Inserita in Sport il 29/05/2019
da Direttore
Una presa di posizione della UAFA nei confronti delle ultime vicende di violenza contro gli arbitri.
Un altro week-end di fatti incresciosi, ancora una giornata di sport macchiata da violenza, che disonora ogni valore che nella sua lotta per "lo sport per tutti" aveva stabilito De Coubertin. Due arbitri sotto scacco di violenti e facinorosi, chi in un modo chi in un altro, ma sempre sbeffeggiandosi del principio cardine che fa dello sport una potentissima arma contro ogni forma di inciviltà: il rispetto.
Da Mestre a Roma, una donna vittima di insulti sessisti, di molestie sessuali da parte di un ragazzino che forte del suo tifo, composto da genitori si è abbassato i pantaloncini di fronte alla malcapitata e incolpevole 22enne direttrice di gara bersagliata da insulti senza pietà e senza civiltà.
A Roma un 27enne arbitro vittima di una frustrazione di perdenti nella vita prima che nel rettangolo verde. Botte, pugni, una prognosi di dieci giorni, tac, e un malessere che è arrivato anche dopo la dimissione in ospedale.
Atti di (stra)ordinaria follia, ormai merce conosciuta sui campi da calcio dilettantistici e giovanili dove non si ha pietà né di donne, né di uomini, né di ragazzini.
La UAFA -Union Agent Football Association- ci mette la faccia e si affianca ai più deboli nel mondo del calcio. Coloro che, nonostante abbiano dalla loro un regolamento severissimo, sono vittime di "cialtroni" che navigano il mondo dello sport, ma senza realmente averne concepito il senso. La violenza è una mela marcia da allontanare e noi della UAFA, nonostante, abbiamo come obiettivo primario tutelare i procuratori sportivi e le vittime di abusi sportivi, aprendo ad ogni amante dello sport le proprie iscrizioni, vogliamo prodigarci affinché questo calcio migliori una volta per tutte.
Le Federazioni, le istituzioni, il CONI e le forze dell´ordine devono scendere in campo per tutelare tutti coloro che sussistono nel mondo dello sport e soprattutto del calcio, associando, non solo una giustizia sportiva, ma anche ordinaria affinché questa gente non abbia più nessun permesso di avvicinarsi alle manifestazioni sportive.
Non bastano i DASPO, non bastano le inibizioni, né le squalifiche. Bisogna scendere in campo con concretezza e far sì che si faccia pulizia.
Gli arbitri come i calciatori, gli allenatori, i tifosi e i dirigenti sono tutte vittime di violenza. Tutti possiamo esserlo perché la tutela è poca, se non nulla in alcuni campi. E´ tempo di fatti e non più proclami.
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