Inserita in Cultura il 14/02/2018
da Direttore
Editoria: VME pubblica "Dalla parte del torto" di Alessandro Motta. «Libertà, responsabilità e autodeterminazione dovrebbero essere, principi condivisi di uno Stato laico»
Nella sua biografia c’è scritto che non vuole figli e questo già dovrebbe bastare ad avere la certezza che Alessandro Motta, di Barcellona (e precisa: non di Spagna), attivista per i diritti civili e delle persone lgbtq* il suo libro Dalla parte del torto. Perché vietare la gestazione per altri è un errore, pubblicato dalla casa editrice indipendente Villaggio Maori, non lo ha scritto per fare un favore a se stesso, ma per cercare di fare chiarezza senza integralismi preconcetti.
Sottolineando come «libertà, responsabilità e autodeterminazione» siano, «o dovrebbero essere, principi condivisi e irrinunciabili di uno Stato laico», l’autore cerca di dare risposte ad alcune domande – cos’è la gestazione per altri? come e dove è consentita? che legame esiste tra potere e riproduzione? -, provando a mettere ordine tra le varie argomentazioni con la consapevolezza che si tratta di un tema serio e delicato, la cui complessità e le cui contraddizioni non possono essere banalizzate.
«Alessandro Motta (oltre che attivista lgbtqi e libraio) – scrive Serena Maiorana, editor che ha deciso di curare il libro per chiarirsi le idee sull’argomento – è un bioeticista, quindi una persona esperta che scrive di cose che conosce. Basterà a evitare le contestazioni?»
Una, la più diffusa, è quella che secondo alcune riguarda lo sfruttamento del corpo femminile. Dubbio a cui ha risposto lo stesso autore – laureato in filosofia, consigliere nazionale di Arcigay, già collaboratore dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), gestore insieme a due socie della libreria “L’incanta storie” di Milazzo – in un’intervista rilasciata a gaypost.it: «Il problema della mercificazione del corpo – ha spiegato Motta – è un problema reale, inutile far finta di no. Tuttavia è un problema molto più ampio di quanto non pensiamo se lo restringiamo esclusivamente alla Gpa. Il corpo delle donne in particolare, ma i corpi subalterni in generale, sono oggetto di sfruttamento laddove esistono sistemi economici che generano disparità sociale. Quindi la prima causa di mercificazione del corpo non è la Gpa, ma è la diseguaglianza e l’ingiustizia sociale».
L’intera intervista si trova sul sito di gaypost.it a questo link: http://www.gaypost.it/libro-gestazione-altri-utero-in-affitto
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