Inserita in Un caffè con... il 07/01/2021
da Cinzia Testa
Intervista a Ornella Cuzzupi (UGL Scuola): Tempo pieno nel mezzogiorno per annullare il gap tra Nord e Sud”
Cuzzupi (UGL Scuola), “Un’Italia a due velocità: tempo pieno nel mezzogiorno per annullare il gap tra nord e sud, esaurire il precariato e arginare situazioni a rischio di devianza minorile”
Anche alla luce del Covid, che ha sconvolto le nostre vite, ci vuole fare un quadro dell’attuale situazione della scuola italiana?
L’attuale situazione in cui sta versando la scuola italiana è abbastanza preoccupante, perché ci sono state tante di quelle quarantene in tutta Italia che hanno creato problemi riversatisi sui dirigenti scolastici, sui docenti e sugli Ata; non è stato facile. A questo quadro si aggiunge la mancanza di tutele adeguate nelle scuole. Noi della Ugl avevamo suggerito di porre all’ingresso di ogni scuola dei termoscanner, una spesa minima che avrebbe consentito un ottimo monitoraggio. Invece si è proceduto con dei termometri poco attendibili che indicavano la stessa temperatura a chiunque. Il denaro pubblico avrebbe dovuto essere investito in maniera più produttiva, si pensi alla spesa dei banchi con le rotelle, a dir poco superflua dato che il problema del distanziamento si sarebbe potuto risolvere dividendo i banchi a 2 con tagli fatti da un falegname, come hanno fatto alcuni presidi da soli. Un altro problema enorme hanno rappresentato i trasporti: abbiamo cercato di parlare con il Ministero dei Trasporti e con il ministro Azzolina, ma devo dirle che abbiamo riscontrato un grande ostracismo, non ci ha mai voluto incontrare. L’Ugl scuola è una sigla per mio volere assolutamente libera da condizionamenti, non abbiamo appartenenze partitiche. Essa è nata vicino all’area del centro destra ma noi non abbiamo identità e nessuno dentro la mia federazione può svolgere ruolo politico; vogliamo fare il sindacato. Quindi ciò che mi ha disturbato molto è che ho scritto molte volte al Ministro perché avesse un’interlocuzione con noi per ascoltare il punto di vista di tecnici dell’istruzione, gente che lavora dentro le scuole. E invece non ci ha neanche risposto; chi fa questo secondo me non è sicuro di sé.
Come immagina la ripartenza delle scuole a gennaio? In DaD o in presenza?
La scuola è luogo dell’educazione, alveo naturale dove si svolge la vita scolastica. I ricordi più belli sono i tempi della scuola. Lí si socializza, si forma il cittadino del domani, lo si istruisce e lo si educa alla socializzazione, allo stare insieme, all’acquisire regole di comportamento. Quindi io auspico che ci possa essere una riapertura delle scuola, però assolutamente in sicurezza. Bisogna coniugare due diritti essenziali dell’uomo e della civiltà: diritto all’istruzione e diritto alla salute. Io ho educato generazioni, la vivo la scuola e ci manca quella tranquillità che dovrebbe esserci dentro una classe. Adesso, che mettano mano ai trasporti, che la finiscano di fare proclami che non servono a nulla e che si proceda per la tutela del diritto all’istruzione di un paese civile. Istruzione, sanità e giustizia sono i pilastri portanti di uno Stato. Non si può prescindere da questo. Altrimenti non saremo un paese civile, industrializzato come dovremmo essere. Io credo nell’Italia Stato sociale, ma lo deve essere di fatto e di diritto.
Considerando che nei nostri ospedali sono stati assunti e lo saranno ancora infermieri e medici , anche specializzandi, come valuta la decisione dell’attuale Ministro dell’Istruzione di far tenere i concorsi con la conseguenza che l’unico del quale era iniziato l’iter è stato bloccato e i tempi dell’ingresso in servizio dei nuovi docenti si sono ulteriormente ed inevitabilmente dilatati?
