di fronte ad un cambio radicale e, almeno per quello che riguarda il passato, questa trasformazione è stata generata da uno scontro cruento tra il nuovo e il vecchio e un conseguente bagno di sangue. Si può evitare? Sì, se si agisce nel rispetto dei dettami della Morale sociale e non seguendo i singoli moralismi, nati per creare separazione e piccole sacche di potere personale. Cosa bisogna fare perché questo processo abbia un esito positivo e il meno possibile cruento? Rispettare i dettami della Morale sociale e, se non ci si sente sicuri, affidarsi ad una guida per lo meno onesta, se non addirittura illuminata. Oggi si può non sapere che cosa fare, ma non si possono ignorare le tante persone per bene che ci lavorano a fianco. Le caratteristiche dell’homo bonus, come lo si chiamava una volta, non sono difficili da riconoscere ancora oggi: cura gli interessi della comunità a cui appartiene, o della quale detiene un incarico, senza farne un tornaconto personale, ascolta tutti e dialoga con tutti, ha le sue idee ma rispetta quelle degli altri e le confronta per imparare, sempre convinto di non essere detentore di nessuna verità; non fa propaganda del suo credo, li rispetta tutti, non cerca di imporre idee e non predica soluzioni drastiche e radicali. Sostenere che non esistano tali persone è solo una scusa per non vederli e non decidere di cambiare. È sufficiente infatti seguire persone come queste, e dare loro fiducia affinché ricoprano incarichi a servizio della Comunità, oggi finalizzati al mero tornaconto, togliendolo ai furbi di tutte le stagioni, o i fanatici di ogni credo. E se ciò non è facile è perché occorre fare violenza su se stessi! Nel primo caso, e parlo dei furbi, bisogna avere il coraggio di mettere in secondo piano i propri interessi (non ho detto eliminarli, solo passarli in secondo piano e aspirare a quelli legittimi); se non si entra in quest’ottica li si continuerà ad ammirare ed imitare, e di conseguenza a votare, per lamentarsi poi che non fanno il loro dovere o sono collusi col malaffare. Nel secondo caso, ed è anche più difficile, bisogna imparare a diventare tolleranti (sì diventare! Perché tolleranti non si nasce) e accettare il fatto che le idee degli altri sono una grande ricchezza per l’Umanità intera, anche se non le comprendiamo. Il Cristo la chiama Carità e la ritiene più importante della stessa Fede, Platone ne cerca l’essenza nella Tradizione, che riconosce comune a tutti gli uomini, denunciando la parzialità della conoscenza umana basata solo sulla percezione fenomenica. Per crescere bisogna imparare, e imparare apre le porte della Conoscenza, e del sacrificio personale, a beneficio degli altri. Prometeo docet! Vincenzo Li Mandri Rivista Symposium
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