Inserita in Gusto il 02/09/2018
da Direttore
LA RAVAZZATA DOLCE ALCAMESE, VERA RARITA’ IN SICILIA TRA MITO E STORIA
AD ALCAMO CONTINUA LA TRADIZIONE CON LA RICETTA DI “DON CICCIO LU SCIACQUATU” PER LA PASTICCERA PIZZOLATO “LA RICETTA MERITEREBBE ESSERE TUTELATA, OLTRE CHE PROMOSSA”
Come spesso abbiamo detto, ma non è un ritornello sterile o inutile, quasi tutti i dolci siciliani nascono dalle mani laboriose e dall’esperienza secolare, tramandata talvolta gelosamente, delle monache di clausura rinchiuse negli allora numerosi Conventi sparsi in molte città dell’isola.
Preparati nei monasteri, i dolci venivano ordinati – secondo la specialità del Convento – e venduti al pubblico attraverso l’apposita ruota incastrata nel muro. Anche mio padre Mariano, ed io l’accompagnavo, specie nei pomeriggi primaverili e estivi, ricordo, quando si recava anche nei monasteri per il suo certosino lavoro di impiegato Enel, era solito acquistare dolcetti delle monache. Delle vere opere d’arte, come confezione, e delle vere rarità del gusto. Era un modo, per le suore, di coprire le necessità economiche del Monastero, e di contro si divertivano a stuzzicare il palato dei numerosi golosi, con dolci che inventavano di volta in volta, ricchi e fantasiosi, tramandati dalle varie dominazioni (in special modo quella araba, ma anche francese, spagnola, dei Borbone) che davano certezza di genuinità e non avevano un costo molto alto. Ricordo, ma il discorso non vale solo per Alcamo, naturalmente, che ogni Monastero aveva la sua specialità, che con il tempo è stata tramandata ai bravissimi pasticcieri: e da qui nasce la grande varietà dei classici dolci siciliani, con le molteplici varianti isolane che rendono ogni prodotto un unicum, irripetibile nella forma, nei sapori, nel confezionamento.
Non c’era e non c’è oggi, infatti, festa religiosa o patronale che non venga coronata da un dolce tradizionale più o meno effettivamente legato alla città, ma pur sempre esempio di un legame stretto tra feste religiose e tradizione culinaria (non solo della religione cattolica, comunque).
Il dolce che vi presentiamo qui, nelle sue poliedriche varianti, nasce però a Palermo, si narra, nel Monastero di Santa Elisabetta, oggi trasformato in Questura. Le suore erano note in città per la rosticceria ma, d’un tratto, pare abbiano partorito, sfruttando un errore nell’impasto del tradizionale omonimo pezzo di rosticceria (famosissimo a Palermo) le famose “Ravazzate”, non nella versione alcamese, che rappresenta ancora un unicum (specie in alcune pasticcerie e non in tutte, purtroppo), ma come dolci fritti con ripieno di crema di ricotta. Le suore, tra l’altro, erano note in città e non solo, per preparare a Natale, i Nucatoli, dolce tipico a base di noci, e per San Martino i famosi omonimi biscotti (tradizione vuole che vengano gustati inzuppati nel vino moscato) anche quelli non uguali in tutta la Sicilia.
Il dolce, ad Alcamo, non è fritto, ma infornato, è ripieno di ricotta, passata al setaccio, con scaglie o gocce di cioccolato, e presenta una caratteristica screpolatura del dorso, un colore leggermente brunito imbiancato da zucchero a velo, una lucentezza fantastica e un sapore insuperabile. La famosa ricetta che fa la differenza ad Alcamo è quella del famoso pasticcere Francesco Abate, detto Don Ciccio “lu sciacquatu”, vera rarità a cinque stelle nella pasticceria siciliana, che lavorò ad Alcamo nella famosa pasticceria Sanacori, dopo essersi formato in Francia.
Ricetta che integralmente ripropongono ancora la pasticceria Napoleon (nel corso 6 Aprile) e la pasticceria di Castrenza Pizzolato (in via Fratelli Sant’Anna). Apprezzata è anche quella realizzata dalla pasticceria Bis di Sorrentino (in viale Europa).
«Siamo rimasti fedelissimi – ha sottolineato Enza Pizzolato – a quella che riteniamo essere la vera, originale e caratteristica ricetta della “Ravazzata alcamese” che meriterebbe, per la sua particolarità, un posto di rilievo tra i prodotti DOC siciliani e l’inserimento in un apposito registro dei prodotti enogastronomici dell’isola, oltre che essere promossa».
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