Inserita in Un caffè con... il 03/10/2014
da redazione
Antonio Pasquale Lufrano
Il nostro Premier: una ne pensa e cento ne fa.
E´ sconvolgente come il Presidente del Consiglio Renzi sappia in un solo colpo mettere a tappeto lavoratori e medie e piccole imprese insieme. Il suo annunziato provvedimento di spalmare il 50% del TFR in busta paga dimostra con chiarezza come questo governo sia alla disperazione, privo di una lucida e meditata programmazione economico-finanziaria, alla continua ricerca di soluzioni pasticciate presentate, però, all´opinione pubblica come necessarie ma soprattutto come efficaci per la crescita. L´aumento della tassa sulla casa, sui risparmi, l´aumento della Tares, l´istituzione della Tasi dimostrano la totale inadeguatezza della politica economica del governo aggrappato allo zero virgola quando invece servirebbe un vero choc fiscale ed una riorganizzazione dell´apparato "pubblico", cioè un taglio di tasse e della spesa pubblica per circa 40 miliardi di euro. E dove sono le tante decantate riforme strutturali necessarie per migliorare la competitività del Paese? L´abolizione delle province? Un bluff! Le strutture sono sempre lì, il personale non è stato abilitato ad altre funzioni ed allora sarebbe più corretto parlare di trasformazione senza diminuzione dei costi o quasi. La riforma del Senato? Un grande pasticcio che nel giro di pochi mesi dalla sua approvazione (se sarà approvata ) dimostrerà i suoi grandi limiti come la Bassanini ( troppi poteri agli enti locali). La legge elettorale? No se ne parla più, insabbiata in attesa di capire quale sarà il quadro politico futuro. La riforma del lavoro? La grande occasione sta diventando un sogno irrealizzabile, non soltanto perch´ ci si è arenati sull´art. 18, ma perch´ tutte le altre misure, dagli ammortizzatori universali alla riduzione della finestra in entrata, richiedono risorse che non ci sono. Ed infine l´ultima trovata, l´ipotesi del Tfr in busta paga che rappresenterebbe l´ennesima beffa ai danni dei lavoratori e delle imprese che sarebbero messe ulteriormente in ginocchio. L´unico a guadagnarci sarebbe lo Stato. Perch´ diciamo no al TFR? Intanto, per amore della verità e per evitare disinformazioni, precisiamo che il 50% del TFR in busta paga porterebbe nelle tasche dei dipendenti dalle 40 alle 68 euro e che non si tratta di un bonus ma di soldi dei lavoratori. Il TFR in busta paga non sarebbe assolutamente vantaggioso per il lavoratore , in quanto il suo tesoretto perderebbe valore in prospettiva ed inoltre sarebbe soggetto ad una tassazione fiscale più alta. Infatti, l´attuale accantonamento ha forti benefici economici in quanto i soldi trattenuti crescono dell´1,5% a cui si aggiunge una rivalutazione del 75% del tasso di inflazione; in pratica in 10 anni il TFR si rivaluta del 15-20% ,che non è poco; inoltre il TFR, oggi, è soggetto ad una tassazione molto bassa, mentre aggiunto allo stipendio-salario porterebbe all´applicazione di una aliquota che oscillerebbe dal 23 al 43% per un vantaggio dello Stato che così incasserebbe tasse in più per circa 5 miliardi a danno del lavoratore. Ed ancora il TFR in busta paga bloccherebbe l´integrazione pensionistica oggi più che mai necessaria, oltre a provocare un buco di 3 miliardi alle casse dell´Inps che dovrebbe essere ripianato, ma con quali soldi. E per ultimo ma non ultimo, esaminiamo il problema più importante legato alle piccole e medie imprese e conseguenzialmente alla loro crescita e quindi all´occupazione. Un simile provvedimento sarebbe per le PMI un colpo mortale. Infatti, le stesse utilizzano questi fondi come fonte di finanziamento in un momento in cui il mercato interno è fermo ed il credit crunch blocca la liquidità. E non ci convince minimamente il preannunziato intervento del Premier Renzi di stipulare un protocollo d´intesa con l´ABI. Infatti è già previsto che la liquidità garantita dalla BCE deve andare alle imprese in base alle iniezioni decise dall´Eurotower, ma visti i risultati degli ultimi anni è più che legittimo avere forti dubbi. E´ evidente che ormai Renzi si è incartato e noi non siamo contenti. Noi non siamo e non saremo mai per la politica tanto peggio- tanto meglio cara negli anni passati alla sinistra, noi siamo per dare, ove ci sia concesso, un contributo di idee per affrontare e magari concorrere a risolvere le difficoltà che affliggono il nostro Paese. Ed è per questo che da oggi come Associazione Nazionale di Azione Sociale apartitica saremo più presenti nel dibattito politico (dal greco polis quale attiva partecipazioni degli abitanti) a difesa degli interessi dei cittadini in coerenza con quanto finora fatto in qualità di Portavoce Nazionale dell´A.N.A.S.
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