Inserita in Un caffè con... il 15/07/2019
da Cinzia Testa
Dalla guerra in Abissinia al terremoto dell’Irpinia: il caro prezzo delle accise
Pensare che quando facciamo il pieno alle nostre auto stiamo finanziando guerre ormai parentesi di libri di storia sembra un’assurdità, invece è proprio ciò che succede al giorno d’oggi in Italia.
Il sistema delle accise, istituito per far fronte a necessità economiche urgenti, è diventato un trionfo dell’assurdo. Oggi, nel 2019, paghiamo una tassa istituita per finanziare una guerra risalente a quasi un secolo fa (1935: guerra in Abissinia). Tale sistema si è ormai radicato nel nostro piano economico, al punto che gran parte degli italiani non ha ben chiaro ciò che va a pagare quando va a fare benzina. Per quanto il fine possa essere nobile, il risultato non convince, perché non al passo con i tempi, con le tasche degli italiani e con gli standard europei. Il sistema, che più volte il ministro degli interni ha dichiarato di voler abolire, resta ancora invariato; la tanto attesa sforbiciata, promessa nel 2018, ancora non arriva. Ad oggi siamo riusciti a ottenere semplicemente un blocco di un ulteriore aumento. Secondo i dati rilevati dal ministero dello sviluppo economico, gli italiani pagano di accise più del 40 % dell’importo speso per fare benzina. Di conseguenza, un litro di benzina, che senza accise verrebbe a costarci 60 centesimi, noi la paghiamo più del doppio (va considerata anche l’IVA). Ma non è finita qui, mentre noi aspettiamo, e speriamo, in un calo dei prezzi, il Def (il documento di economia e finanza redatto dal Tesoro) prevede per il 2020 un aumento di IVA e di accise. Già non mancano le promesse del governo di evitare questo rincaro. Noi aspettiamo, speranzosi, un calo dei prezzi, come appunto ci suggerivano i savi latini: “Verba volant, scripta manent”.
Cinzia Testa
|