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Inserita in Cronaca il 06/05/2013 da redazione

Il Divo esce di scena,muore all’età di 94 anni Giulio Andreotti

Il

Giulio Andreotti è morto oggi alle 12 e 25 nella sua abitazione romana. A renderlo noto sono stati i suoi familiari. Le esequie sono previste per domani pomeriggio saranno in forma privata. Niente camera ardente al Senato per Giulio Andreotti ma nella sua amatissima casa-studio di Corso Vittorio e funerali privati presso la Chiesa di san Giovanni dei Fiorentini a Roma
Senatore a vita dal 1991Andreotti è sempre stato presente in Parlamento dal 1946. Nato a Roma il 14 gennaio del 1919, si è laureato in giurisprudenza nel 1941, specializzandosi in diritto canonico. Giovanissimo, si avvia al giornalismo trovando un ruolo sempre più incisivo nella Federazione degli universitari cattolici italiani (Fuci), di cui è assistente Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. Collabora alla fondazione della Democrazia cristiana, al fianco di Alcide De Gasperi.

Dopo la liberazione di Roma, Andreotti diventa delegato nazionale dei gruppi giovanili della Dc e nel 1945 fa parte della Consulta nazionale. Deputato dell´Assemblea costituente nel 1946, è stato confermato in tutte le successive elezioni della Camera. Per due volte ha varcato la soglia del Parlamento europeo, eletto nella circoscrizione Italia centrale e Nord-Est. Il 1 giugno del 1991, l´allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo nomina senatore a vita.

Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dal quarto all´ottavo governo De Gasperi tra il 1947 ed il 1953, Andreotti mantiene tale incarico con il successivo governo Pella, sino al gennaio del 1954. È stato presidente del Consiglio dal febbraio 1972 al giugno 1973; dal luglio 1976 al giugno 1979 e dal 1989 al 1992. Presidente dei deputati della Dc dal dicembre 1968 al febbraio 1972, ha presieduto per l´intera ottava legislatura la commissione Esteri della Camera.

Andreotti diventa per la prima volta presidente del Consiglio nel 1972 (il governo più breve della Repubblica: solo 9 giorni di durata). L´incarico gli viene affidato nuovamente nel luglio del 1976 nella stagione del compromesso storico tra Dc e Pci. I comunisti si astengono e il monocolore democristiano può nascere. Ci sono due drammatiche emergenze da affrontare: la crisi economica e il terrorismo che insaguina il Paese. Un esempio citato più volte nella fase che ha portato alla formazione dell´attuale esecutivo.

Nel 1978 Andreotti si accinge a formare il governo di solidarietà con il voto favorevole anche dei comunisti, quando il 16 marzo, il giorno della nascita del nuovo esecutivo, Aldo Moro viene rapito dalle Brigate rosse. Esperto degli equilibri di geopolitica, Andreotti fa della distensione l´asse portante della politica estera italiana, unitamente all´appoggio convinto alla strategia atlantica.

Ha un ruolo incisivo nelle tensioni mediorientali, seguendo la linea della cosiddetta equivicinanza nel conflitto tra israeliani e palestinesi. Inoltre, Andreotti sostiene i Paesi dell´Est nel loro difficile cammino verso la democratizzazione e la difficile opera di Mikhail Gorbaciov in Urss, mentre dà il via libera italiano all´installazione dei missili Nato. Gli anni ´80 si chiudono con il patto, passato alle cronache politiche con l´acronimo di Caf dalle iniziali dei protagonisti: lo stesso Andreotti, Bettino Craxi e Arnaldo Forlani.

Nel 1991 forma un nuovo esecutivo, l´ultimo prima del ciclone di Tangentopoli che investe la politica della prima Repubblica. Andreotti non entra nelle indagini ma a metà degli anni ´90 viene processato dalle procure di Perugia e di Palermo. I magistrati umbri lo accusano di essere il mandante dell´omicidio del giornalista Mino Pecorelli, direttore di ´Op´, ucciso nel marzo del 1979. L´11 aprile del 1996 inizia il processo. Dopo 169 udienze, il 24 settembre 1999 viene pronunciato il verdetto di assoluzione ´per non aver commesso il fattò. Il 30 ottobre 2003 è assolto dalla Cassazione in via definitiva. Un´altra accusa, però, investe il ´divo Giulio’: quella di essere colluso con la mafia.

La notizia, insieme a quella del presunto ´baciò (nel gergo mafioso significa che fra due persone c´è un rapporto di conoscenza e stima reciproca) al boss di Cosa nostra Totò Riina, fa il giro del mondo e per Andreotti inizia un periodo molto difficile che però il sette volte premier affronta con la consapevolezza della sua innocenza. Il 13 maggio 1993 il Senato concede l´autorizzazione a procedere nei confronti di Andreotti.

Il dibattimento comincia il 26 settembre del 1995. I pm chiedono 15 anni di reclusione. Il processo di primo grado si chiude il 23 ottobre 1999: Andreotti viene assolto perchè ´il fatto non sussistè. La Procura di Palermo decide comunque di ricorrere in appello.
Il 15 ottobre del 2004 la Cassazione conferma le sentenze di assoluzione, anche se in un caso per prescrizione. «Hanno usato i processi per mettermi fuori gioco politicamente. È stato un momento di politica molto cattiva», commentò successivamente. Autore di numerosi libri, Andreotti ha anche ricevuto la laurea honoris causa dalle più prestigiose università di mezzo mondo: dalla Francia all´Argentina, dagli Stati Uniti alla Polonia, dalla Spagna alla Cina, dal Canada alla Bulgaria. Innumerevoli gli aneddoti su Andreotti , ribattezzato nella metà degli anni ´50 il ´divo Giulio’ e, una trentina di anni dopo, “Belzebu” da Bettino Craxi.

Raccontano i vecchi cronisti politici che il giovane Andreotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio in uno dei governi De Gasperi, fosse stato incaricato dallo stesso leader storico della Dc di occuparsi di una questione delicata, sollevata da Giuseppe Saragat.

Questione che venne risolta da Andreotti nel giro di una ventina di minuti. A quel punto Saragat, che dubitava della possibilità che un così giovane politico potesse trovare una soluzione in così poco tempo al problema posto, alzò il telefono e chiamò De Gasperi tessendo le lodi di Andreotti e commentando “ma quello è una volpe”. De Gasperi rispose: “non è una volpe, è una faina..”

 

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