Inserita in Cronaca il 07/03/2013
da redazione
La crisi bandisce la carne anche dalle tavole dei trapanesi
La dolce vita all’interno del nostro Bel Paese è tramontata da un pezzo e, se fino a qualche mese fa, più di qualcuno si concedeva alcune abitudini che ne richiamassero se non altro il ricordo, oggi, i dati confermano una realtà sempre più triste. A determinare il drastico cambiamento è stata la crisi che da quattro anni si è adoperata a mettere in ginocchio le economie dei diversi Paesi dentro e fuori l’eurozona.
E mentre si assiste ad un via vai di esperti che salgono in cattedra e si accomodano in poltrona in cerca di soluzioni, così dicono, le persone iniziano a fare da sé almeno per quanto riguarda l’economia delle proprie famiglie. Il tempo è prezioso come la spesa, le tasse la benzina e la gente non può aspettare. Da sola trova le soluzioni compatibili con le proprie uscite che, nella migliore delle ipotesi, non possono che corrispondere alle entrate. Sono loro, siamo noi, infatti, a doverci giostrare con i nostri stipendi o i nostri salari (bloccati ed al 12° posto dell’Ue secondo i dati Istat di qualche giorno fa e relativi al mese di ottobre 2010) e i prezzi in continua crescita. Che fare? Tagliare.
Tagliare le spese a partire proprio dalla spesa. Il dato è della Coldiretti la quale afferma che “il consumo di carne degli italiani è crollato con un taglio del 7%”nelle macellazioni bovine nel primo bimestre, rispetto allo scorso anno. A farne le spese - sottolinea la Coldiretti - è stata soprattutto la carne rossa sulla quale ha pesato nell'ultimo mese anche l'allarme generato dallo scandalo carne di cavallo”.
Ma dall’analisi della Coldiretti emerge che uno degli effetti più evidenti della crisi è il cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani. Ed anche dei trapanesi. A confermare la triste realtà è il presidente provinciale Associazione Difesa Consumatori e Ambiente (ADICONSUM) di Trapani, Giovanni Robino che conferma “i dati nazionali” ed aggiunge «che corrispondono all’andamento dei consumi nel trapanese. La gente non solo compra sempre meno carne ma ha completamente cambiato il modo di fare la spesa. Alla qualità preferisce la convenienza avvicinandosi agli hard discount e andando a caccia di offerte».
Quasi due italiani su tre – si legge nella nota Coldiretti - tagliano sulla spesa con il 62% che confronta con più attenzione del passato i prezzi, il 56% che fa lo slalom tra le corsie alla ricerca delle offerte speciali 3 per 2 e degli sconti, e oltre la metà (51%) che va a caccia dei prodotti a basso prezzo. «Questo va a discapito della salute dei trapanesi e dell’economia. Un’inversione di tendenza a Trapani l’abbiamo registrata con la crescita dei consumi di pane e pasta, più economici ma non certo soddisfacenti a poter sostituire dalla dieta elementi indispensabili che derivano da carne o pesce, anch’esso bandito dalle tavole trapanesi ».
Con la crisi infatti quasi un italiano su tre (32%) a pranzo consuma esclusivamente un piatto di pasta, mentre solo il 18% dichiara di fare quotidianamente un pranzo completo con primo, secondo, contorno e dolce o frutta. A trarre le ormai semplici somme, sono anche i macellai. «Se una volta la macelleria era sinonimo di qualità (che giustificava il prezzo) oggi viene disertata per preferire carni di dubbia provenienza e di scarsa qualità. »
«Un dato che a Trapani fa riflettere- continua Robino- è che i beni di prima necessità vengono messi da parte. Prima di sedersi a tavola i trapanesi pensano a saldare i debiti con le scadenze che non sempre riescono a bilanciare con le esigue entrate. Assistiamo ad una fetta importante di gente che, ad esempio, non rinnova il premio dell’assicurazione o il bollo dell’auto ma che continua a circolare. Di tutto questo –denuncia Robino- nessuno se ne sta occupando. Nessuno riflette sulle famiglie trapanesi»
Un’accusa che non passa inosservata e che viene rivolta alle singole amministrazioni comunali che la compongono. «La gente è al limite ed il cambiamento di abitudini dei consumi non è un fatto di scelta ma di disponibilità economica che i 24 comuni trapanesi non possono ignorare. Non è vero che non si può fare nulla per cambiare, serve volontà e responsabilità per prendere in mano le redini di questa situazione»
Marina Angelo
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