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Inserita in Cronaca il 04/06/2019 da Direttore

Lettere a Tito n. 251. Festa della Repubblica e centralità istituzionale dei lavoratori e delle lavoratrici.

Lettere
Caro Tito, solitamente, in ogni Comune piccolo o grande, troviamo monumenti o semplici elenchi di soldati morti nelle due guerre mondiali. E’ un doveroso gesto di riconoscenza per i propri concittadini che hanno sacrificato la vita per la libertà e il benessere di tutti. E gli altri?

Gli altri possono essere dimenticati, come spesso succede in una Italia che ha sempre avuto cittadini di serie A e cittadini di serie Z o addirittura di Non-Serie ?!… Le mille Italie (specialmente quelle che rispondono a logiche troppo settoriali e privatistiche) nascondono o cancellano molto spesso la unica e vera Italia, quella per la quale milioni di persone hanno davvero sofferto fino alla morte. Come i Caduti sul lavoro! Pure a tale proposito …

1 – FESTEGGIO IL 2 GIUGNO A MODO MIO

Caro Tito, oggi dovrebbe essere ancora il 2 giugno di 73 anni fa quando (nel 1946) il popolo ha voluto iniziare a “svecchiare” e liberare l’Italia da zavorre feudali e da alti tradimenti che, nonostante tutta questa troppo esaltata “democrazia-non-democrazia”, ancora insistono e persistono al soldo di troppo diffusi egoismi e di svendite internazionali.

A farne le spese sono, come sempre, proprio i veri lavoratori non privilegiati (attivi e pensionati) ovvero coloro i quali, nel concreto storico e quotidiano, reggono con sempre maggiori fatiche (adesso al limite della sopportazione) le precarie sorti di uno Stato ingiusto e vacillante per come troppo litigioso e forse irreparabilmente schiacciato da un debito pubblico accumulato prevalentemente a beneficio delle aristocrazie e delle elites, non certo dei cittadini comuni o della scuola o della sanità o della valorizzazione dei talenti che svendiamo all’estero.

In questo 2 giugno 2019 che si festeggia con le consuete liturgie (tra disfattismi sempre più diffusi e tentativi sempre più aggressivi alla disgregazione nazionale, paradossalmente e persino con l’avallo o la complicità di masochiste parti lese) voglio rendere onore alla Repubblica a modo mio, sicuro di interpretare un sentimento diffuso, specialmente da chi non si è mai cibato di retoriche e mitologie.

2 – ALTARE DELLA PATRIA PURE AI CADUTI SUL LAVORO

Ho appena visto in TV le cerimonie rituali all’Altare della Patria. Un monumento, questo, assai ambiguo come gran parte dei simboli italiani che si portano dietro retaggi involutivi della nostra Storia nazionale. Nato come imperituro inno a Vittorio Emanuele secondo, ritenuto il primo dei padri della patria, e per questo denominato ancora Vittoriano … indicato poi come “Monumento al Milite Ignoto” … considerato, in sèguito e ancora oggi, più semplicemente e democraticamente … “Altare della Patria” … tale monumento sconta la disunità e le precarietà culturali e storiche di un’Italia perennemente instabile e in cerca di una impossibile identità unitaria, duratura e definitiva.

Una identità che non può essere completa e condivisa se non viene riconosciuto il ruolo comprimario dei lavoratori, attualmente relegati ai margini della vita sociale e persino a rischio di povertà estrema specialmente con una insensata politica di delocalizzazioni sfrenate e di disarticolazioni di un sistema produttivo che viaggia verso l’insignificanza, salvo eccezioni.

Ebbene, se si vuole risalire veramente la china che porta al vassallaggio più misero e periferico della globalizzazione, ritengo che urge ripartire proprio da quell’Altare della Patria o Monumento al Milite Ignoto o Vittoriano di cui oggi si ribadisce solennemente la centralità simbolica repubblicana nella centralità urbanistica della Capitale d’Italia.

