Inserita in Cronaca il 08/08/2016
da REDAZIONE REGIONALE
IL PATRONO DELLA CITTÀ DEL SALE C’INVITA AD UNA ALLEANZA FORTE E VERA
Come sant’Alberto essere “sale” della nostra terra per dare sapore e preservarla dalla corruzione Abbiamo bisogno di laici che rischino, che si sporchino le mani, che non abbiano paura di sbagliare, che vadano avanti L’Omelia del vescovo Pietro Maria Fragnelli durante il solenne pontificale per la festa del santo patrono della città di Trapani “Gesù nel Vangelo ci ricorda che siamo il sale della terra – ha detto il vescovo nel passaggio iniziale dell’omelia ieri sera nella Cattedrale “San Lorenzo” - Nella Bibbia il sale ha un grande valore simbolico: fa pensare alla “comunione tra alleati”. Nel nostro caso si tratta dell’alleanza tra Gesù e i discepoli. L’alleanza è forte e vera quando il sale non è scipito. I discepoli devono conservare in sé il sapore di Cristo, altrimenti non valgono nulla, non servono a nessuno. Non danno al mondo ciò di cui l’umanità ha bisogno: l’antidoto alla sua tendenza alla corruzione. Il sale, infatti, non serve solo a dare sapore, ma anche a preservare dalla corruzione. Lo sappiamo bene noi trapanesi, che viviamo nella città e nella civiltà del sale. Mettere sotto sale i cibi significa proteggerli dalla corruzione causata dal calore e dal tempo. L’umano tende a corrompersi: quanti esempi negativi di corruzione nella pubblica amministrazione e nella vita privata, nella gestione del territorio e del bene comune in generale! quanta manipolazione anche della dimensione religiosa e del sacro tra noi e nel mondo intero! Gesù ci mette in guardia e dà ai discepoli un ruolo molto impegnativo: siete sale! Non è un imperativo, è un indicativo. Voi avete il “sapore delle beatitudini” e non dovete perderlo. Il vostro essere sale ha il significato della sapienza di cui l’umanità ha bisogno, è simbolo di amicizia e di disponibilità al sacrificio. Simbolicamente la grandezza eroica del sale sta nel fatto che si scioglie nella realtà a cui dà sapore e fecondità. Come discepoli di Gesù abbiamo “il sapere e il sapore” (così il latino sapere, avere il sapore) dell’essere figli dell’unico Padre dei cieli. Per questa identità vale la pena lasciarsi conformare sempre più a Gesù, che per amore si è donato totalmente all’umanità sulla croce e così ha dato sapore e senso alla storia. Così hanno fatto i santi di ieri e di oggi. Si tratta di un cammino che ha bisogno di un orizzonte grande – ha continuato mons. Fragnelli - Anche voi, dunque, alzate lo sguardo e guardate “fuori”, In questo particolare momento storico,e nel contesto del Giubileo della Misericordia, la Chiesa è chiamata a prendere sempre più coscienza di essere la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» e peccatrice - ha detto citando papa Francesco - di essere Chiesa in permanente uscita, che sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi”. Abbiamo bisogno di laici che rischino, che si sporchino le mani, che non abbiano paura di sbagliare, che vadano avanti. Abbiamo bisogno di laici con visione del futuro, non chiusi nelle piccolezze della vita. E l’ho detto ai giovani: abbiamo bisogno di laici col sapore di esperienza della vita, che osano sognare. Oggi è il momento in cui i giovani hanno bisogno dei sogni degli anziani. In questa cultura dello scarto non abituiamoci a scartare gli anziani! Sant’Alberto, prega per noi e insegnaci a sognare l’orizzonte luminoso nel quale Gesù ci vuole discepoli luce, discepoli sale dell’umanità. Sant’Alberto, grazie! Prega per noi tutti, per le nostre famiglie, la nostra città, la nostra Chiesa”.
|
|
|
|
|
|
|