Inserita in Cultura il 02/08/2016
da REDAZIONE REGIONALE
DIONISIACHE SEGESTA - SETTIMANA RICCA DI APPUNTAMENTI A SEGESTA – COMMEDIE/ TRAGEDIE, LE ALBE E TERESA MANNINO
Sarà una settimana davvero interessante e da non perdere quella che vedrà ancora una volta CoProtagonisti il Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2016 e il Teatro Antico di Segesta. Si parte stasera con la Commedia di Plauto “MILES GLORIOSUS” alle 19,15. In scena, per lui si tratta di un ritorno a Segesta Edoardo Siravo, nei panni del fanfarone Pirgopolinice e Marco Simeoli, Palestrione, l’astuto servitore di Pleusicle e vero protagonista della scena, i cui piani gli fanno meritare più volte il titolo di “architetto”. Regista dello spettacolo è Alvaro Piccardi. “MILES GLORIOSUS” è la Commedia Plautina più lunga (1437 versi) ma è anche la più ricca di dialoghi e con più personaggi. È una commedia dalla comicità sfrenata, considerata l’antecedente di tutti i Capitan Spaventa e Fracassa che animeranno la Commedia dell’Arte e il teatro del Rinascimento.
Domani sera poi arriva ASPETTANDO ANTIGONE di Claudio Zappalà Testo vincitore della prima edizione del premio Cendic-Segesta 2015. L’appuntamento con il grande pubblico è fissato alle 19,15 al Teatro di Segesta. La regia è firmata di Mauro Avogardo.Sul palcoscenico Dario Battaglia, Vladimir Randazzo, Nicasio Catanese, Ivan Graziano La scenografia è di Aurora Buzzetti e Francesca Innocenzi. I costumi Ivan Bicego Varengo. Il lavoro è una produzione del Centro Teatrale Meridionale.
Note: Il vincitore del Premio Cendic Segesta 2015, Aspettando Antigone, di Claudio Zappalà, è un testo originale: l’autore è stato capace di scrivere una storia reinventando il mito e introducendolo all’interno di un immaginario contemporaneo. Il linguaggio è asciutto, ironico. Le quattro guardie protagoniste sono ricche di un’umanità molto poco ‘eroica’e per questo è semplice e immediata la nostra empatia con loro:ci somigliano nelle pigrizie, nelle vigliaccherie e nelle paure, nel desiderio di una semplice vita tranquilla. I personaggi delle guardie ricordano Beckett: Beckett è chiaramente nel titolo e tutta l’opera lo tiene ben presente. Tutto in essa è estremo, ferocemente contrastato. Il posto è un posto fuori da tutto, svuotato (vi campeggiano solo un piccolo colle e un albero), pieno di luce e di caldo e poi di silenzio. Questi quattro uomini, che nella tragedia di Sofocle non meritavano di esser visti, a loro modo e per quel che possono, con coraggio quasi eroico, vorrebbero capire in che gioco sono finiti, che decisione è giusto prendere. La vita è una roba difficile da decifrare. Poetici e commoventi, ci dimostrano come i grandi testi di teatro di ogni epoca offrano materia preziosa e possibilità sempre nuove e fertili per essere riscritti, riletti e parlare ancora di noi.
Il 4 Agosto alle 19,30 saremo in compagnia di TERESA MANNINO ODISSEA, UN RACCONTO MEDITERRANEO - LE SIRENE - SCILLA E CARIDDI dall’Odissea di Omero, canto XII - Progetto e regia: SERGIO MAIFREDI Produzione: Teatro Pubblico Ligure.
“Un sogno realizzato”. Teresa Mannino, attrice di talento e beniamina del pubblico televisivo, per definire il suo appuntamento con “Odissea – un racconto mediterraneo”, nella magia del teatro antico di Segesta, usa proprio queste parole: “Un sogno realizzato”. Perché per lei, che questo spettacolo del Teatro Pubblico Ligure diretto da Sergio Maifredi ha portato in giro per l’Italia, la tappa siciliana - per lei unico appuntamento siciliano per questa estate - ha un sapore particolare: sarà come un ritorno a casa. Per questo la palermitana Teresa Mannino attende con emozione il momento di poter salire, all’imbrunire del 4 agosto, sul palcoscenico di pietra delle “Dionisiache 2016”, e proporre al pubblico il canto XII dell’Odissea di Omero, “Le sirene – Scilla e Cariddi” per il progetto del TPL “Odissea – un racconto mediterraneo”. “Ho sempre considerato il teatro greco di Segesta come uno dei luoghi più suggestivi della Sicilia – dice Teresa Mannino - perché lontano dai rumori e dalle luci di paesi e città. Con il suo silenzio e con la vista sulla valle e sul mare, ti fa fare un vero salto nel tempo. È un onore poter leggere Omero proprio in questo teatro. Dovrò mettere un’altro sogno nel cassetto, questo si è realizzato”.
Note: Odissea – Un racconto mediterraneoè uno spettacolo che restituisce le vicende e i personaggi del poema omerico alla narrazione orale, al cantore vivo e in carne e ossa, con l’intento di recuperare al presente l’antica performance degli aedi. L’Odissea è la prima fiction a episodi: i racconti singoli, le singole vicende possono esistere assoluti, sciolti e autonomima dispiegano pienamente il loro significato nel ‘montaggio’ d’insieme nell’organicità d’insieme. È un percorso da costruire canto dopo canto, scegliendo come guide e compagni di viaggi cantori del teatro contemporaneo e artisti che sappiano comunicare in modo diretto, guardando negli occhi il proprio pubblico, senza bisogno di proteggersi dietro gli schermi e le sicurezze di belle luci o di una bella musica di sottofondo ma affrontando invece la parola a mani nude.
