Inserita in Nera il 02/09/2013
da Redazione
Marsala, l´ombra della mafia sul delitto Marino
L’esame autoptico è in programma oggi. Proseguono a 360 gradi le indagini della Procura di Marsala sull’omicidio di Baldassare Marino, 67 anni, il cui cadavere è stato ritrovato sabato in contrada Samperi, crivellato da colpi di fucile all’interno della sua autovettura. Secondo una prima ricostruizione dei fatti, l’uomo si era recato sul posto per dare da mangiare ai suoi animali: sul luogo dove è avvenuto l’agguato infatti era solito tenere cani e pecore ai quali badava quotidianamente. I suoi assassini, dopo averlo ucciso, hanno composto una piccola croce vicino al corpo utilizzando i rametti delle foglie di vite che Baldassare Marino utilizzava per nutrire le pecore. La vittima sarebbe morta per dissanguamento, sarebbe stato fatale infatti il primo colpo di fucile che lo ha raggiunto all’inguine. Poi sono arrivati anche gli altri colpi di arma da fuoco. Piuttosto, al di là della feroce esecuzione, sarebbe inquietante il contesto in cui è maturata. Ha preso corpo l’ipotesi di un delitto di mafia e sarebbe davvero clamoroso dopo tanti anni dagli ultimi attentati che hanno insaguinato la città lilybetana durante le guerre di mafia dei primi anni ’90. Se venisse confermata la pista che porta a Cosa Nostra le indagini, seguite al momento dal sostituto procuratore di Marsala Antonella Trainito, passarebbero nelle competenze della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Baldassare Marino del resto è stato coinvolto, nel suo passato, in indagini di mafia. Imprenditore nel settore del calcestruzzo, infatti, aveva precedenti penali per reati legati al traffico degli stupefacenti e negli anni ’90 aveva patteggiato una pena di 1 anno ed 8 mesi di reclusione dopo le accuse di un collaboratore di giustizia. Negli anni ’70 inoltre un fratello di Baldassare Marino venne eliminato con il sistema della lupara bianca. Un altro aspetto decisamente inquietante è la modalità dell’esecuzione del tutto simile a quella di Francesco Gerardi che venne ucciso a Marsala nel febbraio dell’anno scorso mentre si recava nella sua villetta nei pressi dei Lido Signorino per dare da mangiare ai suoi cani. Nel caso di Gerardi l’indagine è ancora aperta, non è stato mai chiarito il movente ma in questo secondo delitto, ad oltre un anno e mezzo di distanza, l’ombra di Cosa Nostra sembra ancora più marcata. Tra le ipotesi al vaglio anche quella di una vendetta covata per tanti anni ed esplosa all’improvviso in tutta la sua sanguinosa violenza.
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