Inserita in Cultura il 28/03/2013
da redazione
In Cattedrale lavanda dei piedi a 12 detenuti
Questa sera, in cattedrale, con inizio alle ore 19.00, l’arcivescovo Alessandro Plotti nel rito della “lavanda dei piedi”, laverà i piedi a 12 detenuti del carcere di San Giuliano.
Si tratta di Vito Poma, Vincenzo Mirabella, Marco Casamento, Leonardo Patti, Massimiliano Parisi, Angelo Mirabello, Gaspare Navarra, Giovanni Cucè, Remo De Matteis, Francesco Paolo Messina, Vito Mancuso e Salvatore Francois Coppola.
Da domani, inizieranno i riti del Venerdì Santo: niente “messe” nelle parrocchie anche se la chiesa celebra un rito molto forte.
Il Venerdì Santo Giorno di astinenza e digiuno (prima della riforma liturgica del 1955 ad opera di Pio XII vi era anche il digiuno eucaristico) e l’azione liturgica si svolge nel primo pomeriggio ( in genere alle 15.00) richiamando le ultime ore di Cristo. In Cattedrale la celebrazione dell’adorazione della croce si tiene invece alle ore 19.00, dopo il passaggio della processione dei “Misteri”.
Ad Erice a conclusione della processione intorno alle ore 20.00 per la specificità della presenza in questi centri di grandi manifestazioni di pietà popolare.
Il rito è caratterizzato dall’adorazione della croce: la chiesa presenta e adora il segno vittorioso del Cristo e cioè la croce albero della salvezza per tutti i viventi. La preghiera si fa universale e s’implora la pace e la salvezza per tutti i popoli della terra. La liturgia del Venerdì santo, seppur nell’austerità e nel tono penitenziale che la caratterizza, non si presenta come una liturgia funebre e luttuosa ma la contemplazione del sacrificio cruento di Cristo; ecco che, infatti, la Chiesa bizantina in un antico testo canta: «Adoriamo la tua croce Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua risurrezione! Dal legno della croce è venuta la gioia in tutto il mondo». Nel Medioevo, la liturgia del venerdì santo fu sopraffatta dalle devozioni popolari come la via crucis, la processione dei crocifissi, il transito del Cristo morto, della B.V. Addolorata e altre ancora che nei nostri centri si svolgono praticamente dappertutto.
La veglia pasquale scomparve totalmente e i suoi riti venivano anacronisticamente celebrati nel mattino del sabato (con la calata della “tila”). Nel 1951, il papa Pio XII ripristinò sperimentalmente la veglia del sabato santo.
Nel 1955 l’ intero triduo pasquale riebbe la sua autentica unità. Nel 1963 La Riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha restituito all’ intera celebrazione una maggiore unità, semplicità e ricchezza di contenuti. Il centro di gravitazione dei tre giorni è la veglia pasquale di sabato notte con la sua celebrazione eucaristica.
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