Inserita in Un caffè con... il 14/05/2015
da REDAZIONE REGIONALE
ROBERTO TUMBARELLO - ´DILEMMI E SCELTE POLITICHE´ ED ALTRE RIFLESSIONI
Dilemmi e scelte politiche Altrove sarebbe stato più facile. In Italia, invece, la gente stenta a capire se è Civati ad avere lasciato il PD o il partito ad avere tradito il proprio programma e gli elettori. Quindi, Civati non si ritrova più con un leader che promette qualcosa e, poi, fa il contrario. Altrove in molti se ne sarebbero già andati da tempo. Da noi, invece, stanno ancora decidendo, sfogliando margherite, che cosa gli convenga di più. Purtroppo è sempre più difficile, per chi di politica capisce poco, distinguere l’interesse personale da quello della collettività. Siccome non siamo cultori della dignità, andiamo in visibilio per chiunque si affacci a un balcone o appaia spesso sullo schermo. L’applaudiamo fino a spellarci le mani. Però, col diritto di tirargli, poi, le monetine se il disastro combinato è irreparabile. Certo, un gesto legittimo e ammirevole come quello di Civati lascia tutti perplessi. Ormai diffidiamo di chi non salta sul carro del vincitore, abituati come siamo a vedere strisciare ogni tipo di mollusco sulla sua scia. Quindi, se ogni tanto…. ma che dico?.... se per la prima volta in questa seconda repubblica qualcuno agisce da onesto rappresentante del popolo, ci troviamo spiazzati. Siccome è più prudente dare ragione a chi comanda, lo prendiamo per pazzo, per uno che non vuole vincere, che appartiene alla specie dei gufi, che cerca di disgregare il partito…… Eppure, bisogna riconoscere che gli sarebbe bastato minacciare di andarsene, senza bisogno di farlo, per diventare ministro. Il governo, infatti, è composto da veteromarxisti e funzionari di partito oltre che di mediocri imposti dall’alto. Così è stato tacitato il dissenso nel PD e ottenuto l’unanime consenso. Chi ha suggerito questa strategia è un profondo conoscitore degli italiani e della loro miserie. Ancora un complotto che non fa gli interessi del paese ma di un burattinaio che non conosciamo neppure. Non per niente si dice che da noi ci sono più lingue che scarpe da leccare.
Induzione all’infanticidio In Italia lo stato, quando non è assente, è l’istituzione ingiusta per eccellenza. Ruba ai pensionati e privilegia ricchi e potenti. Premia i meno meritevoli. Coltiva il clientelismo. Non rispetta le sentenze della Consulta. Per di più è rappresentato – almeno da una dozzina d’anni a questa parte – da presidenti che proteggono il potere e promulgano qualsiasi legge, anche quelle che, poi, la Corte Costituzionale boccerà. Vedi Ciampi che non esitò a firmare il porcellum (poi dichiarato incostituzionale), Napolitano con le leggi ad personam e il blocco delle rivalutazioni delle pensioni (tutte biasimate), Mattarella con l’Italicum, che molto probabilmente seguirà lo stesso destino. È un costume che dovremmo cambiare. Invece, sembra essere irreversibile e sempre peggiore. Infatti, da ingiusto e ladro, lo stato sta per diventare anche spergiuro e assassino. Avverrà nei prossimi giorni se il Parlamento – Dio non voglia – approverà la norma sul diritto dei figli adottivi di conoscere la madre biologica. Quando la legge, che sarà retroattiva, verrà promulgata, lo stato contravverrà alla promessa di segretezza fatta alle donne che hanno abbandonato la propria creatura. Con l’apparizione improvvisa di un figlio naturale, saranno riaperte ferite da tempo rimarginate, vacilleranno unioni stabili che si sentiranno tradite. Si creerà un terremoto sociale tra molte delle 90mila famiglie costituite da donne che hanno messo al mondo figli che non erano in grado di crescere. Quel ch’è peggio è che d’ora in poi, non sentendosi più protetta dall’anonimato, chi non può tenere il figlio, sarà indotta ad abortire o a buttarlo in un cassonetto. Vatti a fidare di questi legislatori che si professano cattolici solo per mendicare il voto. Ma scattano sugli attenti se ricevono una indicazione di voto. La Chiesa, perplessa. sta a guardare. Noi, invece, non ci stupiamo perché ormai li conosciamo bene.
