Inserita in Politica il 26/04/2024
da Massimo Piccolo
La manipolazione della comunicazione al tempo dei Paesi “buoni”.
Il 25 aprile e la “pro pal”
il 25 aprile scorso, come è noto, ci sono state le rituali manifestazioni della “Festa della liberazione”, nonché, come dice un mio amico, l’inizio della riduzione della sovranità dell’Italia (come per molti Paesi occidentali), a vantaggio dei “padroni universali”, come li chiamava il lucidissimo Giulietto Chiesa.
Il 25 aprile scorso ci sono state varie manifestazioni, fra le quali molte “pro pal”. Direte voi: e che è sto “pro pal”? No tranquilli, non è un altro modo di pagamento elettronico. E’ semplicemente l’abbreviazione di “pro Palestina”.
Infatti, nel pomeriggio del 25 aprile, mi è capitato di vedere uno scorcio di un programma tipo “talk show”, dove un giornalista/conduttore/bla bla bla…, dava conto delle manifestazioni che si svolgevano in quel giorno, e tra le quali ad un certo punto il conduttore, non si capisce se per fare il “fico” o per altro (v.dopo), parlava di manifestazioni “pro pal”. Oltre a quelle “proprie” per il 25 aprile.
Capirete la mia sorpresa. Invero, ho impiegato un millesimo di secondo per capire di che si trattasse, ed un altro millesimo per farmi alzare la pressione. Trattavasi infatti di una smaccata formula lessicale per nascondere/confondere (ai più) l’oggetto della manifestazione, ossia quella a favore dei palestinesi, e, ovviamente, contro i sionisti israeliani.
Perché il buontempone in Tv ha fatto questo gioco di parole?
Avanzo una ipotesi “di scuola”. Se uno dice che ci sono state molte manifestazioni “pro Palestina”, l’uomo comune capisce immediatamente di che si tratta e la parola “pro Palestina” ha certamente un impatto emotivo diverso rispetto al “pro pal”.
Ma ciò va contro la narrazione del “mainstream”, e quindi non sta bene; si devono usale quindi formule lessicali che facciano da “ammorbidente” per confondere/nascondere al pubblico le cose come sono realmente.
Ergo, se tu parli di manifestazioni “pro pal”, il cittadino medio non ci fa caso, e magari scambia la cosa per una…pubblicità. Diminuendo così nel pubblico la sensibilità e l’impatto emotivo (v. sopra) verso quelle manifestazioni, e ne depotenzia il fattore “solidarietà”.
IDF chi? (1)
In merito mi sovviene un altro esempio (breve). Nei notiziari del mainstream, si sente dire spesso che l’IDF è avanzato a Gaza (Palestina) e che ci sono stai dei morti, ma che sono stati uccisi, oltre ai civili, anche dei capi di Hamas, bla bla bla… (ma quanti capi ha Hamas? Ogni settimana ne uccidono una mezza dozzina…).
Domanda: chi ha capito chi è l’IDF? Temo poche persone. Per "gli altri", ve lo dico io. Ebbene “IDF” non è altro che l’acronimo di “Israel Defense Forces”.
“L´IDF, fondato nel 1948, è considerato tra le forze armate al mondo una delle più addestrate alla battaglia, Gli obiettivi dell´IDF legati alla sicurezza, sono di difendere l´esistenza, l´integrità territoriale e la sovranità dello Stato d´Israele; di scoraggiare tutti i nemici e frenare tutte le forme di terrorismo che minacciano la vita quotidiana.
La domanda sorge spontanea: ma perché nei notiziari si parla di IDF e non si dice più semplicemente che le forze armate israeliane (tutte) hanno raso al suolo interi territori abitati da poveri palestinesi?
A questo punto la risposta dovrebbe essere già compresa, ma ve lo dico lo stesso. Per lo stesso motivo per il quale non si parla di manifestazioni “pro Palestina”, ma di “pro pal”.
Semplicemente, perché, se uno sente che le forze armate israeliane armate fino ai denti, assaltano e distruggono case di povera gente, l’indignazione dovrebbe salire nel pubblico che ascolta queste notizie; invece se uno sente che IDF ha ucciso dei capi di Hamas, e ha avuto qualche effetto collaterale di qualche decina di morti (alla volta), nessuno ci fa caso, perché non capisce bene di che cosa si stia parlando. Anzi, è contento, perché questi “eroi” hanno ucciso dei capi di Hamas (dicono loro).
Semplice no?
