Inserita in Cronaca il 12/10/2013
da Marina Angelo
Nuova tragedia in mare
Nuovo naufragio ieri nel canale di Sicilia a circa 70 miglia dalla più grande delle Pelagie. Un’altra tragedia si scrive su quelle acque dove, nemmeno una settimana fa, morivano più di 339 persone (un bilancio ancora in crescita).
L´imbarcazione, carica di 250 migranti a 60 miglia da Lampedusa, si sarebbe capovolta a seguito di una ressa scoppiata al passaggio di un aereo militare. I migranti, secondo quanto riferiscono le fonti maltesi, avrebbero iniziato ad agitarsi per farsi notare provocando il capovolgimento dell´imbarcazione. L’inizio di un altro incubo che oggi conta 44 morti e 206 sopravvissuti. 34 sono finora i cadaveri recuperati. Ventuno corpi sono stati portati a Lampedusa (Agrigento) da una motovedetta della Guardia di finanza tra cui 7 bimbi e 11 donne
E il presidente dell´Unicef Italia Giacomo Guerrera esprime «sgomento e sconcerto per la nuova tragedia avvenuta ieri sera nel canale di Sicilia, in cui diversi bambini, sembra 10, hanno perso la vita. Ancora 10 bambini che si vanno ad aggiungere a migliaia di altri piccoli ´invisibili’ che in questi anni sono morti nel Mar Mediterraneo, ormai sempre più un mare di morte, più che di speranza, per tante persone in cerca di protezione».
«Il nostro ringraziamento - prosegue - va alle nostre Forze dell´Ordine che in questa, come in molte altre occasioni, è tempestivamente intervenuta per salvare migliaia di vite umane. Dobbiamo poter garantire ai migranti un´adeguata accoglienza, a partire da un arrivo in condizioni di sicurezza nel nostro territorio; a tutti i bambini, in particolare a quelli non accompagnati o separati dai loro genitori e ai richiedenti asilo, protezione e assistenza. Molti bambini che affrontano viaggi terribili per raggiungere il nostro paese provengono da paesi instabili: ricordiamo il diritto dei bambini ad avere speciale protezione in caso di conflitti ed emergenze e la necessità di tutelare i loro diritti quando siano separati dalle famiglie o quando le loro famiglie siano sfollate, rifugiate, richiedenti asilo o migranti».
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