Inserita in Gusto il 18/10/2015
da REDAZIONE REGIONALE
PERCORSO DEL GUSTO E DELL’IDENTITÀ AD ALCAMO: LEZIONI DI STORIA, IDENTITÀ, PROPRIETÀ NUTRIZIONALI E TECNICHE DI PITTURA ALLA PASTICCERIA DI ENZA PIZZOLATO
Percorso del gusto, e storico-identitario, quello che ha promosso, questo fine settimana, con accesso gratuito, la pasticcera e scrittrice Enza Pizzolato, alcamese, fornitrice ufficiale della Real casa Borbone Due Sicilie e della Principessa Beatrice Borbone Due Sicilia madre di Sua Altezza Imperiale Napoleone. L’abile pasticcera alcamese Enza Pizzolato, medaglia d’argento di benemerenza dello SMOC di San Giorgio, più volte benemerita dei Rotary Club, ha accompagnato i tanti curiosi lungo un articolato percorso del gusto e dell’identità che, facendo tappa sulla storia della Frutta di Martorana, ha fatto immergere gli astanti anche sul procedimento che lega assieme identità e gusto, spiegando le fasi procedurali per la creazione di simili opere d’arte e di fatto realizzandole. Una particolare lezione è stata tenuta per le tecniche di pittura di queste preziose ed impareggiabili opere d’arte della “Terra dolce di Sicilia” come scrive un apprezzato poeta alcamese. “La frutta di Martorana – ha precisato la relatrce dell’incontro Enza Pizzolato - è un dolce tipico della Sicilia realizzato a base di pasta di mandorle, a cui viene data la forma di frutto, a volte anche di ortaggi o pesci, e poi dipinta tramite l’uso di coloranti alimentari”. “È un dolce antichissimo, che viene preparato ancora oggi (le vetrine della Pasticceria Pizzolato sono già adorne di queste ineguagliabile prelibatezza) in occasione delle celebrazioni dei morti, e che veniva, un tempo neppure troppo lontano, realizzato presso i monasteri. Questo particolare dolce, semplice e saporito, è, soprattutto, tipico della provincia di Palermo, ed in seguito si è diffuso nell’agrigentino e nel trapanese. Il suo nome deriva da Eloisa Martorana, nobildonna del Medioevo, che nel 1194 fondò la chiesa della Martorana, oggi conosciuta come chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio” continua Enza Pizzolato a molti conosciuta per via dei tre brillanti romanzi pubblicati per la prestigiosa Casa Editrice Albatros. “La frutta - precisa la Pizzolato - veniva preparata dalle suore del monastero in occasione della visita di un alto prelato del tempo. Il giardino, che quell’anno era spoglio di primizie, venne così abbellito da dolci a base di farina di mandorle e zucchero, un’idea che piacque così tanto all’alto prelato, che la frutta prese anche il nome di pasta reale”. Una particolare attenzione è stata riservata all’aspetto identitario della produzione dolciaria di fine ottobre. “Oggi – afferma, infatti, la pasticcera Enza Pizzolato - viene realizzata per le celebrazioni del 2 novembre, e viene spesso regalata in cesti, i tradizionali ‘cannistri’, assieme alla frutta secca, dono dei cari estinti ai familiari superstiti. In Sicilia infatti si crede che nella notte tra il 1 e il 2 novembre, i morti tornino alla città e lascino dei regali ai propri cari, soprattutto dolci, tra cui la frutta martorana, oggi emblema della regione assieme al cannolo, nonché prodotto agroalimentare tradizionale tipico (P.A.T.), iscritto nelle liste del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali”. “Una tradizione non solo siciliana” precisa Enza Pizzolato facendo riferimento ad un’altra tradizione che “vuole che durante la giornata del 2 novembre vengano servite delle fave, che sin dall’Antichità venivano identificate come il luogo in cui veniva custodita l’anima del caro deceduto. È forse per questo motivo che sono nate le “fave da morto” o “fave dolci”, pasticcini alla mandorla di forma ovoidale, che in Lombardia, Marche e Umbria vengono serviti con una decorazione di zucchero a velo; simili alle “favette dei Morti”, dolci sia croccanti che morbidi a base di mandorla, diffusi un po’ in tutto il Nord-Est d’Italia. Un’altra tradizione vuole la realizzazione anche di preparazioni a forma di cavallo, come i “Cavalli”, grosse pagnotte di pane del Trentino-Alto Adige, probabilmente legate ai festeggiamenti che ricadono sotto i riti pagani dedicati a Proserpina”. A tutti i partecipanti alla relazione è stato regalato un simbolo di questo importante tassello della gastro-identità siciliana. Filippo Nobile
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