La cancelliera Angela Merkel ha ribadito il no tedesco a un eventuale intervento militare in Siria, sottolineando al tempo stesso la necessità di una reazione internazionale di fronte a un impiego di armi chimiche da parte del regime di Damasco. «Faremo il possibile per arrivare a una azione comune» e avviare un «processo politico», ha detto intervenendo ad un dibattito al Bundestag.
Insomma non che si possa gridare ad un miracolo di Papa Francesco ma, pare che le sue preghiere abbiano, se non altro, rallentato i ritmi incalzanti dell’istinto facendo fermare a pensare più di un attore presente su questo scenario di guerra.
A Trapani, dove il vento è di casa, ce n’è uno che stona sempre. E poco importa che sia solo un ipotesi.
Il possibile vento di guerra preoccupa i trapanesi. Piaccia o no.
Per questo è giusto dare loro le risposte che cercano. Lo abbiamo chiesto al generale
Carlo Jean esperto di strategia militare e di geopolitica.
L’imminente attacco in Siria fa preoccupare il mondo intero e, in particolare Trapani. Una preoccupazione fondata?No. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Trapani non rischia assolutamente nulla.
Trapani, però, così come avvenne per la Libia, potrebbe prestare l’aeroporto di Birgi per le operazioni militari. No. Trapani questa volta non presterà le sue basi per una questione geografica. Le parti interessate sono la Turchia, Cipro, Israele (che molto probabilmente non parteciperà al conflitto) ma di certo, non Trapani.
Insomma, Trapani può dormire sogni tranquilli. Trapani non deve temere. Innanzi tutto dobbiamo aspettare ciò che accade a livello internazionale. Quello che sembrava uno scontro certo, non è più così scontato. La risposta mondiale ad un possibile conflitto ha sicuramente frenato le attività d’intervento. Adesso bisogna aspettare la risposta del Congresso.
Marina Angelofoto di Fabrizio Fabbroni