La scuola siamo noi Questa maggioranza è contro tutti coloro che dissentono. Ecco perché in prima linea, davanti al plotone d’esecuzione, ci sono i sindacati. Poi i dissidenti dem, cioè i masochisti che godono nel perdere, cioè che non approvano l’accordo – sleale per un partito che si dice di sinistra – con la Confindustria o con l’opposizione. Come se la politica fosse un gioco d’azzardo e si facesse per vincere, non per difendere certi principi in cui si crede. Nel mirino del governo – e, quindi, delle veline che ne sono servili portavoce – in questi giorni c’è la scuola. Dopo avere fatto fuori l’art. 18, adesso è il turno dei precari. Chiunque arrivi al governo crede di dover fare una riforma. Finora sempre peggiore della precedente. Si rimpiange Gentile. L’ultima protesta ha radunato oltre mezzo milione di persone. Un successo senza precedenti, confermato persino dalla questura solitamente tirchia. In tutte le città d’Italia c’erano anche gli alunni a infoltire i ranghi dei docenti, a significare che la scuola è un corpo unico costituito da insegnati, allievi, famiglie e impiegati, tra cui un preside. Quindi, necessita di un coordinatore non di un podestà. È vero che oggi il modello d’ispirazione è un uomo solo al comando. Ma, risparmiamo almeno la scuola. Si difende l’Invalsi che ci costa cento milioni l’anno – beato chi lo gestirà – e non è affatto adeguato alla nostra cultura né allo scopo che si prefigge. Soldi buttati e disperazione. Si dimenticano, invece, tutti i precari che da tanti anni lavorano nella scuola e che i concorsi che il governo intende istituire non proteggerebbero. Le leggi prima di essere giuste debbono essere umane. Questa è addirittura indegna o forse solo ridicola.
Povera Italia La corruzione è inestirpabile perché annidata ai vertici del paese. Così ormai va l’Italia. Il colmo sono gli enti morali che vivono come la gramigna, quindi esprimono il massimo della compiacenza che il paese è in grado di produrre. La loro funzione non è individuare e additare personaggi e iniziative esemplari, ma glorificare chi non lo merita. I mediocri al vertice – inutile negarlo – sono sempre esistiti. Ma, almeno, non gli si attribuivano premi. Oggi stiamo esagerando. Sulla scia della mediocrità può succedere di tutto. Infatti, sta accadendo ciò che qualche anno fa nessuno avrebbe mai immaginato perché i mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni. Ciò che legittima e ne fa dilagare l’abuso è il nostro applauso. Finché si tratta del pubblico della 7, transeat. Ma è così ovunque. La mediocrità, come lo scheletro nell’armadio, sono prerogative indispensabili per fare strada. Chi è invitato a Dimartedì deve applaudire, continuamente, ogni volta che appare la luce segnaletica, cioè dall’inizio alla fine della trasmissione. Come in uno spettacolo di varietà o in una soap opera. Curioso e sintomatico della mancanza di dignità – di chi organizza e di chi si presta – è che tutti vengono compiaciuti con la stessa intensità, qualsiasi cosa dicano. È persino fastidioso per il telespettatore perché il rumore copre molti finali di dialogo. Purtroppo, non differiscono da questo metodo neppure i cosiddetti enti morali. Non possiamo impedire che Mogherini e altri del suo stesso livello ci rappresentino, non avendo l’elettore neppure la facoltà di scegliere i propri rappresentanti. Almeno, non premiamoli. Se no, non saremo più vittime del degrado in cui stiamo sprofondando, ma complici.
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