L’Italia può ripartire per riconquistare se stessa, sottraendosi alle dolose spinte disgregatrici interne ed esterne, soltanto se si pone il lavoro ed i lavoratori al centro della vita sociale e nazionale. E, poiché i simboli hanno il loro valore, mi sembra indispensabile che l’Altare della Patria venga dedicato anche ai Caduti sul Lavoro, denominandolo “Monumento ai Caduti per la Patria ed il Lavoro”.

Accanto al Milite Ignoto si pongano le tombe di due lavoratori (un uomo e una donna) di cui uno sia scelto tra quei lavoratori immigrati caduti sul lavoro o martiri per il lavoro. Uno di questi due lavoratori sia scelto tra quelli rimasti senza nome perché non adeguatamente tutelati … ma forse sarebbe opportuno che uno dei due sia Soumaila Sacko il giovane lavoratore africano ucciso nella Piana di Gioia Tauro proprio nella giornata simbolica del 2 giugno (2018).

3 – LA TOMBA DI DUE LAVORATORI NEL PANTHEON DI ROMA

Come è noto, il Pantheon di Roma è un imponente tempio (edificio risalente al 27 a.C.) costruito dagli antichi Romani (più esattamente da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto) per dare casa a tutti gli Dei (da qui “pan-tutto” e “theoi-dei”). Più recentemente, circa un secolo fa, la monarchia sabauda si è impossessata (sempre impropriamente come suo stile) di tale monumento universalista per ridurlo arbitrariamente a cappella funeraria di famiglia. Infatti ci sono le sontuose tombe di re Vittorio Emanuele secondo, di re Umberto primo e della regina Margherita. Ma ci sono pure alcune umili tombe preesistenti di personaggi di epoche precedenti come quella dei più noti Raffaello Sanzio e Annibale Carracci.

Sono sempre stato del parere che sarebbe opportuno che i Savoia sepolti al Pantheon tornino nella loro Torino. Ma se ciò non è possibile, sia almeno possibile dare onore ai lavoratori di ieri, di oggi e di domani facendo riposare le spoglie di due lavoratori, un uomo ed una donna, poiché una Nazione si basa sicuramente sui suoi vertici regnanti o dominanti ma la Nazione stessa non può esistere e non esiste affatto senza la sua estesissima base di lavoratori.

Quindi il Pantheon di Roma torni a significare la sua iniziale universalità e completezza visuale della società, ospitando adeguatamente le salme di due Caduti sul lavoro, un uomo ed una donna, come bilanciamento democratico-istituzionale (art. 1 della Costituzione) e come contr’altare ai vertici dello Stato. Finché questo inserimento non sarà fatto, lo Stato italiano resterà ingiusto e in difetto verso tutti i lavoratori che lo tengono in piedi. E la democrazia resterà drammaticamente incompiuta, invalida e invalidante.

4 – IN OGNI COMUNE URGE MEMORIA PERMANENTE DEI CADUTI SUL LAVORO

In una Italia che da sempre viene soggiogata e ricattata dalla fame di lavoro, sono i lavoratori l’esercito nazionale più bistrattato e, fin troppo spesso, dimenticato a favore di un inveterato sistema di indebiti privilegi e di liturgie che nascondono il fatale parassitismo che riduce a “Italietta” quel popolo del tenace 20% più produttivo che regge le sorti di uno Stato che si lascia persino sbeffeggiare a livelli internazionali, nonostante la prosopopea ufficiale e gli immani sforzi di coloro che vorrebbero fare davvero grande l’Italia dei millenni ma sono mandati in esilio a fare grandi gli Altri.

