Inserita in Politica il 30/08/2013
da Redazione
Decreto precari, per la Sicilia pareri contrastanti
Dopo l´approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge per "il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni e quello in materia di occupazione nelle pubbliche amministrazioni", i pareri delle parti politiche sono contrastanti. Nelle intenzioni del Governo Letta, ribadite dallo stesso premier, si cerca di "dare una soluzione definitiva al problema del precariato nelle pubbliche amministrazioni ed evitare le scorciatoie che permettevano di eludere il concorso per entrare nel pubblico impiego". Enrico Letta ha inoltre annunciato "una selezione per stabilizzare i precari e verrà fatto un censimento per tutte le situazioni di precariato nella Pubblica amministrazione". Secondo il coordinatore nazionale di Cantiere Popolare, Saverio Romano, il decreto "penalizza i precari in servizio presso gli enti locali in Sicilia, precludendo loro qualsivoglia aspettativa di stabilizzazione, dopo anni di lavoro nella pubblica amministrazione. Ci si dimentica che da diversi anni i concorsi sono stati bloccati, che questa forza lavoro e´ una risorsa per servizi essenziali e che vengono lesi diritti acquisiti e aspettative legittime". Tra l´altro anche secondo la Cisl Sicilia "gli effetti del decreto del ministro D´Alia sarebbero devastanti". Il segretario regionale del sindacato, Maurizio Bernava, sottolinea come "il decreto, se applicato subito, causerebbe il licenziamento di oltre il 60 per cento dei precari nella pubblica amministrazione". Ci sono però anche i pareri positivi, come quello dell´ex deputato regionale ed attuale sindaco di Marsala, Giulia Adamo. “Il provvedimento del Governo Letta – che offre ai Comuni la possibilità di procedere con i concorsi, assumendo personale esterno o precario in base alle necessità dell’Ente - è l’unica risposta possibile alle vuote chiacchiere che il vecchio sistema inutilmente ha portato avanti per decenni. Con il Decreto D’Alia, in concreto, si cerca di chiudere i conti una volta per tutte con un fenomeno che, in Sicilia, ha riguardato troppe generazioni di lavoratori".
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