Inserita in Cultura il 08/01/2018
da Direttore
La nozione artistica di Paolo Battaglia La Terra Borgese su Pasquale Potestio "La Pietà – Morte per Ebola"
Pasquale Potestio, opera: "La Pietà – Morte per Ebola" – 2015, olio su tela, cm 120 x 100
"Io non sono un genio come si dice, sono solo curioso. Faccio molte domande, e quando la risposta è semplice allora vuol dire che Dio sta rispondendo", diceva Einstein.
Una morte muliebre. Quella raffigurata è la morte nella morte: muore anche la possibilità di procreare. Ad uccidere è l´ebola, virus quasi sconosciuto che prende il nome della zona del Congo in cui fu scoperto. La disperata donna africana dipinta è distrutta dal dolore per la morte del suo uomo ed è sostenuta con solidarietà da chi è partecipe alla sua pena intensa.
Gli abiti contemporanei a noi spiano moderne povertà oltre che astruse globalizzazioni.
Il colore della pelle si fa desiderio di ragguaglio nei confronti di un terzomondismo lavorativo delle politiche di sostegno economico. Ma soprattutto e dunque, è auspicato da Potestio, l´impegno di proseguire sulla strada solidale - tracciata e intrapresa da ancora pochi uomini della terra - a cui il dipinto porge l´accesso ponendovi l´attenzione.
L´opera tratta l´attualissimo argomento che verte sull´ambiente e la qualità della vita nel terzo millennio. Lontana dal favoritismo di giornata, la solidarietà è vissuta nel significato profondo della crescita spirituale attraverso la cultura, da donare a chi, con questa, può migliorare le proprie condizioni e, in catena, il mondo in generale. In una condizione di imperfetta distribuzione del sapere, Pasquale Potestio realizza sette figure. Il numero 7 è simbolo del tutto, poiché il 7 è il numero della perfezione e della creazione. E figura qui l´utopia umana intesa non tanto con riferimento alla più comune accezione di ideale che non può attuarsi praticamente, bensì, con evidente riferimento alla Politeia platonica, come ideale che ha la forza e le caratteristiche per porsi quale fine all´azione e pertanto alla realtà.
Il pudore dell´Artista verso l´eccesso di teoria piega con drammaticità sul senso cristiano della sofferenza umana, salvifici doloris. Così il dolore incentra la scena attraverso il pallore e le smorfie della morte sui volti, e la speranza muore anch´essa nel pallore generale della tela, nel senso panico del colore, poiché l´arte deve - scrisse Nietzsche: prima di tutto abbellire la vita.
Redigeva Ugo Foscolo per Ippolito Pindemonte "... Anche la Speme, Ultima Dea, fugge i sepolcri". Pasquale Potestio, cerca in questo suo lavoro, particolarmente nel disegno, quella vita segreta, fantastica, brulicante, indefinita, mostruosa, che fa parte della natura invisibile all´occhio umano.
Questo olio su tela, impetuoso, è di una spontaneità violenta quanto spirituale. Privo di ogni brillantezza pittorica rappresenta il silenzio, quel mutismo figlio del disinteresse. Chi lo realizza nei concetti diviene contenitore di Verità.
Obtorto collo la prospettiva, le definizioni e il colore di Potestio, architetto, evaporano ed esalano più semplici, più immediate umili e simili ad un´ampia comprensione del mondo.
Il messaggio dell´Artista è quello di correggere l´abitudine a percorrere pigramente i percorsi ideativi della soggettività dell´uomo come mezzo di movimento che apre il nostro sé agli altri e il sé di ogni altro a noi. Il segreto delle cose.
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