Inserita in Politica il 30/11/2018
da Direttore
Incontro del tavolo tecnico di riforma della magistratura onoraria
Si è tenuto ieri 29 novembre l’incontro che appariva conclusivo del tavolo tecnico di riforma della magistratura onoraria, e teneva col fiato sospeso 5000 magistrati onorari speranzosi di ricevere, finalmente, un segno di riconoscimento da parte di quello che si era presentato il “governo del cambiamento”, sventolando in ogni dove quel punto del “contratto” specifico sulla sistemazione della magistratura onoraria di questo paese. Non pensavano i magistrati onorari italiani di essere piuttosto sistemati per le feste! Invece, tutto si è svolto come nella più tipica commedia all’italiana, in cui si parte con buoni apparenti propositi, e si giunge dopo molte peripezie al punto di partenza come un disegno della punta del compasso, dentro al quale però c’è la vita di migliaia di grandissimi lavoratori per la giustizia, che di ingiustizia sono destinati a morire. Veniamo ai fatti. A fine estate l’on.le Morrone, neo sottosegretario alla giustizia, viene insignito dell’arduo compito di riformare la appena varata legge Orlando che riduceva ad ancelle della giustizia i magistrati onorari di esperienza, ne prometteva compensi offensivi a parità di responsabilità e riduzione dell’impiego a tutto detrimento della funzionalità del sistema giustizia. Il primo proposito è quello di organizzare un tavolo tecnico, da sempre negato, in cui coinvolgere alcuni delegati della magistratura onoraria e le associazioni di categoria, nonché la ANM, in una predisposizione di una base normativa condivisa su cui lavorare. Il lavoro infaticabile, più o meno condivisibile, dei vari soggetti coinvolti e delle nostre associazioni si è svolto in maniera capillare a modificare tutti i punti della riforma idonei ad incidere negativamente sulla dignità dei magistrati onorari, sulla efficienza della giustizia e sulle nostre legittime aspettative economiche e previdenziali, ed era culminato nel parere di apprezzamento della ANM (Ufficio per il processo su base volontaria, il compenso dignitoso proporzionale al lavoro prestato, la maternità, la previdenza, la malattia, la permanenza in servizio). Raggiunto l’accordo tra le parti interessate, si sa, il resto del lavoro dovrebbe procedere spedito, ma non in Italia. In Italia, governi del cambiamento o no, tutto resta sempre uguale, le promesse non mantenute, gli accordi ignorati, le ingiustizie perpetrate, perché il grande lavoro di raccordo e di approfondimento non può essere apprezzato da chi non ha contezza della reale consistenza del problema e si rende delatore dei suggerimenti di quei tecnocratici ministeriali mai sottoposti al brivido della elezione popolare, e neanche al giudizio dei loro colleghi della ANM per la verità. Dunque, un nulla di fatto, nessuna concessione sul piano economico che non fosse già insita nella riforma Orlando, nessuna reale novità se non che i fondi che il governo del cambiamento afferma di poter trovare per tutti, anche per chi non lavora, non si trovano per chi da decenni produce giustizia per il cittadino. Come nei vecchi copioni, anche il governo del cd. cambiamento promette denaro di inclusione a chi non produce, promette meno tasse a chi non le paga, promette più deficit anche contro l’Europa ma non trova il denaro per rendere giustizia a chi la fornisce. Ma le parole non tornano mai indietro senza effetto, e gli effetti sono già in atto. Le scriventi associazioni non possono ritenere affatto accettabile l’esito del tavolo tecnico odierno e dichiarano lo stato di agitazione, rifiutando ogni iniziativa che non riporti su un piano di adeguamento agli accordi raggiunti il tavolo tecnico.
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