Inserita in Un caffè con... il 26/09/2014
da Direttore
Antonio Pasquale Lufrano
COMUNICAZIONE E FORMAZIONE: LE GAMBE DEL NUOVO MERCATO GLOBALE SOLIDALE
La terza rivoluzione industriale si basa sulla Comunicazione e sulla Rete informativa
Due notizie, passate in second’ordine dai media ma da non sottovalutare, attirano in questi giorni di straparlare politico, la mia attenzione; la prima riguarda, e data il 15 del corrente mese di settembre, la decisione del Parlamento Europeo di riconoscere, all’Italia, di poter concedere “aiuti di Stato” alle Regioni deboli, tra cui la Sicilia e la Calabria (ma anche Campania, Puglia, Basilicata), considerandoli incentivo alla ripresa dell’economia nelle Regioni svantaggiate; la seconda lo sbilanciarsi di Draghi, nel suo ruolo di Presidente della BCE, verso una politica monetaria che sostenga il lavoro e l’occupazione, al fine di agevolare la ripresa economica. Sono informazioni che si trovano nelle pagine economiche, spesso solo dei giornali specializzati, ma che avrebbero un impatto sulla nostra economia, non solo nazionale, travolgente, se solo dalle parole si passasse ai fatti. Si consideri, per esempio, che la Federal Reserve Americana, sorella maggiore della BCE, ha già abbracciato questa filosofia (perch´ di scelta di vita si tratta piuttosto che di banale computo) per contrastare la crisi in America, riuscendo ad ottenere risultati positivi, certo non eclatanti, ma, cosa molto più importante, in stabile e costante crescita. Il riconoscere al mondo della Finanza e dei Mercati un ruolo etico non è da considerare, e lo abbiamo sempre sostenuto, un indebolimento, o un cedimento, nei confronti dei temi sociali, che, finora, hanno toccato solo i Governi e le PA, ma una visione più ampia e più elastica del Mercato, che, se non sostenuto anche dal punto di vista degli incentivi al consumo, in tempi di crisi tende a chiudersi su se stesso e a staticizzarsi; e la stasi, per un Mercato come è concepito oggi, nella logica della Civiltà occidentale, logica ormai abbracciata senza condizioni anche dalle economie socialiste, equivale alla asfissia e alla chiusura. Si consideri che oggi, il Mercato, ha perso tutte o quasi le connotazioni territoriali, per aprirsi ad una logica globale, che, con tutti i distinguo e i difetti di qualsiasi rivoluzione, è indiscutibilmente il futuro. La stasi per un Mercato globale ha una sola chance: l’effetto domino, globale. Questa è una ragione, probabilmente la più importante, per cui, al di là delle differenze ideologiche e politiche, i mercati internazionali cercano sempre di trovare un accordo, o un compromesso, per sostenersi a vicenda, fino al punto di farsi, non pubblicizzati ovviamente, anche dei favori a vicenda. Questo comportamento, per assurdo che sia, è lo stesso che consente di collaborare, al lupo ed all’agnello, se si sviluppa una situazione di pericolo per entrambi. Ora non c’è ragione, se esiste, ed esiste, tra le potenze economiche, sempre più anonime tra l’altro, una collaborazione ed un senso di reciprocità, per non perire entrambi, che la stessa logica non informi anche il rapporto tra chi gestisce il Mercato, dettando le regole monetarie, e chi lo rende vivo, attivando il circuito mercantile, siano produttori che consumatori di beni e servizi; e d´altronde è proprio Jeremy Rifkin, economista e politologo di fama mondiale, a sostenere che la civiltà globale, che egli definisce con grande intelligenza “abitante della biosfera”, deve spezzare, logicamente e materialmente, il divario tra produttore e consumatore, ed innestare la filosofia secondo la quale ciascuno di noi tutti è, al contempo, l’uno e l’altro, portando via via l’atteggiamento personale verso la Società a cambiare in modo maggiormente partecipativo e, quindi, realmente democratico. Un’ultima parola, vorrei dire, sulla incapacità di guardare al futuro, oggi divenuta prassi: la gente, di fronte alla rivoluzione in atto, rimane perplessa! Non capisce! E non capire vuol dire non vedere altra soluzione se non la catastrofe; non è così! Il Mercato, separato violentemente, da una indispensabile crisi, dalle sue logiche nazionaliste, localiste e stantie, si dirige automaticamente e naturalmente verso le nuove vie, che trova aperte anche se inesplorate, nel naturale sentimento di sopravvivenza; infatti, chi ha avuto il coraggio, e la indispensabile lungimiranza, del pioniere, oggi naviga in acque più che floride, mentre chi si ostina a misurare il presente con il metro del passato, magari rimpiangendolo, resta al palo! Quindi? Quindi le intuizioni dei pionieri vanno guardate con intelligenza e rispetto, ed entrare nella logica “solidale” di un mercato globale è indispensabile, e non può essere avversato, pena essere schiacciati da una valanga! Tutta colpa degli scettici dunque? No! Sono più propenso a dare la colpa (Dio mi perdoni!) a due categorie: la prima è quella di chi ha capito l’onda e se lo tiene per s´ per sfruttarla al massimo (e se vogliamo leggere la vita sociale dell’uomo, con occhi smagati, ci sta!) la seconda è quella che dovrebbe, invece, essendo detentrice e vestale della Cultura, curare la crescita costante della consapevolezza, delle fasi storiche, politiche e sociali, nella gente comune; parlo ovviamente dello Stato dei mezzi di formazione e informazione, che invece, tranne qualche “sangiovannineldeserto”, vive di elemosine e di nostalgie, invece di cavalcare l’onda del tempo suo! E sì, perch´ la terza rivoluzione industriale, e Ford lo aveva capito già dalla seconda, si basa sulla Comunicazione e sulla Rete informativa, oggi purtroppo gestita da cenerentole rancorose e piagnone.
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