Inserita in Cultura il 02/12/2015
da Giusy Modica
L´EMANCIPAZIONE DELLA DONNA
L’etimologia delle parole rappresenta un elemento importante di ogni definizione, il primo passo verso la comprensione e la pienezza del significato. Il termine “donna” deriva dal latino “domna”, forma sincopata di domina, ovvero “signora”, colei che ha potere, che è saggia. Colei che ha potere? Colei che è saggia? La società maschile ha da sempre marcato l’inferiorità biologica, psicologica e sociale delle donne. Nel Medioevo le donne non avevano alcuna considerazione; la nascita di una bambina era considerata quasi come una disgrazia. L’educazione femminile era del tutto trascurata; venivano accolte, nutrite e vestite in cattivo modo e non veniva loro lasciato tempo libero, perché l’ozio era ritenuto un cattivo consigliere. Alla giusta età le ragazze avevano due possibilità: essere portate in convento o essere date in sposa ad un uomo prescelto loro dal padre, uscendo quindi dalla tutela di questo per passare quindi a quella del coniuge. Una volta presa in moglie, la donna perdeva ogni diritto a favore del marito che poteva picchiarla quando gli disobbediva e lo contraddiceva, e poteva addirittura ucciderla in caso d´adulterio. Cambiava la dinastia, cambiava il paese, cambiavano tradizioni e culture, ma la figura femminile restava sottomessa, sfruttata nel lavoro, considerata inferiore intellettualmente e oggetto di preconcetti e violenze. Nella maggior parte delle culture, la sottomissione all´uomo era stabilita nella “norma religiosa”; lo affermavano i testi sacri e le predicazioni rivolte ai popoli. La donna veniva vista con sospetto, non a caso si contano centinaia di processi per “stregoneria” nei confronti di donne che avevano qualche difetto fisico, qualche handicap o al contrario avevano una conoscenza fin troppo approfondita delle erbe selvatiche e medicinali o, semplicemente, perché avevano i capelli rossi. Ad una donna non venivano riconosciute assolutamente la piena responsabilità sulla propria persona e la facoltà di compiere scelte, di disporre dei propri beni e di eleggere rappresentanti in parlamento. Per tutte queste ragioni il diritto di voto diventa per migliaia di donne una ragione per cui lottare con tutte le forze, nella speranza di ottenere in futuro libertà sempre maggiori. Bisogna aspettare quasi tutto il Settecento, epoca caratterizzata dalla ragione, per porsi il “problema” dei diritti femminili. Così nel 1789, mentre in Francia infuriava la Rivoluzione francese, in Inghilterra le donne delle classi sociali più elevate mettevano su le basi per quello che sarà il femminismo, scrivendo un documento per la rivendicazione dei diritti della donna, che dovevano essere pari a quelli dell’uomo. Questi primi movimenti di emancipazione femminile riscontrarono un seguito scarsissimo e ben presto furono dimenticati. Le donne continuavano ad essere escluse dappertutto, dall´elettorato attivo/passivo e, da ogni situazione sociale. Il desiderio di libertà si fa sempre più forte, così sul finire dell’800, donne di diversa estrazione sociale, istituiscono le organizzazioni suffragiste, veri e propri movimenti nazionali volti a chiedere il suffragio femminile. Le suffragette (membri del movimento) dovettero lottare non soltanto contro le leggi e le istituzioni, ma anche contro l’ironia e la sufficienza degli uomini e di molte donne che, educate per secoli alla sottomissione, non riuscivano a capire quanto quelle battaglie fossero anche a loro favore. Nel primo decennio del 900 finalmente le donne ottengono il diritto di voto. In Italia il suffragio universale femminile viene introdotto solamente nel 1946 e nel 1948 la Costituzione sancisce l’uguaglianza giuridica di tutti i cittadini. Una ulteriore tappa per l’emancipazione femminile può essere considerata l’istituzione delle “pari opportunità”, un’apposita commissione parlamentare incaricata di sorvegliare sulle possibili discriminazioni ancora attuate nei confronti delle lavoratrici, di favorire e tutelare l’ingresso delle donne nella società e nel mondo del lavoro e di garantire parità di trattamento per uomini e donne. L’Italia è arrivata tardi a riconoscere il valore effettivo della donna nella società. Per tanto tempo al sud, la politica familiare del fascismo, che ha visto la donna per anni ed anni solo come “moglie e madre”, ha fatto sì che le donne italiane faticassero molto per avere rivendicati i loro diritti base. Tuttavia, ancora oggi in Italia la percentuale delle donne occupate è la più bassa di tutta Europa; la maggior parte delle donne che hanno un lavoro a tempo determinato non hanno diritto a congedi per occuparsi dei figli piccoli o addirittura non hanno un’indennità di maternità. Naturalmente, e grazie al cielo, le condizioni generazionali nel corso della storia sono cambiate, ma tante etnie non hanno ancora tralasciato le realtà di un tempo: ci sono posti del mondo in cui ancora oggi, le donne, vengono sottoposte a mutilazione genitali, sono proprietà del marito e vengono obbligate a celare l’intero corpo sotto vestiti che sembrano sacchi. La donna uscì dalla costola dell´uomo e non dai piedi per essere calpestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta e accanto al cuore per essere amata.
Palermo 02 Dicembre 2015
Giusy Modica Consulente per la salute con lo sport presso l’Associazione Anas zonale Oreto. Per informazioni e appuntamenti chiamare al numero 091-336558 dalle ore 9:00 alle ore 13:00.
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