Il 19 agosto insieme alla protagonista saranno sul palcoscenico: Carlotta Bruni, Rosa Merlino, Paola Saribas, Matteo Gentiluomo e Luca Piomponi.
Alma Daddario ha scavato nella personalità di Clitennestra che, attraverso le descrizioni di Euripide, Eschilo e Omero, conosciamo come il prototipo della donna infame, il mostro che ha commesso l´orrendo delitto di uccidere lo sposo appena tornato dalla guerra.
“Sono tutti sguardi maschili di un modello di donna opposto a quello di Penelope, sposa fedele e paziente di Ulisse” osserva la Daddario, che denuncia un pregiudizio e una sentenza già scritta. Per questo la sua è una versione in cui Clitennestra "non cerca assoluzioni e, invece di giustificarsi, parla della violenza che ha subito come sposa, come madre e come regina". Clitennestra è una donna infelice, il suo non è un matrimonio d’amore ma l’imposizione della legge del più forte. Subisce la violenza più atroce che si possa sopportare, l’uccisione dei figli sotto i propri occhi, partecipando, da madre, ai loro gemiti di morte. Non c’è nessuno che la difenda o prenda le sue parti. E’ sola con la propria disperazione. Così si fa giustizia da sola. E’ un’assassina, e come il pensiero “comune” richiede, non può essere assolta. A vestire i panni della regina micenea sarà Valeria Contadino, sapientemente diretta da Sebastiano Tringali. L’attrice siciliana, che abbiamo conosciuto sui palcoscenici italiani per le sue interpretazioni di grande spessore come quella di Minica ne Il casellante di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, o negli spettacoli diretti da Maurizio Scaparro, Walter Pagliaro, Geppy Gleijesys, presta ai panni della regina Clitennestra il suo furioso e vitale temperamento mediterraneo.
Vittima di stupro, Clitennestra, è costretta a sposare il suo violentatore Agamennone il quale, con la scusa di propiziare il favore degli dei per la guerra di Troia, ne ucciderà la figlia Ifigenia. E Ifigenia in greco vuol dire ´nata dalla violenza. Come non ravvisare nel suo sguardo quello delle tante donne vittime di stupri di guerra anche in questo attuale e drammatico momento storico?
Nella messinscena, in forma di teatro e danza e musica, Clitennestra non cerca assoluzioni, non si giustifica per le azioni compiute, ma ripercorre ogni istante dello sgomento per la violenza subita, provata, vissuta prima come giovane sposa e madre, poi come madre e regina, infine come regina e donna. Sgomento infine per una esistenza/resistenza fatta di isolamento e di incomprensione.
Valeria Contadino dà unicamente voce e vita nella ri-scrittura di Alma Daddario ad una polifonia di condanna: tutte le voci del mito, Cassandra, Agamennone, Oreste ed Elettra - ora carnefici, ora vittime per confermare una sentenza/giudizio già scritta. Il senso comune, l’opinione diffusa si fanno coro - strumento e amplificazione - di un verdetto esemplare che contrappone le azioni maschili da quelle femminili, riconoscendo legittimità alle prime e condanna alle seconde.