Inserita in Salute il 20/03/2018
da Direttore
Paceco, presentato il libro sui pacecoti caduti nella prima guerra mondiale
Furono 158 i pacecoti morti nel primo conflitto mondiale; i loro nomi e le loro storie sono ricordati, uno dopo l’altro, nel volume “Caddero per risorgere in una luce vermiglia di gloria 1915-1918” del professore Michele Russo.
“Il Comune di Paceco ha patrocinato l’iniziativa finanziando la stampa del libro – afferma il Sindaco, Biagio Martorana – per onorare tanti eroi pacecoti caduti durante la Grande Guerra: nonni e bisnonni della nostra comunità, ma anche giovanissimi figli di questa terra periti sul fronte, che abbiamo voluto ricordare alle nuove generazioni affinché non vengano completamente dimenticati”.
Il volume è stato presentato nei locali della Biblioteca comunale di Paceco, ad un pubblico composto soprattutto da un centinaio di studenti dell’istituto comprensivo “Giovanni XXIII”, con la partecipazione della Fanfara del VI Reggimento Bersaglieri della caserma Giannettino. Erano presenti, tra gli altri, diverse autorità militari e alcuni rappresentanti della sezione di Paceco dell’Associazione Bersaglieri.
Il contenuto e l’importanza dell’opera sono stati evidenziati con gli interventi del primo cittadino di Paceco, dell’autore Michele Russo, della dirigente scolastica Barbara Mineo, nonché della professoressa Maria Grazia Fodale, che ha curato l’incontro e moderato i lavori.
“Questo libro, che raccoglie le note biografiche di tutti i caduti pacecoti del primo conflitto mondiale, non è solamente un omaggio a chi non c’è più – sottolinea Maria Grazia Fodale – ma è soprattutto un omaggio alla nostra terra, una pagina della storia della nostra comunità, una storia da passare alle giovani generazioni non solo perché non si perda il ricordo dei caduti, ma soprattutto per sapere da dove veniamo e comprendere quale cammino tracciare per costruire un futuro di pace”.
“Spinto dal desiderio di rendere omaggio a questi concittadini, – racconta Michele Russo – con grande pazienza, ho cercato la storia di questi soldati, che, prima di essere chiamati alle armi, sono stati contadini, artigiani, studenti, celibi, sposati, genitori, che la guerra ha portato fuori da Paceco in luoghi non conosciuti, ad incontrare la morte. Ho voluto raggruppare in un Albo tutti i 158 militari caduti, nati o residenti a Paceco, dei quali si ha notizia, perché non restassero soltanto nomi scritti su una pergamena o incisi su una lapide, ma continuassero ad essere vivi nella nostra memoria”.
“Con certosina ricerca di dati storici, anagrafici e sociali – aggiunge il Sindaco – il professore Russo ha ricostruito l’elenco dei nostri concittadini deceduti nella prima guerra mondiale, evidenziando oltre alle loro esatte generalità, la famiglia d’origine, l’occupazione, il luogo di combattimento e di morte. In questo modo ha reso vivo quel freddo elenco di nomi riportato sulla lapide affissa sul monumento ai Caduti che si erge nella nostra piazza Vittorio Emanuele. L’autore si sofferma su questi giovani, in gran parte analfabeti, strappati alle loro famiglie e agli affetti più cari, sradicati dal loro paese e dai propri campi e improvvisamente catapultati in un conflitto di cui spesso non comprendevano le ragioni; nell’epilogo vengono descritti i luoghi di battaglia e vengono evidenziati l’eroismo e gli stati d’animo dei combattenti, i loro stenti e le loro paure”.
Nel corso della manifestazione, oltre alla Fanfara dei Bersaglieri, si è esibito il coro della scuola diretto dalla professoressa Luisa Trapani; altri alunni, coordinati dalla professoressa Maria Alestra, hanno letto alcuni brani del libro, le lettere del tenente colonnello Giovan Battista Orombello e del tenente Serafino Montalto. Inoltre, per l’occasione, è stata allestita una mostra di cimeli della Grande Guerra. Al termine dell’incontro, tutti i presenti hanno ricevuto una copia del libro in omaggio.
“L’obiettivo di questo volume – ribadisce il Sindaco di Paceco – è quello di ricordare a tutti le atrocità della guerra e principalmente, con il passare degli anni, di non offuscare o lasciare perire la memoria di quanti hanno combattuto e si sono immolati per la libertà del nostro Paese. Coltivare il ricordo di questi combattenti è doveroso, un monito per le nuove generazioni affinché non si ripetano gli errori del passato”.
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