Inserita in Un caffè con... il 06/12/2014
da Direttore
Antonio Pasquale Lufrano
Spiace spolverare l’ovvio, ma, penso, vada fatto. Il giorno della presentazione al Senato dell’ultima versione del Jobs Act, tra le meline dei vari esponenti politici, faceva rumore la critica, senza se e senza ma, dell’esponente di Fratelli d’Italia, On. Giorgia Meloni, che attaccava il Presidente Renzi sul tema immigrati, facendo notare come una legge assurda congelasse, tra l’altro, la loro presenza in Italia, e che nulla si fosse fatto per cambiarla pur essendo agevolati dal essere nel semestre europea a guida italiana. L’indomani scoppia, come un fulmine a ciel sereno, lo scandalo a Roma di “Mafia capitale” che tocca a 360 gradi tutto l’arco costituzionale, che vede in primo piano la prima delle cooperative rosse, cassa storica del PCI, PDS oggi DS, la LegaCoop, con i suoi esponenti di rilievo nei posti chiave della cooperativa incriminata, la 29 GIUGNO, più due esponenti della ex banda della Magliana, e una ridda di esponenti politici, di spicco, che si sono avvalsi, essendo alla guida della Capitale, dei servizi di una cooperativa, la 29 GIUGNO, accreditata sin dai tempi della gestione Sindaco Rutelli, fino all’attuale Sindaco Marino, passando per il Sindaco Alemanno, oggi esponente di Fratelli d’Italia, che resta fin qui l’unico inquisito dei tre. Il mio obiettivo non è difendere né accusare nessuno dei tre visto che, essendo la cooperativa in questione un punto di riferimento solido dell’Amministrazione comunale romana, ratificato nel tempo, che ciascuno ci avesse a che fare pare ovvio. Saranno le indagini e le giurie a decretare i coinvolgimenti più o meno coscienti negli affari sporchi, la di là quindi della tempesta mediatica. Ma la tempesta mediatica va verso una direzione, che chiamerei di “influenza politica”, quasi una nuova EBOLA, che gioca al discredito di una sola parte pur essendo coinvolte tutte. È l’emergenza a consentire agli attori principali della cooperativa “29 giugno” di superare bandi e controlli, ma l’emergenza zingari e immigrati in Italia, a ben leggere tra le righe della veemente accusa della Meloni, sembra essere “mantenuta”, se non addirittura “creata” apposta per creare “emergenza” e nessun controllo su chi gestisce la stessa. E così, se da una parte le periferie delle più grandi città, ridotte a discariche sociali, vanno a fuoco per la protesta di chi in Italia c’è nato e non si sente salvaguardato, e guarda all’extracomunitario come ad un privilegiato, dall’altra un suburbio di miserabili, tra zingari ed immigrati, fonte di reddito per le cooperative scorrette (mica tutte sono così, è vero, ma per essere inserite nella rosa delle privilegiate non basta una domanda e le carte in regola, e l’ANAS lo può dichiarare sulla propria pelle), vivono quasi tutti in condizioni di estremo disagio confinati in una situazione di sordida disumanità. Su questa torta di risorse pubbliche le mani che ci affondano sembrano essere davvero tante, come tanti sono gli interessi di chi protegge questo scempio da decenni, sulla pelle degli italiani poveri e dei contribuenti tutti. Che non ci sia interesse alcuno a cambiare questo stato di cose sembra scontato. Che si voglia dare la croce addosso ad una sola parte, quando è lampante un coinvolgimento allargato, ha il sapore del fumo negli occhi, e del rievocare i tempi bui delle teorie anti-fasciste e delle esecuzioni pilotate. Perdonatemi, ma questi son metodi degni delle peggiori dittature, uguali in ogni tempo, che non ci lasciano certo dormire sereni. Ripeto, non difendo e non accuso nessuno; non è compito mio e sarei poco obiettivo se lo facessi. Ma la totale mancanza di moralità nelle Istituzioni, che consentono, e ci sguazzano, tale marciume non posso non vederlo e denunciarlo. Non voglio neanche entrare nel merito delle particolar agevolazioni fiscali, che hanno consentito alle cooperative storiche di creare nel tempo un regno adamantino nella gestione delle risorse pubbliche destinate al sociale, né discutere dell’assetto attuale di lobby di alcune di esse; nella giungla dei poteri forti il gioco pesante può non essere politicamente corretto ma ci sta. Vorrei invece discutere (ammesso che ce ne sia la necessità, tanto mi sembra ovvio) del ridicolo atteggiamento “sorpreso” di chi gestisce le Istituzioni, siano esse comunali, o nazionali, siano esse amministrative piuttosto che politiche, a guisa di una folta e ignara schiera di angeli discesi dalle nuvole. Signori, perdonatemi, ma al vostro impagabile stupore e dichiarata buona fede io non credo affatto! E la gente, il Popolo, che ancora una volta si cerca di distrarre col solito fortunato giochetto della destra fascista contro una sinistra santa e buonista, vi crede sempre meno, anzi, oserei affermare che dalle periferie in fiamme, sempre più pericolosamente vicine, ai cittadini disastrati nelle città allagate dal malgoverno delle risorse pubbliche frenate da inutili contenziosi, artatamente sollevati per interessi privati nella gran parte dei casi, e da male amministrazioni, non vi crede proprio più. Quando si sta fianco a fianco, nel disagio totale, colore e ideologie politiche sbiadiscono mentre rinasce la tolleranza, e la solidarietà reciproca. Ma anche qui la mano vile di chi semina il loglio tenta il gioco delle divisioni, innescando una guerra tra poveri, indigenti italiani ed extracomunitari e zingari, che giova a chi ci marcia, è vero, ma accende una miccia corta su una polveriera sempre più carica di tensione e dolore. L’On. Meloni, nella sua contestazione, ha, forse incoscientemente, puntato un faro indiscreto su un verminaio più consistente di quanto potesse immaginare, e che, giusto l’indomani, sia scoppiato il caso Mafia Capitale, ci da il senso del divino (non potremmo mai sostenere il collegamento tra i due fatti, sarebbe politicamente scorretto e inopportuno), unica speranza cui aggrapparsi ormai, che interviene dall’Alto a fare giustizia, ponendo nelle mani di un Homo Bonus il destino, ancora una volta, dell’Italia. Ohibò! ma chi sarà quest’Homo Bonus? Non saprei certo, ma, io credo, è maturo il tempo perché chi ha sufficiente onestà e indispensabile coraggio, bussi tre volte tre, alla porta degli italiani, e, io credo, gli sarà aperto. Ops, dimenticavo; ancora una accortezza, che, a mio parere, è d’obbligo: costui, chiunque sia, ottenuto che abbia il coraggio di affrontare le fiere, del Circo Massimo, chieda, con immenso fervore (al Buon Dio ovviamente), che gli venga concessa anche intelligenza, sufficiente a schivare i Farisei, che oggi, numerosi e più agguerriti che mai, si aggirano pericolosamente, nel Tempio, circondati dagli immarcescibili gnomi e le sempiterne ballerine, e si procuri, ottenuti i doni e fatti i dovuti scongiuri, il favore e la simpatia, “vera”, del Popolo sovrano, evitando accuratamente di fregiarsi dei simboli storici, ormai logori e desueti, ma trasferendo accortamente il loro vigore “tradizionale” nel nuovo. Dove Achille fallì, Ulisse vinca! Antonio Pasquale Lufrano.
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