Inserita in Cronaca il 11/11/2016
da REDAZIONE REGIONALE
LE TAPPE DELLA MISERICORDIA … CONDIVIDERE PER ESSERE LIBERI
Fuori da noi stessi siamo tutti esuli, dentro o fuori le mura del carcere “Qualunque lotta siate chiamati ad affrontare abbiate la certezza che la misericordia di Dio, che chiede di guardare avanti, ci farà vincitori sul male” L’ultima tappa del Giubileo della Misericordia con i detenuti al carcere “San Giuliano” di Trapani. Domani in Cattedrale il rito di chiusura. Con i detenuti del carcere “San Giuliano” si era tenuta la prima celebrazione giubilare in Diocesi dopo l’apertura della Porta Santa. Con i detenuti l’ultima celebrazione prima del rito di chiusura. “Non siamo qui per una celebrazione formale – ha detto il vescovo parlando anche a nome del cappellano e dei volontari che prestano il loro servizio gratuito in carcere – siamo qui perché c’è una voce che vogliamo ascoltare e che vogliamo riportare a tutta la comunità della Diocesi. A nessuno di noi, neanche al vescovo, viene risparmiata la lotta tra il bene e il male, tra la scelta del bene e quella del male quando scegliamo di utilizzare gli altri per i nostri scopi – ha detto nella sua testimonianza mons. Fragnelli - Qualunque lotta siate chiamati ad affrontare abbiate la certezza che la misericordia di Dio, che chiede di guardare avanti, ci farà vincitori sul male. La libertà che state cercando non viene dal tempo che passa, né dalle carte degli avvocati o dalle decisioni dei giudici. La libertà è qualcosa di più profondo scritto nel nostro cuore: è prendere coscienza che siamo stati pensati con un cuore aperto alla speranza e che proprio nella vostra condizione di difficoltà, in cui quella fisica vi viene tolta, potete riscoprire. Il vescovo ha citato una delle più belle famose poesie di Giosuè Carducci “San Martino” (la cui festa liturgica ricorre oggi). “Il poeta dà voce ad un sentimento condiviso, anche da chi non ha una fede religiosa – ha continuato il vescovo - E’ il sentimento di essere esuli, esuli da noi stessi, presi dalle nostre preoccupazioni, in una condizione piccola e ristretta mentre l’anima e l’intelligenza si aprono qualcosa di più grande”. I detenuti hanno raccontato come l’esperienza del carcere li abbia costretti a concentrarsi sull’essenziale, a rivalutare le piccole cose di ogni giorno e alla condivisione. “Condividere, come ha fatto san Martino con il suo mantello donato al povero, è il più grande gesto di libertà che ci libera dalla condanna della schiavitù delle cose da accaparrare, che dice che prima delle cose guardiamo alle persone”. Nel dialogo nato spontaneamente con il vescovo alcuni detenuti hanno raccontato alcune esperienze quotidiane denunciando la mancanza di condivisione con un mondo “esterno” sempre più indifferente alla realtà carceraria e sempre meno disposto a dare una seconda possibilità a chi ha pagato il suo debito con la giustizia, una società – hanno detto - che si mostra ipocritamente debole con i forti e forte con i deboli. “Questo mondo che sembra premiare gli affaristi e gli accaparratori possa essere aiutato da voi, dalla vostra trasformazione a sperare ancora – ha risposto mons. Fragnelli - E sono certo che con la testimonianza di coloro che hanno vissuto questo periodo difficile della propria vita per crescere nel bene, il miracolo della fiducia avverrà! Alla fine alcuni detenuti hanno letto alcuni brani del toccante discorso che papa Francesco ha tenuto per il Giubileo dei carcerati domenica scorsa: quindi la recita del Padre nostro mano nella mano, i saluti personali e l’arrivederci al mese prossimo. In rappresentanza di tutti i carcerati della Diocesi, domani tre detenuti parteciperanno alla concelebrazione in Cattedrale accompagnati dal direttore Renato Persico e dal comandante della polizia penitenziaria Giuseppe Romano.
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