Inserita in Cultura il 06/12/2018
da Direttore
In libreria il romanzo di Claudio Alvigini, che ci riporta alla nostra tradizione orale
IL CAPITANO DI BASTUR,
Nella nostra cultura ormai irrimediabilmente separata dalla tradizione orale, la differenza tra oralità e scrittura è sempre più netta. Poi, improvvisamente, capita di incontrare un romanzo come questo di Claudio Alvigini, Il capitano di Bastur (Macabor Editore, 2018) e, magicamente, tutto si mette di nuovo in discussione.
L’istanza narrativa che dà inizio al testo e lo costruisce fino alla fine predilige tutto ciò che è pulsionale e vivo e cerca di superare la passività dello scritto. Più si va avanti, insomma, nella lettura di questo romanzo di Alvigini, più si ha l’impressione che la voce del testo narrativo sia quella tipica delle storie di una volta raccontate intorno al fuoco.
Il romanzo è, si legge in sintesi in una nota, la storia della vita e della crescita di Basin; da bambino, (chiuso nel paesino di K. e allievo del Maestro delle Lettere d´eleganza di Cardelio), a giovane uomo. È la storia della sua ansia e del suo sogno di conoscenza e libertà che si intreccia indissolubilmente con i vari personaggi e le varie figure, spesso femminili, che incontra nel suo lungo cammino di affrancamento.
Forse l’accostamento potrebbe sembrare un po’ esagerato ma in realtà non lo è, ma questo romanzo, per molti aspetti, ricorda l’atmosfera magica e indimenticabile di Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez.
Giusto o sbagliato che sia l’accostamento, già il fatto che la lettura di questo romanzo di Alvigini ce lo abbia fatto ricordare, ne sottolinea, indubbiamente, il suo valore.
MACABOR EDITORE http://www.macaboreditore.it/home/index.php/libri/hikashop-menu-for-products-listing/product/57-il-capitano-di-bastur
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