Inserita in Cronaca il 29/08/2018
da Direttore
I ponti italiani sono a rischio crollo?
Migliaia di ponti italiani sono a rischio crollo tenuto conto che tutti i viadotti italiani in calcestruzzo sono stati realizzati fra gli anni ´50 e gli anni ´60 ed ora sono arrivati a fine vita; non sono eterni ed è troppo facile prevedere che andranno giù tutti. Sono anni che strutturisti con vasta esperienza e competenza nel settore della dinamica,della meccanica, della aeroelastica e del calcolo automatico non–lineare lanciano l’allarme sulla possibilità che decine di migliaia di ponti italiani possano collassare; ogni anno puntualmente ne crollano una ventina solo che non fanno notizia perché non sono grandi come quello di Genova. A dirlo è Settimo Martinello, direttore generale di 4 Emme, società di Bolzano che si occupa di ispezioni e verifiche sullo stato dei ponti. Questi viadotti sono realizzati con una struttura di acciaio ricoperta di calcestruzzo. Il calcestruzzo è solo una copertura che serve a proteggere i materiali ferrosi dall’acqua e quindi dall’ossidazione, ma il calcestruzzo ha una sua vita utile trascorsa la quale l’umidità si infiltra e inizia un processo di carbonatazione che avvia l’ossidazione e provoca la corrosione. Quando sul calcestruzzo compaiono delle strisce nere significa che l’ossido del ferro viene all’esterno. Tale processo dura dieci o quindici anni per compiersi e alla fine fuori sembra tutto a posto, dentro però l’armatura è sparita. In Italia ci sono un milione e mezzo di ponti ma se calcoliamo le campate di ciascun ponte, come è corretto fare, arriviamo a tre o quattro milioni di strutture. Ma sa quanti sono quelli sotto monitoraggio? Sessantamila. Di quelli sappiamo tutto, degli altri quasi nulla, e spesso le amministrazioni locali, senza soldi né competenze, non sanno nemmeno di quanti ponti dispongono.. Nel 2017 era stato il presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, Paolo Uggè, a chiedere con la massima urgenza la mappatura dei ponti italiani a rischio. Si tratterebbe di uno strumento indispensabile per sapere quante strutture nelle condizioni di quelle che sono crollate negli ultimi mesi ci sono in Italia e fare prevenzione. La richiesta era avvenuta all’indomani del crollo del viadotto di Fossano, del 18 aprile 2017, in cui non vi erano fortunatamente state vittime. Tra il 2016 e il 2017 su tutta la rete stradale italiana sono stati otto in tutto i ponti crollati. Tra i ponti a rischio, che ingegneri ed esperti hanno denunciato, vi è ad esempio quello della Magliana a Roma. A lanciare l’allarme la Facoltà di Ingegneria della Sapienza. In un convegno a dicembre 2017, alcuni professori e il preside della facoltà di ingegneria, Antonio D’Andrea, si sono riuniti per parlare dei ponti storici di Roma. Anche sulla Milano Meda la situazione ponti è critica. Sulla strada transitano ogni giorno centomila automobili. L’anno scorso l’ingegnere Giuseppe Giunta, tecnico della provincia di Monza, incaricato di verificare le condizioni dei cavalcavia, aveva sostenuto la necessità di bloccarli al traffico. In Calabria è a rischio il ponte Celico, che collega le città di Crotone e Cosenza lungo la strada Statale 107. Mettendo insieme gli studi, i dossier, le analisi di architetti, ingegneri, ricercatori universitari, le mappature e gli esposti alle prefetture e alle procure di mezza Italia, oltre alle osservazioni delle associazioni dei consumatori vien fuori un dato choc: in Italia - come peraltro confermato anche da una nota del CNR - dai 10 ai 12mila ponti andrebbero subito controllati e revisionati. I parametri per un intervento rapido si basano essenzialmente sull’età delle strutture e sui lavori richiesti o annunciati. Le conclusioni sono devastanti: ci sono non meno di 10mila fra ponti e viadotti di cui ignoriamo la tenuta e che, per età e traffico sostenuto, potrebbero essere a rischio crollo. Dopo il crollo di Genova del viadotto sul Polcevera è scattata una psicosi sulle opere progettate da Morandi nonostante sia stato uno dei massimi ingegneri in tema di ponti. Tale psicosi non ha motivo d’essere atteso che, come si è accennato precedentemente, il problema sta nei materiali che non hanno una durata molto lunga e nelle manutenzioni che non vengono sempre effettuate e , soprattuto, nella mancanza dei controlli da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Piùttosto che puntare esclusivamente sulla individuazione di colpe specifiche al fine di soddisfare i giusti risentimenti degli italiani, la Politica deve assumersi il compito inderogabile di rivedere l’intero sistema di Gestione delle infrastrutture. Francesco Gallo
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