Sarebbe opportuno ed utile che in ogni comunità, accanto ai monumenti e ai nomi dei caduti nelle due guerre mondiali, ci siano i nomi o il monumento ai Caduti e ai Martiri del Lavoro avutisi in quel paese o in quella città. Inoltre, si educhino le nuove generazioni (a scuola, nelle parrocchie e in altri centri culturali) al rispetto e alla riconoscenza per chi è morto per difendere la nostra libertà e il nostro benessere in guerra come nel lavoro … ma anche ai mutilati ed invalidi sia di guerra che del lavoro. Non dimenticando, ovviamente, di insistere nell’educazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, evidenziando che pure chi sta nelle aule di scuola è, ad ogni buon fine, un vero e proprio piccolo-grande “lavoratore”.

5 – ANCORA E SEMPRE NO ALLE GRANDI NAVI A VENEZIA!

Caro Tito, il 28 settembre 2013 hai pubblicato la mia lettera n. 54 tutta dedicata al NO ALLE GRANDI NAVI A VENEZIA. Oggi, 02 giugno 2019, nella tarda mattinata, l’elefante dei mari, la grande nave “MSC Opera” ha rischiato davvero di causare un disastro proprio a Venezia, in un incidente che ha coinvolto un battello fluviale su cui viaggiavano turisti, alcuni dei quali sono rimasti feriti e altri scaraventati nell’acqua della laguna. Pare che, per un’avarìa al motore o per altro motivo, tale nave-crociera è andata a finire sulla banchina, dopo aver speronato il battello.

Speriamo che i Responsabili della navigazione lagunare blocchino questo passaggio assai pericoloso per Venezia. Far passare le grandi navi per i canali della città più fragile e preziosa del mondo è come far entrare gli elefanti in una cristalleria!… Un appello dovrebbe essere rivolto pure all’UNESCO che tutela Venezia come patrimonio dell’umanità e non come disponibilità incontrollata di poche migliaia di turisti che possono benissimo godere di Venezia anche senza vederla dall’alto della nave!

6 – ITALIA USA E GETTA

Oggi, 02 giugno 2019 – Festa della Repubblica che, per Costituzione, dovrebbe tutelare il lavoro e la sua dignità, ci sono parecchie situazioni in cui lavoratori e lavoratrici vengono trattati incivilmente sotto ogni punto di vista da industriali cui è permesso di fare ciò da innumerevoli governi italiani. Sono in forte sofferenza 1800 famiglie messi sul lastrico in poche ore dalla Mercatone Uno (una rete di supermercati diffusi in tutta Italia) e, a Napoli, 430 famiglie sono indignati per improvvisa chiusura dello stabilimento di elettrodomestici Whirpool che ha arricchito i proprietari americani (USA) da oltre 60 anni.

Chi permette di maltrattare così, con un doloso e doloroso USA E GETTA, l’Italia?…E’ questa la democrazia del 2 giugno? Che Stato è questo che si basa sul lavoro (art. 1 della Costituzione) e poi, nella realtà, non soltanto bistratta i suoi cittadini-lavoratori ma si lascia sfuggire i giovani dopo averli preparati ? A tutti questi sofferenti va il nostro affetto e la nostra vicinanza. Purtroppo, signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 2 giugno non è la festa di tutti gli italiani e, ho notato, nemmeno di alcuni generali o politici che, essendo nell’arco costituzionale, hanno “giurato” fedeltà alla Repubblica e ai suoi valori!

7 – SALUTISSIMI

Caro Tito, spero che questi valori siano coltivati da tutti noi nel miglior modo possibile, sia per esercitare la riconoscenza e sia, in via preventiva, per cercare di azzerare le sofferenze causate dal lavoro che manca o che uccide, procurando troppe morti e troppi infortuni sul lavoro (ammettendo pure che una minima parte di questi morti e questi feriti debbano per forza essere considerati “fisiologici”!!!). Un infortunio o persino la morte potrebbe capitare a ciascuno di noi nei luoghi di lavoro e in ogni altro luogo di esistenza e di vita!

Ringraziandoti, ti do appuntamento alla “Lettera n. 252” e ti saluto con tanta cordialità e stima!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it) Domenica 02 giugno 2019 ore 22,07 – Festa della Repubblica Le foto sono state prese dal web

 

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