JANNIS KOUNELLIS
BIOGRAFIA
Nasce a Pireo nel 1936, ma a vent’anni è già a Roma, iscritto all’Accademia di Belle Arti. L’esilio sarà il tema portante della sua ricerca, il cui racconto verrà affidato a ferro, carbone, sacchi di iuta, indumenti dismessi, fiammelle che illuminano il set di un luogo abbandonato, un rifugio. Esponente dell’Arte povera, Kounellis ha formulato la sua grammatica visiva attraversando i sacchi bruciati di Burri e coniugando insieme l’ironia del gesto concettuale di Piero Manzoni. Partito da una poetica new dada (un assemblage di bottiglie vuote su un tavolo tra i lavori degli esordi) si sposta poi verso una pittura di tipo segnico, scegliendo lettere dell’alfabeto e numeri, in caratteri tipografici ingranditi. Nel ‘60 tiene la prima personale alla galleria La Tartaruga di Roma e negli anni seguenti entrerà in sintonia di intenti con il gruppo dell’Arte Povera, individuato dal critico Germano Celant. A poco a poco le installazioni si espandono in galleria, materia e oggetti sono i nuovi protagonisti fino ad arrivare agli animali vivi. Dopo un acquario e un pappagallo, è la volta dei cavalli all’Attico (1969). Gli anni Settanta si aprono con la partecipazione alla Biennale – molte le mostre che lo vedono affermarsi anche all’estero, Baden-Baden, Colonia, Londra, Parigi, Chicago – e con la celebre performance (1972) in cui l’artista appare con una maschera in volto, accompagnato da un flautista, vicino a una tavola imbandita con frammenti di statua classica e un corvo impagliato. Nello stesso anno, durante la mostra da Sonnabend a New York, si chiude la bocca con un calco in oro. Gli animali tornano all’Espai Poublenou di Barcellona (1989): quarti di bue appena macellati appesi con ganci a lastre metalliche. Gli anni Ottanta sono caratterizzati da una dimensione monumentale che si definisce negli anni Novanta con Offertorio in piazza del Plebiscito a Napoli. A Roma, nel 2002, presso la GNAM, realizza un enorme labirinto in lamiera dove appaiono i suoi sacchi, i carboni, i cumuli di pietre, i cotoni, una summa del suo percorso creativo. Nel 2007 inaugura, sempre a Roma, la Porta dell’Orto monastico di S. Croce in Gerusalemme e nel 2011 è invitato a esporre in Cina.
Gli inizi, anni 50
Ventenne, lascia la Grecia e si trasferisce a Roma per studiare presso l´Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja al quale deve l´influenza dell´espressionismo astratto che insieme all´arte informale costituisce il binomio fondamentale dal quale prende le mosse il suo percorso creativo.
Anni 60
Esordisce nel 1960 allestendo sempre a Roma la sua prima mostra personale alla galleria "La Tartaruga".
Rispetto ai suoi maestri, Kounellis mostra subito un´urgenza comunicativa molto forte che lo porta al rifiuto di prospettive individualistiche, estetizzanti e decadenti e all´esaltazione del valore pubblico, collettivo del linguaggio artistico. Nelle sue prime opere, infatti, dipinge dei segni tipografici su sfondo chiaro che alludono all´invenzione di un nuovo ordine per un linguaggio frantumato, polverizzato.
Risalgono al 1967 le prime mostre ideologicamente vicine al movimento dell´arte povera nelle quali l´uso di prodotti e materiali di uso comune suggeriscono per l´arte una funzione radicalmente creativa, mitica, priva di concessioni alla mera rappresentazione. Evidenti sono anche i riferimenti alla grecità delle sue origini. Le sue installazioni diventano delle vere e proprie scenografie che occupano fisicamente la galleria e circondano lo spettatore rendendolo attore protagonista in uno spazio che inizia anche a riempirsi di animali vivi, contrapposti alle geometrie costruite con materiali che evocano la produzione industriale. Nella "Margherita di fuoco" appare appunto anche il fuoco, elemento mitico e simbolico per eccellenza, generato però da una bombola a cannello.
