Inserita in Economia il 22/01/2018
da Direttore
Dall´acqua agli alimenti: cause e pericoli della contaminazione da plastica
La plastica: un materiale resistente, versatile, economico e, nella quasi totalità dei casi, anche riciclabile, ma al tempo stesso il simbolo di un consumismo cieco che, ancora oggi, impedisce di porre la giusta attenzione sul prezzo che ambiente e salute pagano a causa degli oltre 300 milioni di tonnellate di oggetti in materiale plastico che ogni anno vengono prodotti in tutto il mondo.
Che i lunghissimi tempi richiesti per la completa decomposizione dei polimeri plastici e i loro effetti sugli equilibri degli ecosistemi naturali rendano la plastica un´inquinante particolarmente insidioso è un fatto noto. A rendere più chiare le vere dimensioni del problema sono tuttavia i risultati di uno studio commissionato dall´Ong ORB e condotto da ricercatori dell´Università del Minnesota, che ha portato alla luce come microfibre di plastica siano presenti nelle acque distribuite dalle reti idriche urbane di tutto il mondo con un´incidenza media dell´83%, vale a dire in più di 4 casi su 5.
La ricerca ha preso in considerazione 159 campioni di acqua di rubinetto, prelevati all´interno di locali ed abitazioni private sparsi per i cinque continenti, da New York fino a Nuova Delhi. Analizzando i campioni attraverso metodi che hanno consentito di isolare tutti gli altri contaminanti eventualmente presenti, è emerso un dato mai osservato in modo così netto in precedenza: la plastica è presente sotto forma di microscopiche fibre nell´acqua consumata da miliardi di persone, con percentuali che variano dal 72,2% dei campioni considerati nel caso dei paesi europei, fino al sorprendente 94,4% degli Stati Uniti.
Che la plastica introdotta dall´uomo nell´ambiente avesse finito con l´entrare a far parte della catena alimentare non è una novità, così come ben noti sono i potenziali pericoli connessi con una costante esposizione ai materiali plastici e ai loro derivati. In Italia (e nel resto dei paesi appartenenti alla comunità europea) le normative che regolamentano la produzione e lo smaltimento dei materiali plastici sono particolarmente stringenti, specie per quanto riguarda contenitori, carrelli e attrezzature impiegate per lo stoccaggio e il trasporto dei prodotti alimentari, per i quali sono previsti accorgimenti particolari sia nella scelta delle materie prime che nei metodi di produzione adottati. La plastica, infatti, è un materiale inerte solo all´apparenza: il contatto con sostanze organiche (acide o basiche), l´esposizione alle alte temperature e, in generale, il passare del tempo, possono causare il rilascio di sostanze che contaminano l´ambiente circostante. È evidente, quindi, che contenitori per alimenti e bottiglie per l´acqua debbano essere realizzati in materiali quali PET (polietilene poliftalato), HDPE (polietilene ad alta densità) e PP (polipropilene), nel rispetto di quelle specifiche tecniche stabilite a livello europeo e nazionale.
Sorge spontaneo chiedersi da dove provengano le microfibre di plastica osservate nelle acque potabili di tutto il mondo (persino in paesi caratterizzati da uno scarso livello di urbanizzazione, come l´Uganda) e quale potrebbe essere il loro impatto sulla salute umana.
Potrà sorprendere, eppure, secondo i ricercatori coinvolti nello studio, tra i principali indiziati spiccherebbero i tessuti sintetici utilizzati per la produzione di indumenti e tappezzeria. La produzione, l´uso e il lavaggio delle stoffe realizzate con fibre tessili sintetiche causa il rilascio nell´ambiente di ingenti quantità di particelle, così piccole da sfuggire ai filtri delle lavatrici domestiche, ma anche a quelli dei sistemi di depurazione cittadini (in media, ogni lavaggio provoca il rilascio nell´ambiente di 700mila microfibre di plastica secondi dati Enea).
Le dinamiche della diffusione delle particelle inquinanti rimangono ancora poco chiare, sebbene la loro rilevazione anche in luoghi considerati "incontaminati" sembri suggerire che la propagazione delle minuscole fibre avvenga soprattutto attraverso l´atmosfera.
Per ora poche le certezze anche per quanto riguarda l´esistenza di un pericolo diretto per la salute dell´uomo. Degradandosi, le plastiche rilasciano un ampio spettro di sostanze, tra cui anche composti definiti "interferenti endocrini" per via della loro capacità di alterare i naturali equilibri ormonali presenti negli organismi animali e molecole dai noti effetti cancerogeni.
Le microfibre ingerite, poi, potrebbero fungere da veicolo per i microrganismi patogeni, aumentando l´incidenza di disturbi gastrointestinali e malattie connesse. Infine, occorre sottolineare che i metodi di analisi impiegati nello studio hanno permesso di individuare solamente fibre con dimensioni superiori ai 2,5 micron, escludendo quelle così minute da poter, potenzialmente, penetrare all´interno delle singole cellule, causando danni diretti a tessuti ed organi.
Purtroppo, i microscopici frammenti plastici non sono ormai parte solo del ciclo dell´acqua, ma anche della catena alimentare: dai piccolissimi organismi che compongono il plancton marino fino ad ogni tipologia di pescato, la concentrazione di questi particolari contaminanti aumenta, massimizzando il danno per l´anello finale della catena, cioè per l´uomo.
Quantificare la reale entità dell´inquinamento da microfibre plastiche risulta molto complesso. Da un lato, i dati attualmente in possesso degli studiosi si limitano a fornire informazioni circa quantità e concentrazione dei materiali individuati, ma non sulla loro tipologia. Prodotti plastici diversi, infatti, hanno un impatto sulla salute dell´ambiente e dell´uomo diverso.
Intanto, in Italia è stato recentemente approvato un emendamento inserito nella legge finanziaria, che vieta la produzione e la vendita di cotton-fioc non biodegradabili e il commercio di cosmetici contenenti microplastiche a partire dal 2019.
In attesa di ulteriori studi e di una maggiore presa di coscienza dei possibili rischi derivanti da questa forma di inquinamento da parte degli organismi di vigilanza internazionali, ognuno nel proprio piccolo può adottare semplici accorgimenti per ridurre la produzione di microfibre e rifiuti plastici:
• ridurre l´uso dei sacchetti di plastica e, più in generale, di quei piccoli oggetti con un ciclo vitale molto breve (come le classiche cannucce per le bibite o le bottigliette d´acqua); • limitare l´acquisto e i lavaggi degli indumenti completamente sintetici; • adoperare in modo attento e responsabile le vernici acriliche; • ridurre l´uso dell´automobile (la produzione, il consumo e lo smaltimento degli pneumatici contribuiscono in modo importante al rilascio di microfibre plastiche nell´atmosfera).
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