Appena il tempo di salutare la Mannino e il 5 Agosto alle 05,00 - la magia di Segesta aspetta i più mattinieri e desiderosi di vedere il nascere del nuovo giorno con la prima delle tre ALBE in Cartellone al Teatro Antico – 5 agosto, ore 5.00 - sarà “FAUST” – Testo di J. W. Goethe - Regia e con: GRAZIANO PIAZZA
“Quale migliore occasione di avere il privilegio, su quelle antiche pietre del Teatro Greco, di far rivivere le parole eterne del Faust di Goethe”. A parlare è Graziano Piazza che oltre ad avere curato la regia di questo Spettacolo è anche protagonista assoluto. “Per me col sangue della Sicilia nelle vene (i miei, siciliani genitori hanno vissuto a Favignana per molti anni), è una emozione unica, cogliere quel l’attimo che si ferma, in quell’alba, come nuovo inizio di un luogo del’anima, come dice lo stesso Goethe. - L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto- è quella chiave che cerco – dice orgoglioso Piazza - in questa lettura scenica, quasi un menologo, quasi una esperienza condivisa con tutti, una comunione dello stesso attimo!” “Nato dalla meravigliosa esperienza del progetto sviluppato anni fa nel prestigioso Teatro Metastasio di Prato con la visione del grande scultore internazionale Claudio Parmiggiani, questo Faust per un solo attore, che ho avuto il privilegio di recitare come monologo interiore, mi è sembrato corrispondere alla più intima verità del testo di Goethe: un dialogo di Faust con sé stesso. La solitudine e la spiritualità che vivono dentro la parola. Una sola voce: Goethe con dentro il suo mefistofelico Faust. Dalle labbra di Faust, come quelle di un Giano bifronte, si udirà la parola di Mefistofele, come ombra della sua stessa voce, il lato oscuro della sua luce, che si annullano uno nell’altro, facendo risuonare una voce dentro un’altra voce, quasi un “matrimonio del cielo e dell’inferno”. Materia e spirito, lotta della luce e del buio, soglia dell’;attimo dell’alba e del tramonto, dove la separazione dal tutto diventa comunione col tutto”. La traduzione è affidata a Franco Fortini, il montaggio a Jean-Luc Nancy. Direttore organizzativo:Rossella Compatangelo Produzione:Il Carro dell’Orsa
Con MEDEA da Euripide, al Teatro Antico–il 5-6-7 agosto, alle ore 19.15 torna la Tragedia Classica. La Drammaturgia e la Regia sono firmate da NICASIO ANZELMO. In scena CRISTINA BORGOGNI e PAOLO LORIMER con: Alessandra Fallucchi, Roberto Baldassarri,Valentina Ferrante, Ludovica Di Donato. Coro: Alessandro Burzotta, Clara Ingargiola, Bruno Prestigio, Roberta Andronico.
Note: Il testo, partendo dalle radici del celebre mito, lo rielabora per ricavarne una drammaturgia in cui la figura di Medea è affrontata globalmente, facendo leva sul nocciolo che sembra stare alla base di tutto ciò che il mondo antico ci ha tramandato intorno a queste vicende: la famiglia. Infatti, la famiglia può considerarsi uno degli elementi cruciali di questa storia terribile e affascinante al tempo stesso: un marito e una moglie che insieme ai due figli formano un nucleo familiare e, all’interno di esso, desideri, paure, dolori, sogni, gelosie. Molto si è scritto su Medea e molto ci è rimasto dalla letteratura antica: l’insieme di queste tracce, simili ma incomplete, amalgamate fra loro, può rendere più minuziosa e più dettagliata la storia di questa famiglia, offrendo sia il punto di vista di Medea, sia quello di Giasone. La madre Medea entra di diritto tra le ‘madri assassine’ che uccidono i propri figli per meglio distruggere il marito, togliendo così allo sposo la tracotante tranquillità del padre il cui nome e la stirpe i figli perpetuano. Spettacolo creato in esclusiva per il Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2016 Coreografie:Barbara Cacciato - Costumi e scene:Alessandro Calabrese - Aiuto regia:Giorgia di Giovanni, Antonella Compagnini - Assistente alla regia: Roberto Oliveri - Direttore organizzativo:Rossella Compatangelo - Produzione: Artelé.
Si ritorna a ridere al Teatro Antico il 8-9 agosto alle ore 19.30 con: TRUCULENTUS Intrighi d’amore in una Casa di piacere di T. M. Plauto Regia e adattamento:VINCENZO ZINGARO Con:Annalena Lombardi, Piero Sarpa, Laura De Angelis, Rocco Militano, Giovanni Ribò, Ugo Cardinali, Fabrizio Passerini, Mario Piana Musiche:Giovanni Zappalorto- Costumi:Emiliana Di Rubbo Scene:Emilio Ortu Lieto- Luci:Giovanna Venzi Produzione: Castalia Produzioni Teatrali Note: Pur considerabile una delle commedie meglio riuscite diPlauto, Truculentus è stata raramente rappresentata. L’originale riscrittura di Vincenzo Zingaro ne trasferisce la vicenda in Sicilia alla fine degli anni ’30, creando un affresco storico di grande impatto emotivo. Un Amarcord dagli echi felliniani, che ci trasporta in una scoppiettante vita di provincia, in cui i personaggi plautini si trasformano facilmente in figure familiari, dimostrando quanto il teatro latino abbia un radicato fondamento nella vita quotidiana. Una rappresentazione di Plauto davvero unica, divertente e commovente, che ci fa scoprire quanto il commediografo latino possa veramente ritenersi un nostro ‘contemporaneo’.
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