Nel 1969 l´installazione diviene vera e propria performance coi Cavalli legati alle pareti della galleria L´Attico di Fabio Sargentini, in un sontuoso scontro ideale tra natura e cultura nel quale il ruolo dell´artista è ridotto al livello minimo di un´operosità sostanzialmente manuale, quasi da uomo di fatica.
Anni 70
Col passaggio agli anni ´70 l´entusiasmo volitivo di Kounellis si carica di una pesantezza diversa, frutto del disincanto e della frustrazione di fronte al fallimento delle potenzialità innovative dell´arte povera, inghiottita suo malgrado dalle dinamiche commerciali della società dei consumi, presidiate dagli spazi tradizionali di fruizione come musei e gallerie. Tale sentimento viene espresso dalla famosa porta chiusa con delle pietre presentata per la prima volta a San Benedetto del Tronto e quindi nel corso degli anni, con significative variazioni strutturali dense di significati poetici, a Roma, Mönchengladbach, Baden-Baden, Londra, Colonia. Nel 1972 Kounellis partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Anni 80
Gli anni dell´amarezza proseguono con installazioni nelle quali alla vitalità del fuoco subentra l´oscura presenza della fuliggine mentre gli animali vivi cedono il passo a quelli imbalsamati. Il culmine di questo processo è forse il grandioso lavoro presentato all´EspaiPoblenoudi Barcellona nel 1989, caratterizzato da quarti di bue appena macellati fissati mediante ganci a lastre metalliche e illuminati da lanterne a olio.
Anni 90
Negli anni più recenti l´arte di Kounellis si è fatta virtuosamente manieristica e ha ripreso temi e suggestioni che l´avevano caratterizzata in precedenza con uno spirito più meditativo, capace di interpretare con una rinnovata consapevolezza la primitiva propensione all´enfasi monumentale. Esempi di questa nuova direzione di ricerca sono l´installazione Offertorio del 1995 in piazza del Plebiscito, a Napoli e la mostra in Messico nel 1999.
Anni 2000
Continuano le grandi mostre in sud america, come quelle in Argentina (2000) e Uruguay (2001). Nel 2002, l´artista ripropone l´installazione dei cavalli alla Whitechapel di Londra e, poco dopo, alla Galleria Nazionale d´Arte Moderna di Roma costruisce un enorme labirinto di lamiera lungo il quale pone, quasi fossero altrettanti approdi, gli elementi tradizionali della sua arte, come le "carboniere", le "cotoniere", i sacchi di iuta e i cumuli di pietre ("Atto unico"). Nel 2004 realizza un´installazione nella Galleria dell´Accademia di Firenze, all´interno dell´esposizione temporanea Forme per il David, nata per celebrare i cinquecento anni dalla creazione del David diMichelangelo. Nel 2007 lavora alla realizzazione del 383° festino di Santa Rosalia a Palermo disegnando il carro trionfale della Santa. Sempre nel 2007 inaugura a Roma la Porta dell´Orto Monastico della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, una imponente cancellata di ferro impreziosita da elementi cromatici realizzati in pietre di vetro. Nel 2009 la Galleria Fumagalli e il Museo Adriano Bernareggi (Bergamo) dedicano rispettivamente all´artista una personale e un´unica installazione realizzata site specific. L´artista realizza uno speciale allestimento di opere proponendo una riflessione sull´arte e sull´uomo, testimonianza delle riflessioni poetiche da sempre al centro del suo lavoro e per le quali è stato indicato come possibile ospite alla Biennale di Venezia 2011 del primo padiglione della Città del Vaticano. Nel 2012,inoltre,una sua famosa opera è esposta al museo d´arte contemporanea Riso nella città di Palermo.