Inserita in Politica il 01/09/2013
da Redazione
Presentato, alla presenza della Ministra Kyenge, il progetto ´Formare per Integrare´
L’immigrazione ma ancor più la formazione e l’integrazione sono stati al centro del dibattito questa mattina al Palazzo Comunale di Erice quando, alla presenza della Ministra per l’Integrazione e le Politiche Giovanili Cècile Kashetu Kyenge, è stato presentato “Formare per Integrare”.
Il progetto finanziato nell’ambito dell’Avviso pubblico per la presentazione di progetti finanziati dal Fondo Europeo per l’Integrazione 2007-2013, ha come obiettivo prioritario quello di avviare un percorso formativo e di aggiornamento rivolto agli operatori sociali del nostro territorio comunale (dirigenti, funzionari, consulenti, psicologi, assistenti sociali, amministrativi …) e dei Comuni della Provincia di Trapani aderenti, al fine di accrescere e arricchire il bagaglio di competenze professionali degli operatori della Pubblica Amministrazione e del Terzo Settore, per facilitare l’accesso dei cittadini provenienti dai Paesi extra-UE a tutti i servizi offerti, anche secondo una logica sistemica e/o a rete.
La Ministra ha voluto sottolineare l’importanza della comunità che –ha detto questa mattina- «diventa solida e riesce a contribuire nel suo territorio solo se cresce e si integra. E’ questo lo scopo di questo progetto».
Kyenge, nel corso del suo intervento ai sindaci di Erice, Giacomo Tranchida, ed il baby sindaco Claudia D’Amico, il sindaco di Valderice, Mino Spezia, di Trapani, Vito Damiano e all’assessore alle politiche sociali, Ivana Inferrera, ed agli astanti presenti ha tenuto a precisare che interazione, vuol dire mescolarsi e mescolarsi, significa arricchirsi, non impoverirsi. «E’ importante, ha continuato, la partecipazione soprattutto quella che parte dall’ascolto e dal basso. Io, ha detto, non porto un modello, ascolto dal basso e porto in rete»
La Ministra, poi, ha concluso ringraziando i giovani ed in particolare il baby sindaco di Erice che Claudia D’Amico. «E’ attraverso la cultura che i giovani riescono a trasferirsi nell’altro»
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