Inserita in Cronaca il 11/07/2016
da REDAZIONE REGIONALE
LEGA DIFESA DEL CANE - REGGIO CALABRIA – ISPEZIONE AL CANILE DI MORTARA.
Condizioni di detenzione drammatiche, decine di cani in fin di vita affetti da cimurro e altre patologie: è questa la situazione terribile riscontrata dai volontari di Lega Nazionale per la Difesa del Cane al canile/rifugio comunale di Reggio Calabria. LNDC tenta disperatamente di salvare i casi più gravi e annuncia che darà battaglia affinché i responsabili di questo scempio paghino.
A seguito dell’allarme lanciato dalla Sezione locale e da altri volontari di tutta Italia, Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha effettuato un’ispezione presso il canile sanitario e rifugio comunale di Mortara di Reggio Calabria in collaborazione con gli onorevoli Bernini e Dieni (M5S) e con il supporto dei Carabinieri. Per l’Associazione, sul posto, erano presenti Etologi e Medici Veterinari.
La situazione che è stata riscontrata dagli intervenuti è incredibilmente drammatica. Già all’ingresso, un cartello informa che la struttura è in quarantena per un’epidemia di cimurro in base a un’ordinanza emessa da una dirigente del Comune ma, stando alla documentazione in nostro possesso, priva della firma del Sindaco. La parte adibita a canile sanitario ospita circa 70 cani mentre altri 140 sono custoditi nella zona utilizzata come rifugio comunale, molti dei quali risultano intestati a privati appartenenti all’associazione che si occupava della conduzione del rifugio prima dell’affidamento agli attuali gestori. Di tutti questi animali, la maggior parte risultano non sterilizzati, quindi ci sono diverse cucciolate concepite e nate nella struttura.
Le condizioni generali di detenzione degli animali sono apparse subito disastrose: i cani, gran parte dei quali magrissimi, vivono in situazioni igienico-sanitarie che definire precarie appare un eufemismo. In alcuni box non vi era acqua a disposizione e in altri il cibo era sparso a terra assieme agli escrementi. A peggiorare questo quadro già inammissibile ci sono le condizioni di salute degli “ospiti”: gli animali sani e quelli affetti da varie patologie molto contagiose (rogna e cimurro in particolare) stanno in totale promiscuità, senza alcuna forma di prevenzione per evitare la diffusione delle epidemie. Alcuni esemplari, in particolare cuccioli, versavano in condizioni disperate a causa del cimurro avanzato. All’interno di una stanza adibita ad ambulatorio sono stati rinvenuti due cani morenti, tanto che è stato necessario praticare l’eutanasia sul posto a uno di loro per evitargli ulteriori, inutili patimenti. I responsabili hanno dichiarato che i soggetti in questione erano sottoposti a terapia ma nella struttura non è stato possibile trovare traccia di farmaci. Inoltre, i gestori si sono rifiutati di esibire l’autorizzazione sanitaria per la struttura, elemento decisamente grave e paradossale considerando che si tratta anche di un canile sanitario.
Visto lo stato di emergenza, LNDC ha immediatamente provveduto a proprie spese a far ricoverare presso una clinica di fiducia 15 cani che necessitavano delle cure più urgenti, alcuni dei quali agonizzanti. I legali di LNDC stanno valutando le azioni da intraprendere per tutelare la salute degli altri animali e assicurare che tutti i soggetti coinvolti, dai gestori della struttura al Veterinario responsabile, dalla ASP al Comune di Reggio Calabria, si assumano le proprie responsabilità per questo girone infernale chiamato canile di Mortara.
“Quello che mi è stato riferito dai miei collaboratori, documentato da foto e video, è estremamente grave e inaccettabile”, ha dichiarato Piera Rosati, presidente di Lega Nazionale per la Difesa del Cane. “Non c’è alcuna scusa plausibile per quello che abbiamo visto e chi è responsabile di questo scempio dovrà pagare. La gestione di un canile, tanto più un canile sanitario, non può essere improvvisata da chi evidentemente non ha il buon senso, né tanto meno le competenze, per garantire il benessere e la salute degli animali. Ancora una volta, mi trovo costretta a denunciare con forza la follia dei Comuni che affrontano in modo così miope il “problema” del randagismo rinchiudendo i cani, esseri viventi e senzienti, del cui benessere sono responsabili, in strutture che non controllano. Continueremo a batterci per chiedere con forza il ripristino della legalità e il rispetto delle leggi a tutela degli animali con ogni mezzo che l’ordinamento mette a disposizione”.
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