Inserita in Cronaca il 27/09/2013
da Marina Angelo
Immigrazione-il Prefetto: stiamo lavorando per aumentare la capacità ricettiva del territorio; al Cie presto nuova gestione
Il tema immigrazione a Trapani continua a rimanere caldo. Al seguito degli sbarchi degli extracomunitari ci sono argomenti come CIE (Centro di identificazione ed espulsione) e CARA(Centro di accoglienza richiedenti asilo) su cui, a dire il vero,l’attenzione non cala mai. Tanto meno sul tavolo del Prefetto di Trapani Leopoldo Falco che nei giorni scorsi aveva revocato il contratto con la cooperativa Oasi che gestiva il CIE di Milo.
Problemi che su quel tavolo non rimbalzano. Vengono analizzati e discussi da chi ha diverse competenze al fine di trovare soluzioni ci spiega Falco. Ce lo racconta guardandoci in faccia uno ad uno. In maniera semplice. Questo tema, l’immigrazione e i “bagagli a suo carico”, è tanto pesante quanto delicato.
«Sono arrivati nuovi ospiti nella notte: 50 da Lampedusa e 9 da Marettimo» Ci informa prima di iniziare a dire qualunque cosa su quell’elenco ricco di punti all’odg che ci fa trovare sulle attività che ha svolto dallo scorso 6 agosto. E la preoccupazione che esprime è tangibile negli occhi e nelle parole:«Sono preoccupato sulla nostra capacità ricettiva»
Il salto alla questione CIE è breve: «Il primo settembre venne il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge. Io avevo da pochi giorni visto il centro ed ero rimasto negativamente impressionato soprattutto sotto due aspetti: quello gestionale e quello della sicurezza. Sotto l’aspetto gestionale era evidente che una gara vissuta al ribasso assicurata per ventisette euro, a fronte dei 30, aggravata da un numero sostanzioso degli ospiti avevano messo in forte difficoltà la società Oasi. Dopo ripetute difficoltà- ha spiegato Falco - e soprattutto dopo ripetute contestazioni fatte dal Prefetto che mi ha preceduto, mi sono ritrovato a dover agire obbligatoriamente per la revoca(il contratto, tra l’altro, prevedeva che dopo tre contestazioni si potesse arrivare alla risoluzione del contratto. Il mio predecessore ne aveva fatte ben cinque)» Mentre stanno per scadere i trenta giorni necessari alla ditta uscente per garantire il servizio e per procedere ad una nuova gara ed all’assegnazione del servizio ad un´altra azienda il Prefetto Falco ha annunciato importanti novità «Il ministero dell´Interno ha stanziato 660 mila euro per potenziare il sistema di sicurezza del Cie di Milo. Questo ci darà la possibilità di rendere in 6 mesi, la struttura più sicura: rimuoveremo le centraline elettriche interne i cui pannelli sono stati divelti e trasformati in armi durante le rivolte e innalzeremo le reti dei muri esterni per evitare le fughe. In un anno -ha ricordato il prefetto- sono state 700 quelle registrate al Cie di Milo.» Non solo «Ci impegneremo per ridurre i tempi di permanenza all´interno del centro che al momento variano dai 5 agli 84 giorni e per garantire condizioni di maggiore vivibilità all´interno della struttura».
Relativamente alla nuova gara, sono state fatte alcune precisazioni « In questa prima fase si tratta di una gara per la gestione provvisoria per sei mesi in attesa di fare quella, con avviso pubblico, con validità triennale. Fisseremo dei paletti per evitare un’assegnazione al ribasso inferiore ai 30 euro a persona anche se, nel frattempo, rappresenterò al mio Ministero che questa cifra ci mette in difficoltà».
Una parentesi, nel corso della conferenza, è stata aperta sul dramma umano vissuto «da chi affronta il viaggio della speranza scommettendo una somma altissima sulla propria vita. Si tratta di gente che affida la sua esistenza in mano a gentaglia. La famiglia si sacrifica chissà per quanto tempo investendo su un solo “campione”, l’unico che può superare il viaggio. Immaginate di essere uno di loro- ha detto Falco- e dopo aver superato un viaggio di quelle dimensioni, pensare di trovare un lavoro per poter fare arrivare anche il resto della famiglia in Italia. Vi trovate invece additati come criminali ma non lo siete e rinchiusi dentro i Cie. Vorrei spendere una parola per chi chiama i Cie impropriamente carceri: non lo sono.- ha voluto sottolineare il Prefetto- La gente che si ritrova nei Cie nella maggior parte dei casi non è un delinquente. E’ un uomo disperato che pensa di aver tradito la fiducia di chi ha investito su di lui per salvare l’intera famiglia. Sente il peso di una responsabilità che appartiene a più persone. E all’interno del Cie fa di tutto per scappare. Ciò che cercheremo di fare è migliorare il livello complessivo dell´accoglienza, aumentare la "capacità ricettiva del territorio" in risposta all´incremento dei flussi migratori ed evitare che all’interno del Cie si possano presentare le situazioni che in passato, lo hanno visto al centro della cronaca».
L’argomento è ampio come il nostro territorio tanto che, qualche minuto più avanti e qualche kilometro dopo, le parole del Prefetto ci portano al CARA di Salinagrande dove si contano 260 posti ma dove, le presenze registrate oggi sono 390. Eppure la vita, oltre quei cancelli, scorre più serena.
Questi ospiti infatti hanno la possibilità di uscire, di relazionarsi e soprattutto, le loro vite non sono logorate dalla disperazione ma alimentate dalla speranza.
«In occasione della visita del ministro Kyenge, insieme alla senatrice Orrù, la quale aveva fatto un’interrogazione molto puntuale, siamo entrati dentro i padiglioni, con il Questore, il Vice Questore e tre uomini di scorta in borghese, inermi, senza alcuna difesa e, mentre il ministro, metodicamente, ha voluto controllare tutto, nessun ospite ci ha in alcun modo turbato – ha raccontato il Prefetto Falco che ha continuato- Con il continuo sbarco di immigrati su tutto il territorio continue sono le richieste di accoglienza. A fronte di questo stiamo cercando di aumentare la nostra capacità ricettiva e sono molte le opzioni che stiamo valutando per garantire la tranquillità fino ad oggi assicurata».
Tra queste, ci sarebbe la possibilità di aprire un altro centro CARA nella periferia cittadina ma al momento è solo una delle tante ipotesi mentre si cerca di mimetizzare il problema immigrazione cercando di spalmare gli extracomunitari su tutta la provincia.
Eppure quando questo flusso di immigrati raggiunge tali soglie di emergenza il problema non dovrebbe riguardare più solo Trapani, Lampedusa, Siracusa o la Sicilia. E’ d’Europa la stessa che dovrebbe riunire il consiglio europeo per decidere un’azione di solidarietà e spalmare gli immigrati non su una provincia ma sull’intero territorio europeo. Lo dice una direttiva di cui fingono l´esistenza.
E qui, che sia Trapani o Lampedusa non importa, si rimane in stato di emergenza. «Sicilia come cerniera d’accoglienza d’Europa» mi dicono. Forse. Ma guardando la funzionalità di quella cerniera, è possibile che l’Europa ne approfitti per scaricare il “sovraccarico di ingressi” e richiudersi il problema alle spalle.
Marina Angelo
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