Pro vita o antiabortista?
Recentemente il Parlamento italiano, alias il "notaio" di quello che vuole il Governo (siamo già in un "premierato di fatto", altro articolo che vi risparmio...), ha votato un provvedimento che consente alle associazioni “pro vita” di operare all´interno dei consultori.
Perché lo dico. Perché desidero sottolineare l’importanza delle parole nell’indirizzare il pubblico verso un significato o un altro, rispetto al merito della questione.
Se tu dici che le associazioni pro vita hanno il diritto di entrare nei consultori, implicitamente stai dicendo che “gli altri” sono “pro morte”.
Cioè, che le donne che per mille motivi decidono di abortire, sono sostanzialmente delle assassine. Se invece di chiamare le associazioni pro vita, le chiamiamo associazioni “antiabortiste” (proprio perché abortire in Italia è pienamente legittimo, ed esiste una legge che dà il diritto alle donne di abortire), capite bene che il significato ne esce certamente più chiaro al pubblico, il quale ha maggior contezza delle finalità di tale nuova normativa che agevola appunto dette associazioni antiabortiste.
Come vedete l’importanza delle parole è spesso fondamentale, se non esiziale, per far comprendere alla “ggente” le finalità di chi usa le parole medesime con scopi sostanzialmente diversi da quelli formalmente dichiarati.
Covid-19 e Sars-Cov-2 chi? (2), (3).
E’ lo stesso meccanismo per il quale ai tempi del “covidismo” di Draghistan si parlava di “covid-19” e non di “influenza” (cioè una malattia, non certo un virus), com’era accaduto nei decenni e secoli precedenti.
Se uno sente “influenza”, si tranquillizza, poiché da quando siamo nati, le influenze di stagione ci sono sempre state familiari e non fanno impressione più di tanto; se invece uno parla di “Covid-19”, facilmente si mette in agitazione, quando non si terrorizza definitivamente.
Ma lo sapete che vuol dire covid-19? Ebbene covid-19 non è altro che il nome tecnico, con un acronimo, della malattia influenzale, e non certo del virus (v. dopo) e cioè:
COVID-19 è l´acronimo di Co (corona); Vi (virus); D (´disease´, malattia) e 19 (l´anno di identificazione del virus). Cioè della malattia influenzale non certo del virus che promana dal “coronavirus”. Invece lo hanno spacciato per virus dal quale i c.d. farmaci miracolosi ci avrebbero salvato, ossia prevenendone il contagio. Cosa impossibile, in quanto il covid-19 era solo la malattia che veniva fuori dal contagio del virus del Sars-Cov-2. Cosa, peraltro scritta perfino nel bugiardino delle case farmaceutiche, e nascosta ai più.
Covid-19, che quindi appartiene alla famiglia del coronavirus, questo si è un virus, da sindrome respiratoria acuta grave, abbreviato in SARS-CoV-2 (acronimo dall´inglese Severe Acute Respiratory Syndrome COronaVirus 2), in precedenza nominato nuovo coronavirus del 2019 (2019-nCoV), è un ceppo virale della specie coronavirus correlato alla SARS facente parte del genere Betacoronavirus ...
In altre parole il coronavirus, che scatena "l´influenza" come la conosciamo noi da decenni in ogni inverno, è tecnicamente un ceppo virale influenzale.
Ma se tu invece di chiamarlo familiarmente “influenza” lo chiami “Covid-19”, capite bene, che non fa lo stesso effetto.
Se poi, alla narrazione mainstream, ci aggiungiamo stanze di terapia intensiva h.24 in tutti i mezzi di comunicazione, specie in favore di telecamera, la confusione e l’impressione che fa ai più, è terribile.
Si lo so, i morti, bla bla bla… andate a guardare le statistiche dei morti per influenza degli anni a ritroso dei “folli” anni del “covidismo” e scoprirete che i morti sono sempre stati molti, ma soprattutto l’età media del soggetto, era mediamente di 83 anni, con tre o quattro patologie in corpo.
Signora mia, non se ne può più...
La prego: "illumini" tutti "d´immenso"...
(Massimo Piccolo)
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ (1)
(chi è l’IDF)
https://embassies.gov.il/rome/AboutIsrael/State/Pages/Israel%20Defense%20Forces%20-IDF-.aspx
(2)
(acronimo di Covid-19) https://it.wikipedia.org/wiki/COVID-19
(3) (acronimo di sars-cov-2) https://it.wikipedia.org/wiki/SARS-CoV-2
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