Inserita in Un caffè con... il 06/09/2017
da Direttore
Cosa sono "ius soli" e "ius culturae"?
Si è ripreso a discutere della legge sulla cittadinanza dopo i recenti episodi di terrorismo islamico che hanno interessato la Catalogna ed in particolare Barcellona.
L’ondata di attacchi terroristici che colpiscono l’Europa sembrano non scuotere più di tanto le coscienze delle leadership del Vecchio Continente, ormai più preoccupate delle conseguenze politiche che della sicurezza dei cittadini.
Cerchiamo di comprendere come sia regolato il diritto alla cittadinanza in Italia.
La legge sulla cittadinanza, introdotta nel 1992, prevede un’unica modalità di acquisizione chiamata “ius sanguinis “: un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”. La predetta legge è carente in quanto esclude per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia e vincola la loro condizioni a quella dei genitori ai quali il permesso di soggiorno può scadere costringendo l’intera famiglia a lasciare il nostro Paese. La nuova legge in fase di approvazione al Senato introduce due nuovi principi per ottenere la cittadinanza italiana prima del raggiungimento della maggiore età.
Dovremmo avere il criterio della “ ius soli “ ( diritto legato al territorio ) e quello della “ ius culturae “ ( diritto legato all’istruzione ). Lo “ ius soli “ non è contemplato nella legislazione di alcun Stato dell’Unione Europea e, diversamente da quanto avviene negli Stati Uniti d’America, dovrebbe essere limitato statuendo che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri:
– deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
– deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
– deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.
L’altra modalità per ottenere la cittadinanza italiana dovrebbe essere quella del cosiddetto “ ius culturae “, e passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico. Allo stato attuale in Italia ci sono circa 1 milione e 65mila minori stranieri. Moltissimi di questi ragazzi sono figli di genitori da tempo residenti in Italia oppure hanno già frequentato almeno un ciclo scolastico (a volte le due categorie si sovrappongono). I minori nati in Italia da madri straniere dal 1999 a oggi sono 634.592 (presumendo che nessuno di loro abbia lasciato l’Italia). Per quanto riguarda lo “ ius culturae “, sono invece 166.008 i ragazzi stranieri che hanno completato almeno cinque anni di scuola in Italia, non tenendo conto degli iscritti all’ultimo anno di scuole superiori perché maggiorenni.
L’imporre per decreto agli italiani lo “ ius soli “ e lo “ ius culturae “ pare quantomeno improvvido da parte del Governo perché detti provvedimenti andrebbero ad incidere profondamente sulla nostra società con impatti imprevedibili e, probabilmente, disastrosi. I politici hanno l’obbligo di tutelate l’autodeterminazione per proprio Popolo.
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