Inserita in Cronaca il 30/05/2013
da redazione
Gli abitanti di Ummari scrivono a Damiano “Vogliamo un villaggio in onore di don Michele”
«Ummari è la più piccola frazione del Comune di Trapani. Un puntino invisibile nella carta geografica, talmente piccolo che è sconosciuto a tutti. Sconosciuto fino a poco tempo fa». Già, almeno fino allo scorso 26 febbraio quando saltava sulle pagine della cronaca nera nazionale per l’omicidio di don Michele Di Stefano. Ad impugnare carta e penna, mentre proprio in questi giorni l’assassino, arrestato dai carabinieri dopo lunghe e scrupolose indagini, conferma nuovamente la sua versione, sono gli abitanti di Ummari.
Il destinatario è il sindaco di Trapani Vito Damiano. Utilizzano più di qualche parola per ricordare la bontà di quel prete strappato alla vita da Antonio Incandela. Bontà riconosciuta e attestata da fatti, persone, semplici gesti, opere. Amato da tutti si disse subito dopo la sua morte. Ma non da Incandela che lo uccise barbaramente nel suo letto per le sue omelie.
Dopo il primo lungo interrogatorio disse che si sentiva chiamato in causa con le sue colpe tutte le volte che don Michele, durante le sue prediche, faceva riferimento a questo o quel peccato. Versione, però, che continua a non convincere gli inquirenti ma che viene ripetuta ad ogni interrogatorio dal killer. Incandela ha confessato subito dopo l’arresto: ho aspettato che si addormentasse e l’ho ucciso con un bastone. La comunità si sentì vuota e sola.
In difficoltà nel riuscire a dimenticare il suo pastore che aveva preso la residenza nel piccolo borgo Livio Bassi«che nei mesi estivi aveva riempito delle voci allegre e dei giochi dei bambini del grest, che aveva trasformato in palcoscenico per commedie, recite, perfino dentro la Chiesa con canti natalizi e poesie dialettali ed in lingua di poeti locali».
«Come Lei ben sa, continua la lettera, quel borgo è proprietà del Comune di Trapani. Gli è stato donato dall’Eras che lo aveva costruito nella prima metà del secolo scorso. Era un centro di servizi per una vasta area agricola. C’era la scuola, l’ufficio postale, la caserma dei carabinieri, la delegazione municipale, la condotta medica e le abitazioni di tutti i preposti a questi primari servizi. Era insomma la presenza delle istituzioni nel territorio.
Oggi purtroppo quel borgo è il testimone della loro assenza! L’unica realtà rimasta è la Chiesa ma temiamo che la scomparsa di Don Michele sia il preludio del suo declino. Vogliamo confidare però nel Vescovo e nel clero di Trapani che, così come ci sono stati vicini in questi giorni drammatici, continuino ad alimentare in noi la speranza di rinascita»
A volere un borgo diverso era lo stesso don Michele che qualche mese fa, in un incontro con il primo cittadino trapanese, aveva chiesto un aiuto anche economico per «erigere nella villetta del villaggio una stele in ricordo di Suor Emilia Sammaritano che per oltre quarant’anni servì questa comunità. Noi quell’iniziativa, nata dall’idea di alcuni ummaresi e di don Michele, condivisa da tutti, intendiamo portarla avanti. Non vogliamo che la scomparsa di Don Michele ponga fine al lavoro da Lui iniziato. Anzi vogliamo fare di più. Vogliamo un Villaggio ristrutturato e recuperato.
Un villaggio che sia interamente fruibile, che diventi il centro di attività sociali, culturali, artistiche, quelle attività in cui tanto si prodigava Don Michele.Un villaggio che sia restituito all’utilità collettiva a beneficio non soltanto della modesta comunità ummarese ma di una più vasta popolazione che comprende la vicina frazione di Fulgatore e non ultima la città di Trapani.
Il Villaggio di Ummari è infatti patrimonio di tutti. – scrivono ancora i cittadini di Ummari - È una delle poche realtà architettoniche del suo genere disegnato con linee semplici ed armoniche in un altrettanto semplice e genuino contesto naturale. Sebbene alcuni edifici siano stati vandalizzati, a differenza del suo analogo “Borgo Fazio”, è ancora recuperabile. Ed è quello che noi chiediamo.
Lasciarlo abbandonato significherebbe condannarlo ad una inesorabile rovina e questo una società civile, a cui crediamo di appartenere, non può permetterselo. Le chiediamo l’impegno per il recupero del Villaggio di Ummari. Per quello profuso da Don Michele Di Stefano chiediamo che il villaggio assumi una nuova denominazione: “Borgo Don Michele Di Stefano” »
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