Questa è una lesione del diritto, noi abbiamo da anni un precariato storico in attesa di essere stabilizzato. Ci sono precari che insegnano addirittura da 10 anni e hanno servizio e idoneità conseguita attraverso il superamento di un pubblico concorso. Quindi mi vuole spiegare dov’è il veto per poterli assumere e continuare con il doppio canale, che è pieno? Noi siamo il paese europeo che ha il maggiore precariato nell’istruzione, quindi un ministro non può dirmi non vanno bene, serve il concorso. L’ultimo concorso è stato davvero penalizzante: gente in quarantena non ha potuto partecipare alla prova concorsuale, perché di fatto lei gliel’ha impedito. Una sentenza adesso riapre a queste persone, ma non si potrà dimenticare il trattamento spettato a queste decine e decine di persone.
Anche prima della pandemia la scuola era in difficolta. Ad esempio, le chiedo: si potrà mai risolvere l’atavico problema della carenza di docenti al nord Italia e al contrario la carenza di lavoro al sud che costringe i docenti all’esodo?
Io avevo presentato una proposta perché noi siamo stati uditi anche nelle commissioni Cultura di Camera e Senato. Il grande problema, il grande gap del mezzogiorno si può risolvere in un batter di ciglia, sa come? Reinserendo il diritto ad avere il tempo pieno nelle scuole nel sud, tempo pieno che c’è stato negato. E’ una vergogna che vi siano zone del profondo sud dove i ragazzi hanno bisogno della scuola, dove le scuole dovrebbero essere aperte fino alla 20. Cosa avrei fatto io? Da persona di scuola, avrei aperto il pomeriggio e avrei chiamato i supplenti. Con le scuole aperte i ragazzi non vengono tenuti in mezzo alla strada ma vengono immersi in varie attività di vario genere, dall’educazione alla legalità all’educazione musicale. Tantissime cose si potrebbero fare in una scuola, anche attraverso le attività ludiche. Madri e padri di famiglia sono costretti ad andare al nord perché lì ci sono le scuole a tempo pieno. Ho chiesto a svariati ministri di poter realizzare questa idea. Perché, vede, questa è un’Italia a 2 velocità e ciò non è consentito. Il mezzogiorno d’Italia non ha nulla da invidiare al Nord però ancora si viene trattati come italiani di Serie B. Questo non è giusto perché abbiamo tanta di quella cultura, tanta di quella educazione e non è possibile che per realizzarci dobbiamo fare ancora gli emigranti, nel 2020. La richiesta di UGL Scuola è che venga dato il tempo pieno a tutto il mezzogiorno per annullare il gap tra nord e sud, esaurire il precariato e arginare situazioni a rischio di devianza minorile, di ‘ndrangheta, di mafia.
È possibile che non si trovi una soluzione al problema delle classi pollaio?
Questo era il cavallo di battaglia del ministro Azzolina quando faceva la sindacalista dell’Anief. Di sindacalista evidentemente non aveva proprio nulla se, una volta divenuta ministro, ha completamente dimenticato la causa. La classe pollaio deve essere eliminata perché per avere un ottimo apprendimento non ci può essere un numero maggiore di 17/18 alunni. In una classe cosiddetta pollaio in primis non c’è il distanziamento fisico perché ci vorrebbero aule immense, due, l’insegnante ha oggettive difficoltà nell’arrivare a tutti, per cui è costretto a rallentare il ritmo. E’ un problema che deve essere risolto e se dice che non ha i docenti vada a esaurire tutte le graduatorie che ci sono, gente che non solo ha il servizio, ma anche il superamento del pubblico concorso. Il problema di fondo è che manca l’investimento, la scuola è vista come una spesa e non come l’investimento con cui si forma l’operaio, la classe impiegatizia e dirigente del futuro. Uno Stato sociale che sia uno Stato di diritto deve investire sulla scuola.
Pensa che con il Recovery plan cambierà qualcosa?
Io me lo auguro, deve cambiare. Sono contenta che oggi sul mondo scuola ci sia un’attenzione che un tempo mancava. Si stanno risvegliando le coscienze perché si sono messe in moto anche le famiglie.
Cinzia Testa
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