Inserita in Politica il 09/02/2022
da Patrizia Carcagno
Risorgimento Socialista si oppone ai licenziamenti alla Pfizer di Catania.
L’azienda Pfizer, alle cui fortune economiche con incassi planetari ha contribuito la produzione di vaccini, il 7 febbraio scorso ha interrotto drammaticamente le speranze di 650 dipendenti attivi presso lo stabilimento di Catania, collocandone in esubero 130 lavoratori, lasciando altresì nell’incertezza ben 110 interinali ed avviando la chiusura di due reparti, per spostare nello stabilimento di Ascoli la produzione del nuovo farmaco anticovid. Tutto questo senza convocare le parti sociali. “Il partito di Risorgimento Socialista- affermano Nino Randisi Segretario Regionale e Manlio Cardella Vice Segretario con delega al lavoro- condanna la scelleratezza di tali comportamenti che, ove non adeguatamente contrastati, con la fermezza che il momento richiede, dai sindaci dei comuni della cintura di Catania, dal governo regionale, come anche dall’Assemblea Regionale, potrebbero dare l’avvio ad una fase di pesanti incertezze sociali, economiche ed occupazionali”. “Ancora più grave appare lo sfrenato liberismo di Pfizer e l’assoluta superficialità dell’azienda nell’uso di social network per comunicare tali provvedimenti ai lavoratori- proseguono- evitando così qualsiasi preventivo confronto con le rappresentanze sindacali, aziendali, territoriali e regionali. Condividiamo pertanto la preoccupazione di centinaia di famiglie e sosteniamo con convinzione lo stato di agitazione indetto dalle maestranze come anche lo sciopero già proclamato per il 4 marzo p.v.” “Risorgimento Socialista- concludono Randisi e Cardella- auspica che il caso di Pfizer Catania sia avocato con urgenza alle decisioni del Governo Regionale, al quale l’azienda non può non rispondere delle azioni in atto avviate revoca immediatamente i licenziamenti in atto ed informando il Governo dei programmi futuri. Come anche il caso va avocato innanzi alla Commissione Lavoro dell’Assemblea regionale Siciliana, per le gravi inadempienze in ordine alle modalità ai termini ed alle procedure sinora dottate, in dispregio dei contratti di lavoro e dello Statuto dei Lavoratori”.
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